Mancette

I regali di Natale del governo Meloni: soldi per golf club e campi da tennis degli amici

di Simone Alliva   21 dicembre 2023

  • linkedintwitterfacebook

In finanziaria fondi per strutture da vip legate a esponenti della maggioranza e persino per la spiritualità. Mentre restano a secco 900.000 poveri, studenti e donne

Soldi a pioggia per il golf club di Asiago e il campo di rugby in provincia di Cuneo. E anche la spiritualità entra in manovra con un finanziamento ai "misteri di Santa Cristina". Sono tante le "mancette" che il Partito Democratico ha segnalato nella manovra del governo approvata oggi al Senato e che approderà in aula alla Camera il 28 dicembre. Ce ne è per tutto e per tutti o quasi: per la costruzione dei nuovi spogliatoi del campo multifunzionale di calcio e rugby di Possano, in Piemonte, sono stati stanziati 400 mila euro. Per le opere del laghetto di sci nautico di San Gervasio Bresciano sono previsti seicentomila euro nel 2025. E non bisogna dimenticare gli amici: un milione e 700mila euro per il campo sportivo di Arzano, cittadina di 31mila abitanti in provincia di Napoli che ha dato i natali al senatore forzista Francesco Silvestro. Centomila euro all’associazione per il “grano duro” di un ex parlamentare dei 5Stelle poi passato a FI la scorsa legislatura e oggi fuori dal Parlamento: Saverio De Bonis. 450mila euro per un’associazione del terzo settore di Melilli, borgo di 13mila anime in provincia di Siracusa, dove abita la senatrice Daniela Ternullo, fedelissima di Gianfranco Micciché

 

«Avevamo proposto al governo di rinunciare alle mancette elettorali», ha spiegato la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein: «Ci sono state piazze piene il 25 novembre, dopo l'omicidio di Giulia Cecchettin, e solo ieri ci sono stati altri due femminicidi. Davanti a una emergenza quotidiana quella mobilitazione del Paese ci dovrebbe dire qualcosa. Abbiamo chiesto alla maggioranza di fare qualcosa. Non c'è stato niente. C'è stato invece un milione e mezzo al golf club di Asiago». Ma non solo quello. Un contributo di 55 mila euro l'anno per due anni è destinato alla "Associazione antichissima rappresentazione misteri di Santa Cristina". Tutte proposte che vanno a scapito dei libri di testo gratuiti, dell'incremento del fondo affitti, dei congedi di maternità.

 

Il governo resta indifferente allo sciopero nazionale indetto da medici e veterinari che dicono no ad una manovra che “uccide” il Sistema Sanitario Nazionale e rinuncia agli investimenti nella sanità pubblica, sulla quale il Pd chiedeva di mettere quattro miliardi in più per favorire le assunzioni e ridurre in tal modo le liste d'attesa. «Sta smantellando la sanità pubblica. Il modello di Meloni è che il ricco salta la lista d'attesa e va dal privato. Il povero rinuncia a curarsi». Proprio nel passaggio dal Reddito di cittadinanza (Rdc) all’Assegno di inclusione (Adi), la nuova “misura nazionale di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale delle fasce deboli” al via dal primo gennaio 2024, il governo ha escluso 900mila famiglie dalla platea dei potenziali beneficiari. «Si stima che i requisiti anagrafici ed economici più restrittivi dell’AdI riducano la platea dei potenziali beneficiari da 2,1 a 1,2 milioni rispetto all’RdC; il calo interessa sia le famiglie italiane sia, nonostante l’allentamento del requisito di residenza, quelle di origine straniera», ha scritto la Banca d’Italia nel rapporto “La revisione delle misure di contrasto alla povertà in Italia“. Il governo non prevede nulla neanche sull'emergenza climatica e ambientale.

 

«Unica consolazione, è l'essere riusciti a fare approvare l'ordine del giorno che raccoglieva le proposte delle opposizioni sulla violenza di genere» sottolineano dal Pd, riferendosi agli oltre 40 milioni destinati ai centri antiviolenza, alle case rifugio, ai centri per uomini maltrattanti, al reddito di libertà (o microcredito). Ma è una vittoria che non viene celebrata da chi si occupa da sempre e direttamente di violenza di genere. Per capirlo basta mettersi in ascolto di Antonella Veltri presidente D.i.Re - Donne in Rete conto la violenza: «Pur apprezzando l'impegno delle opposizioni, non possiamo dirci soddisfatte. Mancano i presupposti per considerare questo emendamento come risolutivo».

 

Le criticità sono facili da individuare, spiega la presidente: «Prima tra tutte la non strutturalità di queste risorse. Questo significherà, ancora una volta, che le azioni dei centri antiviolenza dovranno essere programmate alla giornata, o basandosi su risorse non istituzionali, come la raccolta fondi. L'esigenza continua a essere quella compresa dalla ministra Bonetti, quando aveva reso strutturali 30 milioni all'anno di fondi destinati all'antiviolenza, seppur insufficienti». Altro elemento critico, secondo D.i.Re, è la distribuzione dei fondi attraverso le Regioni: è nota la frammentarietà delle modalità e dei criteri per la distribuzione dei fondi, così come le tempistiche non uniformi. «A questo aggiungiamo che l'emendamento, seppur votato anche dalla maggioranza di governo, arriva dalle opposizioni. Non abbiamo ancora notizie circa l'impegno del governo per contrastare e prevenire questo fenomeno che, lontano dall'essere emergenziale, va sradicato da un contesto culturale che continua a renderlo non solo possibile, ma a volte accettato». Dopo aver rialzato le tasse su prodotti per l'infanzia e assorbenti, l'ennesima prova di un esecutivo che abbonda con la retorica ma si limita con i fondi.