Idee sgrammaticate

Per realizzare la scuola di Salvini e Valditara bisognerebbe spostare la Sardegna in Lombardia

di Chiara Sgreccia   29 marzo 2024

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I ministri dell'Istruzione e dei trasporti vorrebbero delle classi con al massimo il 20 per cento di stranieri. Peccato che i dati raccontino una realtà del tutto diversa e, per realizzare la solita sparata elettorale, servirebbe fare un ponte tra Milano e Cagliari

Forse chiedere agli stranieri che vivono in Lombardia di trasferirsi in Sardegna potrebbe essere una soluzione. Secondo i dati elaborati Uil scuola, relativi all’anno 2022-23, gli studenti con cittadinanza non italiana che vivono nella regione guidata da Attilio Fontana (238.254, pari al 24,6 per cento del totale) sono troppi per gli standard del ministro dell’infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini. Che lo scorso 27 marzo ospite in tv ha dichiarato: «Un 20 per cento di bambini stranieri in una classe è anche stimolante: conosci lingue, conosci culture, conosci musiche. Ma quando gli italiani sono loro il 20 per cento di bimbi in classe, come fa una maestra a spiegare l’italiano, la matematica, la storia e la geografia?».

 

Secondo il report Uil, gli iscritti con cittadinanza non italiana nelle scuole statali sono quasi un milione. L’11,3 per cento del totale degli studenti, 8 milioni e mezzo, un dato in crescita. La maggior parte, oltre la metà, vive nel nord del Paese. Al Sud e nelle Isole risiede solo il 15 per cento. In Sardegna quasi il 40 per cento delle scuole,infatti, ha allievi solo con cittadinanza italiana. In Lombardia, invece, più del 14 per cento degli istituti supera la soglia del 30 per cento di stranieri per classe. Ecco perché avrebbe senso trasferirli.

 

Se si stringe il focus, però, su chi frequenta la scuola primaria, visto che gli allievi stranieri sono 315.955, il 32,7 per cento di tutti gli iscritti alle scuole statali, il problema diventa irrisolvibile: neanche un sistema di trasporto pubblico mitologico, costruito con l’obiettivo di garantire l’andata e ritorno in giornata Milano/Cagliari, ad esempio, sarebbe utile per rispettare, non tanto il numero limite di stranieri immaginato da Salvini a Porta a Porta, ma neanche la soglia massima di studenti con cittadinanza non italiana per classe al 30 per cento. Che esiste già dal 2010, da quando l’allora ministero Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che era guidato da Mariastella Gelmini, l’aveva raccomandato per favorire l'integrazione, scatenando non poche polemiche.

 

Così, per correggere il tiro di Salvini ma mantenere il punto, è intervenuto l’attuale ministro dell’Istruzione e del Merito, il sempre leghista Giuseppe Valditara, che attraverso una sgrammaticata comunicazione su X ha pensato fosse importante dire che per fare in modo che gli stranieri «assimilino» i valori della Costituzione, in classe dovrà esserci la maggioranza di italiani. Sempre se «studieranno in modo potenziato l’italiano laddove già non lo conoscano bene, se nelle scuole si insegni approfonditamente la storia, la letteratura, l’arte, la musica italiana, se i genitori saranno coinvolti pure loro nell’apprendimento della lingua e della cultura italiana e se non vivranno in comunità separate».

 

È questa la direzione in cui il governo intende muoversi per esorcizzare il rischio banlieu, «perché il brodo di cultura dell’intolleranza nasce nei ghetti urbani», spiega il vice presidente della Camera Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia con l’obiettivo di sostenere l’idea dello stesso ministro Valditara che solo pochi giorni prima aveva ipotizzato di istituire classi separate per gli studenti stranieri. Senza cura per i dati che dimostrano che parlare di studenti stranieri non significa in automatico parlare di chi conosce poco l’italiano visto che più del 75 per cento dei minori con origine straniera residente in Italia in Italia ci è anche nato. Ma non ha la cittadinanza.