I sostegni saranno ridotti da 650 a 400 euro mensili e chi si trova in una condizione di dipendenza vitale da macchinari vedrà assottigliarsi il contributo da 900 a 700 euro al mese. L'allarme lanciato dalle associazioni

La Lombardia non è una regione per persone con disabilità. Lo ha deciso la Giunta a guida centro destra che con la delibera 1669 approvata il 28 dicembre ha tagliato il contributo economico ai familiari di persone con disabilità gravissima

 

Recependo parzialmente quanto previsto dal Piano nazionale per la non autosufficienza (Pnna) 2022-2024 che prevede nei prossimi anni, tra le varie cose, la progressiva conversione dei sostegni offerti come contributi economici (forma indiretta) in servizi erogati (forma diretta). Fish (Federazione italiana per il superamento dell'handicap), già nel 2022 aveva denunciato che questa scelta avrebbe creato difficoltà per le persone con disabilità e le loro famiglie. Difficoltà che sul piano economico e strutturale colpiranno potenzialmente circa 11mila persone residenti in Lombardia. 

 

«Per garantire i diritti umani alle persone con disabilità non autosufficienti è necessario stanziare risorse adeguate e non invece lasciare il tutto alla sola e mera erogazione di servizi peraltro standardizzati e non condivisi e partecipati», spiega in una nota Fish. «La parcellizzazione delle competenze e degli interventi hanno ripercussioni negative sulla vita materiale delle persone con disabilità e i loro familiari».

 

Le associazioni protestano, inascoltate, e sono molte le famiglie che iniziano a preoccuparsi a fronte di quanto perderanno. Ma non solo, è un effetto a catena: «Abbiamo notizie da altre regioni non del tutto rassicuranti. Decisioni analoghe a quelle assunte dalla Lombardia stanno per essere vagliate dalla Regione Campania che si sta già muovendo in questa direzione. Ciò potrebbe creare un effetto a catena, creando così ulteriori gravi disservizi alle persone con disabilità, in più aree del Paese».

 

Il contributo economico mensile previsto dal Pirellone viene recepito da 11 mila persone ed è già insufficiente rispetto ai bisogni necessari. Secondo le stime Aisla, la più importante associazione italiana di persone con la Sla, a causa della delibera 1669 dal 1 giugno 2024 circa 3mila persone che vengono assistite dal caregiver familiare vedranno ridursi il sussidio da 650 a 400 euro mensili. Chi si trova in una condizione di dipendenza vitale da macchinari (per esempio coma, stato vegetativo o tracheotomia), vedrà assottigliarsi il contributo da 900 a 700 euro al mese. A loro si aggiungono, inoltre, i ragazzi con disabilità che frequentano la scuola e coloro che convivono con spettro autistico che vedranno il loro sussidio quasi dimezzato da 750 a 400 euro al mese. «L’Assessore alla Famiglia e Solidarietà sociale, Elena Lucchini, non ha ritenuto degna di nota la situazione delle persone con SLA della regione, al punto da non coinvolgere l’Associazione nel tavolo di confronto del 22 dicembre e deliberare questo provvedimento, con DGR 1669, il 28 dicembre». Ma non sono i soli, anche il vice-presidente di "Nessuno è escluso" Fortunato Nicoletti, dichiara: «Hanno fatto fuori anche noi dai tavoli oramai vogliono solo associazioni "comode"».

 

Il taglio non andrà a colpire chi può già permettersi di assumere un assistente familiare, circa 3.600 famiglie. «Ma circa cento persone assistite da un professionista regolarmente assunto che si trovano in una condizione di dipendenza vitale - denuncia Aisla. - vedranno il contributo di Regione Lombardia ridursi da 1.300 a 1.200 euro mensili. Un taglio in netta controtendenza al contesto che già registra aumenti significativi nelle spese per assistenti e badanti, con una crescita dei costi mensili fino a 122,59 euro. In aggiunta, l’Inps ha previsto un aumento del 8,1% dei contributi previdenziali per i lavoratori domestici». 

 

«I tagli vengono motivati sostenendo l’aumento dell’offerta di servizi sociali integrativi dei Comuni previsto dal nuovo Piano Nazionale sulle non autosufficienze. Piano da finanziare, appunto, con la diminuzione dei contributi economici diretti. Una bella mozione di intenti sulla carta, totalmente distaccata dalla realtà», spiega sui social Lisa Noja, consigliera regionale in quota Italia Viva «posto che è assolutamente impossibile che, con così poche risorse e in poco tempo, sia fattibile questa sostituzione, che peraltro invece di accrescere la possibilità di scelta delle persone, la riduce ulteriormente. Il risultato, in realtà, sarà semplicemente una diminuzione di quel poco, e assolutamente insufficiente aiuto ricevuto da persone con disabilità molto grave. I servizi vanno senz’altro potenziati, ma pensare di arrivarci facendone pagare il prezzo a chi, già oggi, non è supportato a dovere per svolgere attività basilari, come quelle legate alla cura igienico personale quotidiana, è inaccettabile».