Il ministro “cognato di” Giorgia Meloni, detto Lollo-Beautiful, colleziona cantonate. Dalla sostituzione etnica ai «i poveri mangiano anche meglio dei ricchi», fino ai formaggi imposti nei ristoranti

«Voleva dire 'per sfortuna'. Conosco il mio amico Lollobrigida però non si può fare l'esegesi di ogni parola. È stato anche ospite mio in Sicilia». Ancora una volta a correre in difesa del marito di Arianna Meloni è il presidente del Senato, Ignazio La Russa. Un ministro incompreso Francesco Lollobrigida che ieri, nel corso del Question time in Senato, ha affermato «Per fortuna quest’anno la siccità ha colpito il Sud e la Sicilia e molto meno il Centro-Nord». 

 

Lollo-Beutiful faccia da attore di soap americana: («Iniziarono a chiamarmi Beautiful quando facevo politica all’università: era il mio nome in codice per sfuggire alle rappresaglie dei compagni che attraverso le vere identità poi ti aspettavano sotto casa», ha raccontato) si è dimostrato in realtà, in pochissimi mesi, un vero e proprio poeta della gaffe, del vaniloquio, della bravata controproducente.

 

La più rumorosa è stata sicuramente quella sulla superiorità della razza bianca. Il ministro dell’Agricoltura il 18 aprile ha interpretato così la crisi demografica: «Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica». Onesto il tentativo di difesa due giorni dopo: «Sono ignorante, non razzista» ma sempre in lotta con sé stesso: «Non credo sia corretto definirmi ignorante perché fino a ieri non sapevo chi fosse il signor Kalergi». Durante un colloquio in Buvette al Parlamento, il ministro spiegò durante un caffè con grande serietà: «Io cito l'etnia in senso statistico. Del resto, persino al supermercato c'è la cucina etnica... E poi c'è la musica etnica. È razzismo pure quello?».

 

Dubbi, precisazioni e passi indietro seguono quasi sempre le uscite del ministro, come quelle sui percettori del reddito di cittadinanza: «Nelle campagne c’è bisogno di manodopera e i giovani italiani devono sapere che non è svilente andare a lavorare in agricoltura. Anzi, quello che non è un modello di civiltà è non andare a lavorare, stare sul divano e gravare sulle spalle altrui col reddito di cittadinanza», tuonava il 2 aprile al Vinitaly di Verona, a proposito del tema delle quote di stagionali richiesti per le campagne di raccolta. Per poi specificare, ma soltanto il 12 giugno, cioè due mesi dopo: «Quando consigliavo di prendere in considerazione l’idea di andare a lavorare nei campi, non lo dicevo in termini negativi». 

 

Confuso, anche sulla questione dei femminicidi. Così tanto che durante la presentazione del disegno di legge che «interviene in maniera efficace su una criticità che sembra essere all’attenzione dell’opinione pubblica solo quando emerge il fenomeno e quindi la criticità», il ministro afferma in conferenza che i provvedimenti «in termini strategici prevedono atti come questi che tendono a eliminare ed eradicare un problema di tale gravità e tale natura» e passa quindi a parlare del provvedimento che interessa il suo settore così: «Le donne non si dovrebbero toccare nemmeno con un fiore e invece tratterò un argomento che è quello della produzione dei fiori e delle piante nella nostra nazione».

 

Ma è sicuramente sul cibo che il ministro riesce a dare il meglio. Al meeting di Rimini, confrontando l'Italia con gli Usa, ha detto che nel nostro Paese «i poveri mangiano anche meglio dei ricchi perché cercando dal produttore l'acquisto a basso costo, comprano qualità». Dalle Fiere Zootecniche Internazionali racconta la storia della vitellina Mary: «Noi ora stiamo subendo un'altra aggressione: l'aggressione del cibo prodotto in laboratorio. Si dice che Mary, la vitellina più piccola lì presente, sia un problema, venga curata male. Io non credo che quel ragazzo che lì accanto la tiene con tanto affetto, la maltratti. Mary fa la sua vita, finirà alla macellazione e produrrà carne di qualità». Fino a pensare di imporre almeno un piatto dedicato al formaggio nei menu dei ristoranti. «Sto facendo un ragionamento con la ristorazione, sia con Confcommercio che Confesercenti» aveva dichiarato in occasione di una visita di cortesia allo stand Gambero Rosso nel corso del Vinitaly a Verona: «Vorrei imporre un piatto dedicato al formaggio nei menu degli esercizi di ristorazione. Non il formaggio che accompagna, ma il formaggio che è il piatto, ricalcando un po' il modello francese».