Politica
ottobre, 2024

Abuso d’ufficio decide la Consulta

Sull’abolizione del reato voluta da Nordio arriva l’alt dei giudici fiorentini nel processo all’ex pm dello scandalo Colacem. Possibile violazione delle prescrizioni Ue sulla lotta alla corruzione

Scacco – non ancora matto – alla legge Nordio, quella che ha abrogato l’abuso d’ufficio. Al momento la norma che puniva i pubblici ufficiali, rei di profittare del proprio potere per vergognosi interessi privati, è evaporata lo scorso 25 agosto, quando il reato è stato cancellato. Ma per i colletti banchi e i burocrati che hanno in corso processi e sono accusati di abuso d’ufficio potrebbe essere presto per brindare alla sanatoria. Perché? Un grimaldello per riaprire la porta dell’abuso d’ufficio, sprangata da Nordio, è stato messo in azione lo scorso 24 settembre dai giudici del Tribunale di Firenze, Paola Belsito, Alessio Innocenti e Anna Aga Rossi, a conclusione del processo che vede al centro l’ex procuratore aggiunto di Perugia, Antonella Duchini, ritenuta la protagonista del «clima tossico» creatosi alla Procura di Perugia, stando all’accusa dei pm fiorentini. L’intero processo ruotava attorno all’abuso d’ufficio e, sommando quel reato ad altri puniti più severamente, per Duchini erano stati chiesti dall’accusa 12 anni e 6 mesi di reclusione.

 

La storia di questo processo è stata raccontata sul numero de L’Espresso del 20 settembre nell’inchiesta “La faida infinita e la pm imputata”, che ha ripercorso il calvario di Giuseppe Colaiacovo, uno degli eredi della prestigiosa famiglia di Gubbio, proprietaria della terza più grande industria di cemento d’Italia, la Colacem spa, a sua volta controllata dalla holding Financo, che è divisa in parti uguali fra i quattro fratelli Pasquale, Giovanni, Franco e Carlo Colaiacovo. Giuseppe Colaiacovo è il figlio di Franco e negli ultimi vent’anni la sua vita è stata segnata dalla pm Duchini, che lo arresta (ingiustamente) nel 2007, gli sequestra le quote della Financo e presenta un’istanza di fallimento per le sue società. Mentre Duchini intercettava Giuseppe, parallelamente la voce della magistrata veniva ascoltata dai magistrati siciliani, che stavano indagando sull’ex carabiniere dei Ros, Orazio Gisabella, stretto collaboratore di Duchini. In tal modo affioravano fortuitamente i contorni della macchinazione illecita che si stava compiendo a danno di Giuseppe Colaiacovo e della Fc Gold. Macchinazione che avrebbe giustificato l’avvio da parte dei pm fiorentini di una delicatissima indagine, sfociata in un processo che, a causa dell’abrogazione dell’abuso d’ufficio, rischiava di finire in nulla.

 

Invece l’avvocato che ha difeso Giuseppe Colaiacovo, che nel processo si è costituito parte civile, ha avanzato un’istanza di legittimità costituzionale dell’articolo 1 della legge Nordio. Istanza accolta dai giudici lo scorso 24 settembre, ritenendola «non manifestamente infondata e rilevante» nel giudizio in corso. Hanno chiesto l’intervento della Consulta, che ora dovrà decidere. In cosa consiste l’osservazione del difensore Manlio Morcella? Secondo il legale, la cancellazione dell’abuso d’ufficio contrasta con l’articolo 19 della Convenzione di Mérida del 2003, cioè la Convenzione Onu contro la corruzione. Quell’articolo, intitolato “Abuso d’ufficio” dice che ciascuno Stato «shall consider adopting» le norme più congrue per contrastare l’abuso delle proprie funzioni o della sua posizione da parte di un pubblico ufficiale. La violazione della Convenzione di Mérida era già stata tirata in ballo nel corso della discussione parlamentare del ddl, ma la maggioranza non l’ha presa in considerazione. E ora, tale e quale, finisce sul tavolo della Corte costituzionale. Ma fa un passo avanti. Infatti il guardasigilli Nordio aveva interpretato e dunque qualificato l’espressione inglese shall consider adopting come una semplice raccomandazione. Nel senso che «ogni Stato aderente al trattato Onu dovrebbe considerare di adottare» una legge contro l’abuso d’ufficio. Secondo Morcella non è così: «Nei punti in cui la stessa Convenzione ha inteso offrire un suggerimento agli Stati ha usato il verbo may, come all’articolo 27. In base al trattato, lo Stato che non prevede il reato di abuso d’ufficio ha l’obbligo “di considerare la sua introduzione”; lo Stato, come l’Italia, che già lo contempla, deve restare fermo», stand still. L’esatto contrario di quel che ha fatto Nordio, che ha abrogato la legge. Tutte affermazioni condivise dai giudici fiorentini nell’ordinanza inviata alla Consulta.

 

La risposta potrebbe arrivare entro la prima metà del 2025. Nell’attesa, Giuseppe Colaiacovo, forte dell’ordinanza nella quale si conferma che, nonostante il reato sia stato estinto, il fatto esiste, sta già valutando di avviare la causa civile. Il risarcimento partirebbe da una cifra non inferiore ai 50 milioni di euro. Del resto, il solo valore della partecipazione in Financo, quello che è stato sequestrato e poi posto in fallimento dall’ex pm Duchini, oggi è stato valutato dal fondo d'investimento americano One Equity Partners 412 milioni di euro. Il fondo, infatti, ha da poco presentato un’offerta da 1,65 miliardi per il 100% della holding Financo, anche se la situazione di tensione fra gli eredi della famiglia non ha permesso di accogliere l’interessante offerta.

 

Al riguardo si è in attesa di una decisione del tribunale di Perugia, dove è stata depositata e discussa l’istanza di scioglimento di Financo, non essendo possibile né l’approvazione del bilancio né il rinnovo delle cariche per il contrasto insanabile fra gli eredi Colaiacovo.

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