Grandi infrastrutture
Salvini porta in consiglio dei ministri un’opera ad altissimo rischio ingegneristico con alcune certezze di fondo. Costerà un multiplo degli 8,5 miliardi di euro previsti. Arricchirà manager pubblici, tecnici e imprese. Dovrà lottare con le infiltrazioni del crimine organizzato. Ma servirà?
di Gianfrancesco Turano
L’ha detto e l’ha fatto. Il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini è pronto a mantenere la sua promessa di riesumare il ponte fra Sicilia e Calabria nel consiglio dei ministri del 16 marzo che, come titola Giorgia Meloni sui social, prevede “importanti novità a sostegno di cittadini, famiglie e imprese”.
Di sicuro il ponte andrà a sostenere l’impresa Webuild di Pietro Salini, incaricata di realizzare un’opera tecnicamente mai tentata in una delle aree a maggiore rischio sismico del pianeta. In modo simile, il ponte sosterrà il cittadino che andrà a guidare la Stretto di Messina (Sdm), anch’essa resuscitata dalla liquidazione affidata a Vicenzo Fortunato. Il nuovo leader della Sdm percepirà uno stipendio che sfugge al tetto dei 240 mila euro all’anno imposto ai manager di Stato. È solo una delle norme contra legem previste dalla bozza di decreto che andrà in consiglio dei ministri oggi. La violazione è aggravata dal nuovo schema di governance che toglie all’Anas del gruppo Fs, formalmente società di tipo privatistico, la maggioranza della Sdm per portarla direttamente in portafoglio al Tesoro con una quota non inferiore al 51 per cento. Ma già si parla di dare al ministero dell’economia l’intero pacchetto azionario che comprende la parte dell’Anas, quella di Rfi e le piccole partecipazioni in mano alle due regioni coinvolte nell’opera, governate entrambe da un centrodestra fortemente pontista.
Così il collegamento fra l’isola e il continente sarà tutto a carico dei contribuenti con una stima che ricorda certi annunci commerciali: “a partire da” 8,5 miliardi di euro. Se la cifra di partenza sarà soltanto raddoppiata o triplicata ci sarà da festeggiare. Ma le varianti ingegneristiche sono tali e tante che ogni forma di ottimismo è illusoria.
Con il decreto non solo lo Stato si consegna al general contractor guidato da Webuild per eventuali penali in caso di revoca della concessione, ma il nuovo codice degli appalti ha riportato in vigore le revisioni dei prezzi in corso d’opera, con ampi automatismi per quanto riguarda i rincari delle materie prime. L’altra novità del codice è la possibilità di ricorrere ai subappalti a cascata. Non è un particolare secondario in una zona dove il crimine organizzato domina. Ma sul tema il decreto è molto succinto e si limita ad affermare che il Mit guidato da Salvini svolgerà «le funzioni amministrative di prevenzione dei tentativi di infiltrazione mafiosa» attraverso la struttura tecnica di missione. Dove faticano magistratura e forze di polizia avranno successo i tecnici del Mit?
Completeranno il quadro della nuova Sdm un nuovo consiglio di amministrazione a cinque, coadiuvato da un comitato scientifico di nove membri che sarà remunerato dalla società concessionaria. Quest’ultima norma potrebbe sembrare di sollievo, sia pure minimo, per le casse pubbliche. In realtà, mette i tecnici a libro paga dell’impresa con pregiudizio della loro indipendenza.
Se poi le cose dovessero procedere a rilento rispetto alla scadenza del progetto esecutivo fissata fra quindici mesi, arriverà anche un commissario straordinario con il ruolo di acceleratore.
Le voci indicano già un candidato in Aldo Isi, attuale ad dell’Anas in quota M5S. Se l’indiscrezione fosse confermata, la punta di lancia del progetto verrebbe da uno schieramento politico che ha a lungo visto nel ponte un esempio lampante di opera inutile. Salvo rilanciarlo durante il governo Draghi per mezzo dell’allora sottosegretario grillino, il nisseno Giancarlo Cancelleri.