Quirinal Game

Batosta Casellati, Matteo Salvini cerca una soluzione. Qualunque

di Susanna Turco   28 gennaio 2022

  • linkedintwitterfacebook

La presidente del Senato prende solo 382 voti, almeno 70 franchi tiratori. Il leader della Lega apre a qualsiasi ipotesi: persino al trasloco di Draghi («non c’è un veto»), mentre in Transatlantico si parla anche di Mattarella (e Casini). Adesso il boccino è in mano all’uomo del Papeete, che sembra il più confuso di tutti

Il verdetto dell’Aula è impietoso. Almeno 70 franchi tiratori affossano la candidatura di Maria Elisabetta Alberti Casellati, proposta in mattinata dal centrodestra: la presidente del Senato si ferma a 382 preferenze, molto sotto i 452 Grandi elettori attribuibili al centrodestra, ma anche sotto l’asticella di 400, considerato informalmente il numero minimo per riproporre il suo nome.

«Una vera batosta», commenta prima di tutti il dem Emanuele Fiano, che esce dall’Aula sventolando il suo personale conteggio dei voti, prima della proclamazione ufficiale. L’intero micro-universo di Montecitorio, dopo un attimo di sbigottimento, riprende vita. Nessuna traccia di Matteo Salvini, mentre Alberti Casellati, con lo sguardo basso, scrive forsennata al telefonino accanto a Roberto Fico.

[[ge:rep-locali:espresso:335575528]]

I destini del leader leghista e della seconda carica dello stato si sono così incrociati in una fredda mattina del gennaio 2022, chi l’avrebbe mai detto. Alle 12.07 lei, presidente del Senato, è nello studio a lei riservato alla Camera, ripete di essere «sicura di farcela». Ha lasciato solo Roberto Fico sullo scranno più alto di Montecitorio (e anche di questa solitudine del presidente della Camera bisognerà prima o poi parlare). Casellati, invece, ha passato la notte mandando messaggini a tutti, spudoratamente espliciti: «Mi voti?». Aveva addirittura dato il via libera alla formazione, al Senato, del gruppo degli ex grillini di Alternativa c’è, che finora era nel Misto e si è invece costituito giusto oggi, con relativo aumento delle dotazioni (cioè dei fondi e degli spazi a disposizione). Ma non è bastato.

La votazione è in corso dalle 11 e 7, Matteo Salvini ha finalmente detto sì alla linea che la leader di Fdi Giorgia Meloni andava predicando da tre giorni: contarsi su un nome. Inizialmente era stato scelto Carlo Nordio, per questa prova. Alla fine è invece il suo, quello di Casellati: «È il massimo che possiamo mettere a disposizione», dice il leader della Lega.

Camera dei Deputati - Elezione del Presidente della Repubblica

Eppure la voce del Transatlantico non la pensa così: che la Casellati passi è escluso. A votazioni ancora aperte, già si riparla di Pier Ferdinando Casini e di Mario Draghi, come anche di Sergio Mattarella – che non a caso prenderà 46 preferenze nel voto di stamani. Non ce ne è uno, tolta la salviniana Laura Ravetto, pronto a scommettere sulla vittoria della seconda carica dello Stato. Anzi. In questo senso, il rapido passaggio per il cortile di Guido Crosetto, già titolare di 114 preferenze alla terza votazione, risulta persino imbarazzante. Almeno tre esponenti dell’area forzista lo fermano per confessargli: «Sarebbe stato più semplice eleggere te, di lei».

Alle 12.07, mentre la votazione in Aula è in corso, nell’Auletta dei gruppi parlamentari Matteo Salvini inizia la conferenza stampa. Il modello è quello inaugurato da Matteo Renzi quando cominciò la crisi del governo Conte II: maschio al centro, due donne ai lati per un minuto di intervento ciascuno. Le due donne sono Erika Stefani e Laura Ravetto, ma il palcoscenico è tutto per lui. Una performance a suo modo indimenticabile.

Salvini sembra stropicciato quanto la sua camicia. Magnifica Alberti Casellati, dice cose tipo «è il massimo che potevamo proporre», oppure: «Sarei orgoglioso di che rappresentasse il mio Paese nel mondo». E ancora: «Non è candidata in quanto donna ma in quanto figura istituzionale, valido professionista, e servitore dello Stato». Valido professionista, Servitore dello Stato.

Salvini si racconta intanto come pronto a trattare a qualsiasi tavolo «mentre la sinistra fugge». In effetti, una volta esauriti i salamelecchi su Casellati, si dice disponibile a qualsiasi ipotesi. Sembra l’apertura dei saldi, la sera di natale, il primo giorno di vacanza. Salvini spande miele su Mattarella che «ha fatto un buon lavoro». Prega per un incontro di maggioranza, cioè con la sinistra, parificata a una moglie, a una madre: «È utile parlarsi tra marito e moglie, tra madre e figlio, tra colleghi». Il Salvini dio della Bestia social auspica persino un incontro de visu: «Meglio non discutere via twitter o zoom». A Salvini va bene tutto, anche la riproposizione della Casellati per la sesta votazione : «Questa è la mia intenzione. Non è che fra le 12 e le 18 il presidente del Senato perda autorevolezza». Contemporaneamente, il leader leghista apre di fatto anche al trasloco di Draghi, dicendo in pubblico ciò che da un mese ripeteva in privato: «Questa maggioranza, che già fatica fare le riunioni, dovrebbe trovare un altro presidente del consiglio: però non è un veto, è un ragionamento». Che Salvini vorrebbe fare, par di capire, direttamente con Enrico Letta, dal quale auspica una telefonata: «Io intendo la politica come rapporto umano, uno mi chiama, senza mediazione giornali», arriva addirittura a dire.

Poco dopo, la batosta presa su Alberti Casellati apre una falla ben più grave, nel centrodestra. Adesso si tratta di scrivere il prossimo capitolo, che però è ancora da costruire: e il boccino, ancora una volta è in mano a Salvini, che sembra però il più confuso di tutti.