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Anche questo è Sud: Nicola Irto e la scommessa calabrese del Pd

di Susanna Turco   2 marzo 2021

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Trentanove anni, il più votato nelle regionali 2020, corre da governatore per una Calabria da cambiare con «decisioni drastiche». Sull’ex pm Luigi de Magistris, in corsa pure lui: «Quando lavorava qui come magistrato io facevo il liceo, mentre ora dovremmo parlare di futuro»

Non ha neanche quarant'anni, nelle elezioni vinte dal centrodestra guidato da Jole Santelli è stato il consigliere più votato di tutta la regione (12 mila preferenze) nonostante il crollo di Pd e alleati, oggi parla di «decisioni drastiche» da prendere sulla Calabria: dice ad esempio che vuole parlare ai trentenni, togliere di mezzo le «statue di sale» che affollano certuni dipartimenti delle amministrazioni locali, portare l'alta velocità in luoghi dove percorrere cento chilometri in treno può significare un pellegrinaggio di mezza giornata, costruire una regione «credibile» nella quale sia «socialmente desiderabile tornare», anzitutto per i giovani, ma anche per interi gli nuclei familiari che ormai li seguono altrove, scrivere subito un piano su come «spendere praticamente» i soldi del Recovery Fund che è «una grande occasione di ripartenza». Nicola Irto, 39 anni, appartiene alla schiera degli animali politici a rischio estinzione, anche per questo suo avere un debole per le imprese titaniche. Quella della speranza, ad esempio: «La Calabria ha un sacco di problemi, ma la speranza deve esserci», dice.

 

Sarà per questo che il Pd l'ha scelto, giusto una settimana fa, per guidare la coalizione di centrosinistra alle prossime elezioni regionali, previste per l'11 aprile (ma potrebbero slittare). Una scelta che, sempre a proposito di inclinazione per le imprese titaniche, è stata per una volta unitaria. Tutto il Pd insieme: miracolo? Di certo, per altro verso, ci vuole coraggio, considerata la lista delle difficoltà da affrontare in una terra sempre commissariata e commissariabile, dove – come s'è visto in autunno - persino nominare (appunto) un commissario straordinario per la sanità può rivelarsi un percorso dai molti ostacoli, figuriamoci tutto il resto. Non ignaro della vastità del programma, Irto del resto è già uno dei pochissimi della sua età a stare nelle istituzioni, in un partito dove i giovani sono di fatto marginalizzati e dove, per di più, l'era renziana sembra aver spazzato via un'intera generazione.

 

Un percorso tutto in controtempo, d’altra parte, il suo. Architetto urbanista, impegnato in politica sin dal liceo (stava nella consulta degli studenti, poi nel senato accademico, a vent'anni stava nel Ppi, poi Margherita e Pd), allergico agli stereotipi, a 33 anni è diventato presidente del Consiglio regionale - era nel 2015, cioè nel periodo della piena marea grillina dell'antipolitica - quando il centrosinistra governava con Mario Oliverio, presidente della regione finito sotto processo nel 2018 e assolto un mese fa. Adesso che si mette in gioco per la guida della Calabria sa di portare vento nuovo in un panorama che, mediamente, preferisce l'usurato sicuro. Ma sa che servirà ben altro: «Dobbiamo affrontare in maniera netta una serie di problemi che ci affliggono, il "nuovo" non basta: serve un'altra classe dirigente, costruita su capacità e merito».

 

Capacità e merito: roba, per certi versi, da far spavento. Irto in effetti parla con la cura di chi sappia avere abissi di qua e di là, di muoversi sullo scheletro di una terra affaticata e faticosa, specie adesso, con la pandemia. Non si stupisce delle obiezioni, dice che, certo, «l'immobilismo è garantito da una classe politica immobile», e che per forza «il panorama è scarno, perché se i politici continuano a parlare soltanto a chi gli ha dato i voti, ci muoviamo sempre dentro le stesse sabbie mobili». Rispetto all’immobilismo, però, anche la tragedia della pandemia può diventare un'occasione di rilancio: «Lo vedo, d’altra parte, che questo è anche un grande momento da cogliere per un'operazione di rottura, non populistica, per metodi e mezzi».

 

Ci saranno i soldi del Recovery fund da gestire: ecco la sfida. Per «come si utilizzeranno quelle risorse, e per chi si riuscirà a coinvolgere. Penso per esempio ai tanti giovani, che conosco, bravi e capaci che lavorano altrove: bisogna persuaderli a riportare un centesimo delle loro abilità in Calabria».

 

L'avvento del governo Draghi, in questo senso, potrebbe essere d'aiuto e di certo rincuora. «Siamo passati dalla dittatura dei like, ad avere come presidente del consiglio un fuoriclasse che non ha nemmeno i social. Eppure dai sondaggi risulta che Mario Draghi gode ugualmente di grande fiducia. Vuol dire che non è vero che la gente voglia solo i popcorn, ma anche il merito, il saper fare». Insomma passare dall'uno vale uno al far governare il più bravo, è già qualcosa. Lontano dal populismo, vicino alle cose concrete.

 

Di fronte alla descrizione di un panorama regionale anche politicamente complicato, dove i grillini sono allo sbando, il centrodestra confuso, e l'unica cosa chiara pare essere al momento l'autocandidatura movimentista di Luigi De Magistris nella terra in cui fece il pm, Irto si limita a notare – non particolarmente appassionato – che quando il sindaco di Napoli «lavorava qui come magistrato io facevo il liceo, mentre ora dovremmo parlare di futuro». Insomma più che le tattiche elettoralistiche, «il tema è quale grado di impatto vogliamo imprimere: perché i problemi erano già tanti già prima del Covid, figuriamoci adesso. Molte imprese hanno chiuso, ci sono tanti lavoratori in cassa integrazione destinati al licenziamento, siamo l'unica regione d'Italia che non ha dato ancora un euro di ristori con i fondi regionali, le aziende sanitarie che non funzionano sono le stesse che gestiscono i vaccini. Per questo, mentre tutti si riempiono la bocca ripetendo “Recovery”, dico che bisogna chiarire come li vogliamo spendere praticamente, quei soldi. Realizzare l'alta velocità, valorizzare il porto di Gioia Tauro, combattere le infiltrazioni mafiose, riorganizzare un modello sanitario che non funziona, rompendo con coraggio alcuni meccanismi e filiere che incancreniscono il sistema. Il prossimo governo regionale avrà questa partita davanti: e dobbiamo essere credibili, perché altrimenti rischiamo di ripetere la storia tragica dei fondi europei, che alla fine sono tornati indietro». L’impresa titanica è appena cominciata.