Intervista
«Il 41 bis è una palese forzatura, ma una certa parte politica ceda alla tentazione di facili slogan. Quanto ai cosiddetti anarchici violenti, a loro non interessa nulla delle sue condizioni, vogliono solo farne un martire». Parla la senatrice in prima linea per i diritti dei reclusi
di Simone Alliva
«Facili slogan mentre qui si parla della morte di una persona che dovrebbe essere tutelata». È granitica, Ilaria Cucchi, senatrice eletta nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra quando commenta a L'Espresso la vicenda di Alfredo Cospito, l'anarchico trasferito al carcere di Opera a Milano per l'aggravarsi delle sue condizioni dopo più di cento giorni di sciopero della fame. Si è da poche ore conclusa la conferenza stampa del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani con i ministri della Giustizia, Carlo Nordio, e dell'Interno Matteo Piantedosi. Una conferenza che ha chiuso le porte alla possibilità di rivedere il regime del carcere duro per l'anarchico.
«Ora il 41 bis è indispensabile, è necessario mantenerlo», ha concluso Nordio. Non per la senatrice dell'alleanza Verdi-Sinistra italiana e sorella del geometra romano ucciso mentre si trovava in carcere: «Il 41 bis è incostituzionale».
Senatrice Cucchi, lei ha scritto sul suo profilo Facebook che costringere Cospito al regime 41 bis “è stata una palese forzatura ed un errore colossale”.
«Certo, Cospito non ha ucciso nessuno. Il 41 bis è assolutamente anticostituzionale e come tale è stato di recente censurato dalla stessa Corte Costituzionale e dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. È stato giustamente così concepito, negli anni 90, in occasione delle stragi di mafia per impedire ai boss della criminalità organizzata di continuare ad avere collegamenti con i sodalizi mafiosi. Si è indubbiamente trattato dell’introduzione di un regime di emergenza a causa dell’incapacità dello Stato di realizzare un sistema carcerario che potesse, da un lato, essere in linea con i fondamentali criteri di rieducazione cui deve essere uniformata l’espiazione delle pene senza che con essa, dall’altro, si aprissero le porte alla prosecuzione dell’attività criminale dei boss dall’interno delle strutture di detenzione. Cosa c'entra con tutto ciò Cospito? Niente, ma in questo Paese l’emergenza diventa la regola e c’è sempre chi cade in tentazione e cerca di estendere l’applicazione dimenticandosi i sacri principi della nostra Carta Costituzionale. Questo è accaduto con una palese forzatura e commettendo, appunto, un errore colossale».
Negli ultimi mesi il Governo ha adottato la linea dell’indifferenza verso le condizioni di salute di Cospito. Nordio è rimasto in silenzio a lungo. Pensa che sia stato questo ad alimentare un’escalation di attentati e minacce?
«Non mi stupisce che una certa parte politica ceda alla tentazione di facili slogan dimenticando che qui si parla di vita o di morte di una persona in detenzione che dovrebbe essere tutelata al di sopra di ogni questione. Nulla è più importante. Mi stupisce che un Ministro come Nordio, magistrato, faccia finta di ignorare tutto questo».
Il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in conferenza stampa sul caso Cospito ha più volte detto che "lo Stato non può piegarsi a minacce e ricatti".
«La sublimazione di questa terribile e miope speculazione politica sta nel motto “ questo governo non può piegarsi ai ricatti”? Così si fa finta di non dover adottare provvedimenti di sana civiltà giuridica e si consente la morte di un detenuto per paura che, diversamente, si possa dare l’impressione di cedere a fantomatici ricatti. Il collegamento agli attentati criminali della recente cronaca è tanto semplicistico quanto ipocrita. Si fa finta di non vedere che nulla hanno a che fare con Cospito e le sue drammatiche condizioni di salute. Questi cosiddetti anarchici violenti non vogliono altro che la morte di Alfredo Cospito per farne un martire. A loro nulla interessa delle sue condizioni. È fin troppo evidente. Sono per lui come lo sono stati i Black Block per i no global per i G8».
Alla fine l'ex militante della Federazione anarchica informale (Fai) è stato trasferito da Sassari al carcere di Opera a Milano dove c’è una struttura sanitaria che, a detta del ministro Tajani, è "forse la più efficiente in Italia". Non basta?
«No. Non basta certo il trasferimento in Lombardia. Deve essergli revocato il 41 bis».
Piantedosi oggi ha dichiarato: "Se mafiosi o aderenti a organizzazioni terroristiche, che lo subiscono, se ne lamentano e fanno una battaglia così forte contro il 41 bis, vuol dire che funziona". Che ne pensa?
«Piantedosi ha ragione, se lo Stato fosse corso ai ripari all’emergenza mafiosa degli anni 90. Non certo in un ottica di acquiescenza alla violazione sistematica dei diritti fondamentali dell’Uomo da estendere il più possibile per esonerare il Paese dall’onere di dover raggiungere quello che non sappiamo oramai più cosa sia: lo Stato di diritto».