Quando le scelte degli istituti cozzano con le idee della maggioranza parte la delegittimazione. Che in tanti casi, come per la scuola che alla fine chiuderà per il Ramadan, non ha fondamento

Quando le decisioni sono gradite, allora l’autonomia diventa un baluardo per la democrazia secondo il Governo. Ma quando le scelte delle scuole o degli atenei cozzano con le idee della maggioranza, il potere centrale fa quello che può per minarne la possibilità di autodeterminazione. Nonostante si tratti di scelte tutelate dal D.p.r n 275 del 1999. E, per gli atenei, anche dall’articolo 33 della nostra Costituzione.

 

Gli attacchi del ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara alla scuola di Pioltello, il cui consiglio di Istituto ha approvato all’unanimità la chiusura il 10 aprile per la fine del ramadan, e le «preoccupazioni» espresse da Giorgia Meloni a proposito della scelta (frutto di una discussione) del Senato accademico dell’Università di Torino di non partecipare a un bando ministeriale per la cooperazione scientifica con Israele («se le istituzioni si piegano a questi metodi rischiamo di avere molti problemi», ha aggiunto la premier), sono dimostrazioni del doppio standard che il Governo ha sull’autonomia. Difesa e incentivata quando si parla di libertà di stringere rapporti con i soggetti esterni, soprattutto se per tutelare gli interessi dei privati. Altrimenti ostacolata, con l’obiettivo di delegittimare scelte che invece sono il risultato del processo democratico.

 

«L’autonomia degli istituti è la più grande espressione di laicità e garanzia per il pluralismo. Essenziale per la progettazione di interventi, da parte della comunità educante, strutturati per tutelare lo sviluppo della persona. É proprio questo che è successo a Pioltello dove gli insegnati hanno agito sulla base delle necessità degli studenti e della scuola in cui lavorano». A parlare è la deputata del Pd Ouidad Bakkali, che prima di entrare in Parlamento è stata assessora alla scuola del Comune di Ravenna: «Vale lo stesso per l’università di Torino. La decisione è arrivata a seguito di una discussione libera e democratica dentro il proprio collegio, frutto del confronto tra le parti che lo compongono. Che comprende anche gli studenti, anche se al governo non piace. La scelta finale, si può essere d’accordo oppure no, non può essere vincolata al sentire né del governo né di chi ha opinioni diverse».

 

Per la deputata Pd, infatti, sono pericolose le interferenze nelle scelte dei singoli istituti - come gli attacchi di Valditara alla scuola di Pioltello per i risultati dei test Invalsi sotto la media o le accuse di antisemitismo nei confronti dell’Università di Torino - perché sono leve di pressione politica che agiscono su spazi che invece dovrebbero essere tutelati. Intrusioni illegittime che opprimono il clima di libertà, di pluralismo, di autonomia che devono avere i contesti educativi per essere formativi.

 

«Sembra che ci sia fastidio da parte del governo nel riconoscere gli organi collegiali che all’interno del sistema delle autonomie scolastiche determinano e decidono la vita degli istituti», spiega Gianna Fracassi, segretaria generale di Flc Cgil: «È molto grave perché apre a un tema più ampio. Il nostro modello di partecipazione democratica non si sviluppa solo durante le elezioni, quindi solo nel momento del voto. Ma è più complesso perché basato sul concetto di partecipazione democratica che coinvolge, in più momenti e luoghi della società, i cittadini. Lasciando loro la possibilità di esprimersi e decidere. Nel caso della scuola a essere chiamata a esprimersi è la comunità educante. Il fatto che vegano svilite le decisioni didattiche e organizzative prese dagli organi collegiali interni agli istituti va proprio nella direzione opposta».

 

Che l’ambiguità che si vede nella scuola - da un lato voler imporre le linee di pensiero, dall’altro voler favorire l’autonomia quando si tratta di stipulare accordi legati agli interessi di singoli entri privati - sia il riflesso di una visione politica più ampia lo pensa anche Andrea Morniroli, co-coordinatore del Forum Disuguaglianze Diversità: «In modo particolare con il progetto di Calderoli sull’autonomia differenziata si punta a regionalizzare i servizi in modo da smantellare il pubblico per favorire il privato deresponsabilizzando il Governo. Mentre, allo stesso tempo, si rafforza il potere centrale in senso autoritario come si vuole fare con la riforma sul premierato. La contraddizione tra i due principi è solo apparente: sta succedendo alla scuola quello che è già successo alla sanità. Si sta mettendo mano anche sul secondo pilastro fondamentale per garantire l’unità del nostro Paese».