Politica

«Colpa del governo Draghi», «Colpa del Green Pass»: il rosario di scuse di Matteo Salvini dopo il flop della Lega in Abruzzo

di Simone Alliva   12 marzo 2024

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Il ministro alle infrastrutture chiama «buon risultato» una batosta: il partito ha preso il 7,6% quando cinque anni fa aveva il 27,5%. E in via Bellerio c'è chi chiede di toglierne il nome dal simbolo per evitare il tracollo alle Europee

L'analisi del tracollo in salsa salviniana prevede che la non riuscita delle Lega sia imputabile a tutto tranne che alle inadeguatezze del leader: è stato il Covid, è stato l'effetto del sostegno a Draghi, è stato il Green Pass: mancano solo le cavallette. Basta ascoltare il leader Matteo Salvini, mentre a Quarta Repubblica su Rete 4 commenta l'esito delle elezioni regionali in Abruzzo. Un passo indietro del partito, addirittura sotto Forza Italia, che nella Regione conquistata da Marco Marsilio, come in Sardegna, torna a essere il secondo fulcro della coalizione, quasi doppiando il Carroccio: 13,4 per cento dei forzisti contro il 7,5 della Lega. 

«Un buon risultato perché superiamo il M5s. Certo, avevamo preso molti più voti nel 2019. C'è stato di mezzo un governo Draghi con Pd e 5 stelle che sicuramente alla Lega e a me bene non hanno fatto. Il Covid, il lockdown, il green pass, la chiusura, Speranza ministro della Salute. Noi in quegli anni scegliemmo di metterci al governo per non lasciare il Paese, col Covid, solamente in mano a Pd e 5 stelle: e gli italiani ci hanno punito e quando l'elettore vota o non ci vota ha sempre ragione». 

Il 2019 è un ricordo lontano, ormai sbiadito, quando s’era ancora in piena epopea salviniana la Lega raggiungeva il 26%, Forza Italia l’8,6% e Fratelli d'Italia il 5%. Risultato clamoroso che era stato letto come la consacrazione del successo del Carroccio come partito nazionale. Un altro mondo, un altro tempo. Poi alle Politiche del 2022, il primo crollo: 8,3% e ancora più in giù. Una discesa che agita via Bellerio dove montano i malumori interni in vista delle prossime sfide pronte a segnare un altro punto nel derby Lega - Forza Italia: in Basilicata dove il governatore ricandidato è il forzista Vito Bardi, e in Piemonte, col berlusconiano Alberto Cirio.

Ombre che si estendono anche su un eventuale flop alle elezioni europee di giugno, dopo il boom del 2019. Il fondatore della Lega, Umberto Bossi, alla vigilia del voto in Abruzzo, si era detto «preoccupato». E uno dei più vicini al Senatur, Paolo Grimoldi, ex segretario della Lega Lombarda e deputato leghista per quattro legislature dal 2006 al 2022, non ci sta. A suo dire, serve «capire qual è il nostro progetto politico o darci un progetto politico», che «non può essere chiamarsi 'Lega per Salvini premier' quando in Sardegna prendi il 3%. Quindi, modificare subito il simbolo prima delle Europee per evitare la debacle elettorale e darsi un progetto politico chiaro e definito».

E non solo. «Io - confessa Grimoldi - spero che non ci sia mai una resa dei conti. Spero che prevalga il buonsenso, che Salvini che ha fatto un ottimo lavoro comprenda la situazione Politica, con la 'p' maiuscola, faccia un passo di lato, vada avanti a fare il vicepremier e il ministro che c'è tanto lavoro da fare, ma dia la possibilità alla Lega di sopravvivere guardando avanti, riformulando la sua proposta politica o dandosi finalmente dopo qualche anno una proposta politica». Insomma, «la base è assolutamente disorientata» e «i problemi sono su due binari. Il primo è politico: manca un progetto politico. L'altro è di gestione interna: dove non c'è più un movimento di territorio, non si coinvolge più il territorio».