Lei mobilita il voto d’opinione e vince nelle grandi città: adesso anche a Roma e Milano, ultime arrivate al voto insieme a Lazio e Lombardia. Lui vince al Sud: ein plein in Campania, Calabria e Basilicata, ma anche in Emilia-Romagna. Si apre adesso l'ultima sfida tra Elly Schlein e Stefano Bonaccini. Concluso il voto nei circoli, 53 contro 35 per cento per il governatore emiliano romagnolo, manca una settimana alle primarie aperte di domenica 26. E c'è attesa per il confronto su Sky, l'unico match diretto tra i due candidati, uno dei pochi ai quali ha dato il suo placet Bonaccini, tanto favorito nella corsa quanto poco incline in queste settimane a misurarsi con la sua principale avversaria.
Sorprese molte, in questa campagna per le primarie che con il voto di Lazio e Lombardia si conferma la più aperta della storia del Pd (escluso il confronto tra Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani del 2012, che però era per la guida della coalizione). Sorpresa anzitutto nel numero dei votanti: nei circoli si sono espressi circa 151 mila iscritti (i risultati tengono conto anche del voto di domenica 19 ma non tutti sono stati ancora certificati col timbro del partito), un totale che è il minimo della storia dei dem, superando il record delle precedenti primarie che nel 2019 incoronarono Nicola Zingaretti (190 mila votanti nei circoli). E si vedrà quanto questo calo si rifletterà anche nel turno aperto di primarie: l'asticella l'ultima volta fu fissata al milione per il vincitore (oltre il milione e mezzo i votanti).
C'è poi la forbice tra i primi arrivati: Bonaccini è al 53 per cento,(79 mila voti) Schlein al 35 per cento (52 mila preferenze). Un differenziale del 18 per cento che è più ampio degli 11 punti che c'erano tra Zingaretti e Martina nel 2019, ma paradossalmente più contendibile. Là infatti il risultato era scontato in partenza. A differenza di allora, stavolta le correnti si sono spaccate e trasversalmente ricomposte: gli esiti finali non sono quindi scontati. Soprattutto adesso che in partita entra il più vasto popolo del Pd.
Lo si intuisce anche solo guardando ai risultati ottenuti dal terzo classificato, Gianni Cuperlo. Altra sorpresa delle primarie. Media nazionale del 7,96, circa 12 mila voti, certamente oltre le previsioni, l'ex presidente del Pd rappresenta una anima del partito più tradizionalista, quella che nello stesso tempo è magari più a sinistra dell'(ex) renziano Bonaccini ma fatica a vedersi incarnata da una personalità di rottura come quella di Schlein (per intuire la difficoltà basti pensare al fatto che il gruppo dirigente uscente è composto di uomini, peraltro mediamente non giovanissimi). Un elemento che rende poco prevedibile la direzione che prenderà il pacchetto di voti cuperliano, atteso che il suo titolare per tradizione non ha mai avuto uno spiccato controllo sui voti che prende.
Insomma: se Cuperlo sembra inclinare più verso Bonaccini (preferenza che lui nega), l'area che rappresenta si potrebbe dire inclinata cuperlianamente al suo opposto, cioè a Schlein.
E in fondo anche questo elemento è tipico di questa tornata di primarie, che hanno ridisegnato la mappa delle correnti. Molti dei capi stanno con la vicepresidente dell'Emilia, come ad esempio Dario Franceschini e Nicola Zingaretti. Con il presidente della regione stanno gran parte dei rispettivi corpaccioni correntizi (l’intera Areadem, che mai finora s'era divisa nella sua storia), oltreché i due viceré - tra i pochi detentori di pacchetti sicuri di voti - i governatori di Campania e Puglia, Vincenzo De Luca e Michele Emiliano.
L'effetto di queste suddivisioni si vede chiarissimamente in una regione come il Lazio, dove Bonaccini risulta più forte in provincia di Frosinone, di Latina, di Viterbo (le prime due soprattutto feudo degli ex zingarettiani) mentre Schlein vince a Roma (44 per cento) e provincia e a Rieti. Il totale è quasi pari: li separano trecento voti, 45 a 42 per cento. Anche in Lombardia, dove 9 province vanno a Bonaccini e solo 2 a Schlein (a Varese sono pari), la distanza complessiva è di circa ottocento voti, quindi finisce 45 a 39 per cento.
Altro risultato significativo è proprio quello della Puglia: Bonaccini vince a Bari, Barletta, Foggia; Schlein a Lecce e Taranto. Alla fine il differenziale è di 1500 voti su quindicimila circa validi. Segno, secondo alcuni, che Emiliano ha posizionato i suoi uomini su entrambi i fronti. Il massimo del trasformismo in una partita che, entro la fine del mese, ridisegnerà i confini e il futuro di quello che è ancora, nonostante tutto, il maggior partito del centrosinistra.