La senatrice Lavinia Mennuni di Fdi annuncia di aver depositato il testo per una norma che prevede anche provvedimenti disciplinari contro presidi e docenti. «Dobbiamo salvaguardare e tutelare le nostre radici culturali». Una battaglia portata avanti da Giorgia Meloni con video ormai cult

Torna sotto le feste e sotto forma di proposta di legge la chiassosa processione politica pro-presepe. Una battaglia "identitaria" per Fratelli d'Italia che ormai da più di dieci anni viene portata avanti dall'attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «Sono una presepista» ha sempre detto e infatti nella sua "rivoluzione del Presepe" ci ha sempre messo dentro di tutto. Nel 2015 ci finirono anche "i nostri due marò". Così, per difendere una tradizione puramente italiana in cui si fondono elementi apocrifi (il protovangelo di Giacomo) a quelli veterotestamentari (come il riferimento al bue e all’asino) la senatrice pro-vita e melonia Lavinia Mennuni ha depositato a Palazzo Madama un disegno di legge sul rispetto e la tutela delle tradizioni religiose italiane. Menunni, da 25 anni in politica, è stata eletta consigliera del Municipio Roma II nel 1997 con Alleanza Nazionale e proprio insieme alla leader di Fdi aveva presentato una Proposta di iniziativa consiliare denominata «Riconoscimento e Tutela del diritto alla sepoltura dei bambini mai nati» che imponeva la sepoltura di tutti i feti anche contro la volontà della donna.

 

Dall'aborto alla natalità cristiana. Mennunni si impegna oggi a imporre la ri-cristianizzazione di un territorio sconsacrato come lei stessa spiega al quotidiano di riferimento dei Pro-Vita e di Fdi, La Verità: «Da qualche anno assistiamo a inaccettabili e imbarazzanti decisioni di alcuni organi scolastici che vietano il presepe nelle scuole o ne modificano l’essenza profonda, trasformando ad esempio la festa del Natale in improbabili festività dell’inverno per non offendere i credenti di altre religioni. Con la proposta di legge che ho presentato e che è stata firmata da molti parlamentari, non sarà più possibile cancellare il presepe, il Natale e la Pasqua all’interno degli istituti scolastici italiani di ogni ordine e grado», spiega Mennuni. Che aggiunge: «È assolutamente fondamentale salvaguardare e tutelare quelle che sono in fondo le nostre radici culturali che nel presepe hanno un altissimo esempio».

Nel tentare di difendere Maria, Giuseppe e Gesù, il testo stabilisce all'articolo 1 che la Repubblica valorizza, preserva e tutela le festività e le tradizioni religiose cristiane quale espressione più autentica e profonda dell’identità del popolo italiano. All’articolo 2 si dispone che negli istituti di istruzione pubblici è fatto divieto di impedire iniziative promosse da genitori, studenti o dai competenti organi scolastici, volte a perpetuare le tradizionali celebrazioni legate al Natale e alla Pasqua cristiana, come l’allestimento del presepe, recite e altre simili manifestazioni, al fine di ricordarne il profondo significato di umanità e il rapporto che le lega all’identità nazionale italiana. Come farlo è chiarito nell'articolo 3 e 4 del testo: si prevede che il ministero dell’Istruzione e del Merito possa adottare appropriati provvedimenti per l’attuazione di quanto previsto all’articolo 2. Si dispone che chiunque dovesse violare tali norme, tra i dipendenti della pubblica amministrazione, sarà passibile di procedimento disciplinare.

 

Procedimenti disciplinari, contro quei presidi che tuttavia periodicamente smentiscono di voler "censurare" le tradizioni natalizie tentando di spiegare, e di far capire quanto sia difficile (ma doveroso) barcamenarsi nella scuola multietnica: cioè nella realtà italiana nemica del partito di Meloni: «Il principio di “uguaglianza multiculturale”», si legge ancora nel testo, «si rivela strumento di distruzione delle nostre regole e tradizioni, in nome di un’inclusione che, invece di propugnare il reciproco rispetto, di fatto spinge alla rinuncia ai nostri simboli identitari». Così, brandito come un' arma impropria, anche questo Natale il presepe minaccia di rompersi, statuetta per statuetta.