Pd, le due facce dell'effetto Schlein sui circoli: «Sì, gli iscritti sono aumentati, ma c'è ancora poco ascolto»

Sono circa 30mila i nuovi tesserati da quando c'è la nuova segretaria, e nelle sezioni crescono gli attivisti. «Ma ancora non riusciamo a essere una comunità»

Per capire lo stato di salute del Pd bisogna mettersi di spalle alla leader del momento. Occhi puntati su chi la segue, osservare chi tiene in vita il partito assai più di chi lo guida. La giovanile del Partito, i segretari di circolo, quelli che sembrano non contare perché non entrano mai nel cono di luce della ribalta televisiva o delle polemiche del giorno che generano hashtag.

 

Attraversando i circoli e le sezioni del Pd nell’era Elly Schlein, a cui per anni nessuno ha mai chiesto nient’altro che obbedienza, il colpo d’occhio è essenziale. Il partito è in uno stato di ri-generazione. Il ritorno dei vecchi «compagni»  ma soprattutto dei giovani, alla ricerca di un posto fisico che non si materializzi solo con i like della Rete. La generazione della rinascita non è al momento calcolabile in tessere. Le iscrizioni sono ancora aperte e chi detiene i numeri è Igor Taruffi, responsabile organizzazione, iscrittosi poco prima di entrare in segreteria. È stato promotore con Schlein della lista Coraggiosa alle Regionali del 2020 in Emilia-Romagna.

 

Sempre di corsa, al riparo dalle domande dei giornalisti con l’impegno di una riunione imminente a ogni ora del giorno. «Ci sono 30 mila nuovi iscritti», è l’unico dato che riesce a dare a L’Espresso dopo una settimana. Nel mese di febbraio il Pd contava uno zoccolo duro di circa 150 mila iscritti. L’ipotesi è che sia arrivato a 200 mila. Pochini, se si considerano i 412 mila del 2019 e i 535 mila del 2013. Un’enormità, invece, a sentire il Nazareno, la sede dem, che considera i dati del passato «pompati» per ignorare una struttura sul punto del tracollo di circoli estinti senza fare rumore. E sezioni svuotate fino alla chiusura. O quasi.

 

Circolo PD Aldo Aniasi Milano

 

La sezione romana Pd Trionfale-Borgo nel 2015 è stata accorpata, come le scuole quando restano vuote. Ora è anche Mazzini-Prati e, quindi, copre un’area che va dal Vaticano allo Stadio Olimpico. Sezione a cui è iscritto Nicola Zingaretti. Vive oggi una rinascita rispetto al passato con 290 iscritti solo al Pd, non considerando la Giovanile. Per tesserati è la più grande delle sezioni nella città. Il suo segretario, il più giovane. Enrico Roncucci, 22 anni, romano, studente di Scienze Politiche alla Sapienza, una militanza politica iniziata soltanto nel 2021: «Ho sostenuto Bonaccini, qui Schlein ha perso il congresso». Ma non importa spiega, quello che conta è proseguire uniti: «Iscriversi costa 20 euro. Ogni volta che apro la sezione arriva un nuovo iscritto. C’è voglia di farsi sentire».

 

Dibattiti, certo, ma i circoli sono diventati anche altro. Più che un'evoluzione un ritorno al Pci con uno stile premoderno: aiutano a risolvere problemi minimi che per le persone sono fondamentali. I circoli del Pd di Taranto durante il lockdown hanno avviato la raccolta alimentare per chi ne aveva bisogno. A Roma il circolo di San Giovanni ha attivato con la Comunità di Sant’Egidio l’accoglienza per i senza fissa dimora. A Milano la comunità dem è stata tenuta insieme da Silvia Roggiani, che da segretaria del Pd di Milano Metropolitana, nei tempi del lockdown si teneva in contatto con ogni iscritto al Pd, un messaggio, una mail scritta personalmente per far sentire il partito vicino ai militanti. Oggi, al suo posto, il trentottenne Alessandro Capelli, eletto il primo ottobre. Nella stessa giornata a prendere le redini da segretario della storica ex sezione Palmiro Togliatti, oggi circolo Aldo Aniasi di corso Garibaldi, è Ludovico Manzoni, 26 anni già consigliere comunale. Il circolo è un via vai di dirigenti di peso: Peppe Provenzano, Simona Malpezzi, Gianni Cuperlo: «Qui – spiega Manzoni – Renzi vinceva con più del 80%. Poi è arrivata Elly. Con lei tantissimi nuovi iscritti. Il circolo è aperto cinque giorni a settimana. Le persone hanno voglia di essere ascoltate e l’online non basta. Serve la comunità, fisica. Conoscersi, raccontarsi».

 

Essere ascoltati è l’appello che sale dai circoli fino ai vertici. Come richiedono dal “Pisanova Berlinguer” la sezione più grande di Pisa, ex roccaforte rossa: «Da un punto di vista di tessere qui l’effetto Schlein non c’è stato», dice Mario Iannella, classe 1988, segretario dal 2017: «Per adesso poco è cambiato. Mi aspettavo più ascolto. Come territorio ci organizziamo, coinvolgiamo chi ha bisogno. Ma forse sarebbe utile mettere in moto un modello che dai vertici ascolti veramente e comunichi con i militanti, realizzare finalmente una comunità».

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