La scelta del nuovo numero uno dell'Esercito non è stata una passeggiata per la maggioranza. Ecco ora i nuovi equilibri delle forze armate

Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro competente Guido Crosetto (Difesa), ha indicato il generale Carmine Masiello alla guida dello stato maggiore dell’Esercito. Ma non è stata una passeggiata di salute.

 

La premier Giorgia Meloni preferiva il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario per la pandemia di Mario Draghi e ora impelagato nel post alluvione in Romagna. La promozione di Masiello pare un trampolino per lo stato maggiore della Difesa, che riunisce le forze armate, poiché stavolta tocca all’Esercito. L’attuale capo di stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, lo scorso settembre è stato promosso comandante del comitato militare Nato e dunque non andrà in pensione.

 

Da tempo si aspettano le dimissioni di Cavo Dragone per il nuovo incarico: c’è fretta perché, secondo il disegno di Crosetto, al suo posto non andrebbe Masiello, ma il generale Luciano Portolano, segretario generale della Difesa e responsabile armamenti, anch’egli destinato alla pensione se non posto prima a nuovo incarico. In questo giro, l’ammiraglio Dario Giacomin, rappresentante militare italiano presso i comandi Nato, sostituirebbe Portolano.