Gli studenti lasciati senza sussidi, l’attacco alla professoressa trans suicida Cloe Bianco, le commemorazioni di Salò, la guerra ai "libri gender". Curriculum della "principessa del Pove" che vuole portare "Il Veneto in Europa"

L’assessora regionale veneta Elena Donazzan, nota alle cronache per aver cantato “Faccetta nera” alla radio è pronta per Strasburgo. «Dopo 24 anni lascio la Regione per l’Europa» ha annunciato. Lo slogan scelto per la campagna elettorale targata Fratelli d'Italia è semplice: "Una di parola". E in effetti di parole ne ha dette (e scritte) tante nel suo ventennio: dal 2000 consigliera, poi assessora dal 2005 è la più longeva amministratrice di Palazzo Balbi.

 

La sua traiettoria di vita è riassumibile in un commento lasciato sotto la propria foto profilo il 27 marzo 2020: “Forza Elena. È giunto il momento che il Veneto riceva i fondi corretti per tutelare i nostri lavoratori. Continua così!”, scrive un utente. Risponde l’assessora: “Boia chi molla!”.

 

Ex missina, assessora all'Istruzione, formazione, lavoro e pari opportunità del Veneto, in quota Fratelli d'Italia. La sua carriera regala un effetto di potere inamovibile anzi in ascesa. Dalle foto alla commemorazione della X Mas, alla difesa degli alpini sul caso delle presunte molestie all’adunata di Rimini. Alla battaglia contro i libri "gender” passando alla circolare fatta uscire dopo l’attentato presso la sede di Charlie Hebdo, in cui chiedeva a tutti i genitori degli alunni musulmani di dissociarsi dal terrorismo, in quanto «tutti i terroristi sono musulmani». Dopo aver intonato “Faccetta Nera” durante il programma radiofonico “La Zanzara” su Radio 24 replicò: «Non sono pentita, sono io che ho subito un attacco squadrista”. Tutti episodi accompagnati da un polverone mediatico e una richieste di dimissioni, inascoltata.

Le ultime arrivate dopo che l’assessora ha bollato come «La parte degenerata della società» i detenuti del carcere Due Palazzi di Padova.

Salda al suo posto. Mai rimossa, mai pentita. Neanche dopo aver definito «un uomo vestito da donna», Cloe Bianco, la professoressa trans suicida su cui lei stessa, nove anni fa, prese provvedimenti dopo la lettera di alcuni genitori degli allievi di Bianco.

 

Iscritta al Fronte della Gioventù dal 1989, quando aveva 17 anni, Donazzan ne è stata presidente provinciale e poi dirigente nazionale di Azione Giovani; è presente alla Svolta di Fiuggi, quando è nata Alleanza Nazionale, e da allora ne ha seguito tutte le sfumature, fino a dichiarare amore a Fratelli d’Italia con cui è stata eletta in Veneto, dove siede sugli scranni del governo regionale dal 2000. Ogni anno si reca per commemorare il suo particolare 25 aprile, Il Monte Como, è, a suo dire, una foiba dove vennero gettati soldati repubblichini e civili. Lo scorso anno in una intervista rilasciata a Il Mattino di Padova ha infatti dichiarato che la lotta partigiana costituì la premessa del terrorismo rosso, legando gli eventi del 1944-45 alla nascita delle Brigate Rosse o di altre formazioni eversive che storicamente avvennero trent’anni dopo.

 

Sui social il suo nome è associato spesso a una foto che la ritrae alla commemorazione dei “marò” del Battaglione N.P. della X Mas. Non è riportata una data né una didascalia ma è tratta da “Littorio”, periodico della Federazione R.S.I. di Treviso, n.7, luglio-settembre 2010. Proprio nel trevigiano la X Mas fu responsabile di rastrellamenti, torture ed esecuzioni di partigiani, persino dopo la Liberazione. L’episodio più noto è l’eccidio di Crocetta del Montello, 28 aprile 1945.

Valdobbiadene (TV). Commemorazione dei “marò” del Battaglione N.P. della X Mas. Foto senza data né didascalia, tratta da “Littorio”, periodico della Federazione R.S.I. di Treviso, n.7, luglio-settembre 2010.

 

 

Resta nella memoria della rete anche un video che ha scatenato l’11 gennaio 2021 la richiesta di dimissioni e l'intervento della magistratura per l'ipotesi di reato di apologia del fascismo da alcune forze di centrosinistra che registra Elena Donazzan intonare "Faccetta nera”. Ribattezzata nel blog di Alternativa Sociale di Schio «principessa di Pove» e «patrimonio d’Italia». Non è difficile individuare la “matrice”, come direbbe la leader del suo partito Giorgia Meloni, della Principessa di Pover, basta scorrere gli atti che costellano una carriera politica di nitida origine. Nel 2010 l’assessora, durante un Consiglio regionale sulla tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, politico e culturale dell’antifascismo e della Resistenza, interviene prima ricordando un suo zio fascista in Russia, quindi le contestazioni alle presentazioni dei libri di Pansa fino a teorizzare: «Sotto la bandiera dell’antifascismo militante sono caduti Marco Biagi e Sergio D’Antona…». La seduta fu interrotta.

 

 

Nel 2011 invita le scuole del Veneto a non adottare o conservare nelle biblioteche libri di «cattivi maestri» che avevano firmato l’appello a favore di Cesare Battisti. «Un boicottaggio civile è il minimo che si possa chiedere davanti a intellettuali che vorrebbero l’impunità di un condannato per crimini aberranti». Nello stesso anno decide di regalare un testo alle scuole: la Bibbia. «Oggi è certamente un’emergenza, in un mondo globalizzato non solo economicamente ma soprattutto culturalmente, quella di riconoscere la propria identità e certamente la scuola, con chiarezza, deve affrontare quegli approfondimenti capaci di costruire un orizzonte comune di riferimento», diceva Donazzan. «La cultura cristiana, cioè i principi ispiratori del cristianesimo e i precetti religiosi, ha intriso il vivere sociale e civico dell’Italia e dell’Europa e ha costruito un linguaggio comune fatto di consuetudini e di tradizioni».

 

 

Nel dicembre 2014 decide di promuovere la Festa della famiglia naturale da tenersi l’ultimo giorno nelle scuole prima della pausa natalizia. Idea tradotta in delibera e quindi un semplice invito, non avendo la Regione poteri sulle scuole. «Questa è una scelta semplice e bella presa per valorizzare la famiglia naturale come pilastro della nostra società ed esprimere con un atto e un appuntamento il nostro riconoscimento di valori indiscutibili, che discendono dalle leggi millenarie della natura e che nessun atto umano può modificare».

 

Nel 2015 l’ex missina firma una circolare indirizzata ai presidi della regione in seguito all’attentato presso la sede del giornale satirico Charlie Hebdo. La richiesta è quella di adoperarsi affinché tutti i genitori degli alunni musulmani possano dissociarsi dal terrorismo, in quanto «tutti i terroristi sono musulmani”. Come dimenticare la difesa degli alpini dopo eventi legati al raduno degli Alpini svoltosi dal 5 all’8 maggio 2022. In questa occasione oltre 250 donne hanno segnalato di essere state molestate: «Chi getta fango sugli alpini dovrebbe vergognarsi. Ci sono state denunce? Vediamo chi si è macchiato di questo, sono quasi certa che non si tratta degli Alpini. E poi, perdonatemi, se uno mi fa un sorriso e mi fischia dietro io sono pure contenta» – ha commentato Donazzan sollevano critiche e, come sempre, richieste di dimissioni. In questa nebulosa nera, la provocazione di Donazzan contro Cloe Bianco, morta suicida e definita post-mortem: «un uomo vestito da donna' e cos'è se non questo? Oggi a Milano c'è il sole o la pioggia? Qui c'è il sole e anche se volessi la pioggia il sole splende nel cielo». 

 

 

Adesso gli occhi della  «principessa di Pove» sono puntati su uno scranno a Bruxelles. L'ultimo regalo da assessora alla Regione Veneto è il pasticcio sulle borse di studio per gli studenti universitari. I soldi sono stati stanziati ma non sono sufficienti e sono centinaia gli studenti in attesa o costretti a rinunciare agli studi. Un sussidio a cui hanno diritto per requisiti di reddito e di merito. «Circa 5.000 gli studenti attendonopiù di un anno di ricevere le borse di studio», ha affermato la Presidente del Consiglio degli studenti Francesca Flori, in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Accademico 2023/2024 di Verona. A lanciare un appello a Donazzan anche i consiglieri PD del Veneto: «Donazzan pensi meno alla sua campagna elettorale per le europee e dimostri di essere davvero, come lei sostiene, di parola. Servono risorse continue e adeguate: le garantisca». Il Veneto negli ultimi anni accademici è stato tra i peggiori in Italia per numero di idonei non beneficiari, ma Donazzan insiste. «Il tema delle borse di studio è una priorità per noi». Di certo presto non lo sarà per l'assessora che a giugno si dice pronta a porta «Il Veneto in Europa»