Il corpo di Navalny potrebbe non essere mai riconsegnato alla famiglia, il processo per l'estradizione di Julian Assange, il partito di Giorgia Meloni elegge un coordinatore a Napoli noto per i saluti romani e secondo cui "Mussolini fu uno statista". I fatti da conoscere

Onu: rischio di 'esplosione' di morti infantili a Gaza
Un'allarmante mancanza di cibo, una malnutrizione dilagante e una rapida diffusione di malattie potrebbero portare a una "esplosione" del numero di morti infantili nella Striscia di Gaza, avvertono le Nazioni Unite. A venti settimane dall'inizio della guerra di Israele contro Hamas, le agenzie delle Nazioni Unite hanno dichiarato che il cibo e l'acqua potabile sono diventati "estremamente scarsi" nei territori palestinesi e che quasi tutti i bambini soffrono di malattie infettive. «La Striscia di Gaza è sull'orlo di un'esplosione del numero di morti infantili prevenibili, che potrebbe peggiorare il già insostenibile livello di mortalità infantile a Gaza», ha dichiarato Ted Chaiban, vice capo dell'azione umanitaria dell'UNICEF.

Almeno il 90% dei bambini sotto i cinque anni a Gaza è affetto da una o più malattie infettive, secondo il rapporto dell'UNICEF, dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e del Programma Alimentare Mondiale (WFP). Nelle due settimane precedenti a questa valutazione, il 70% di loro ha sofferto di diarrea, 23 volte di più rispetto al basale del 2022. «Fame e malattie sono una combinazione mortale», ha detto Mike Ryan, responsabile delle emergenze dell'OMS, in una dichiarazione. «I bambini che sono affamati, indeboliti e profondamente traumatizzati hanno maggiori probabilità di ammalarsi, e i bambini malati, specialmente quelli con diarrea, non possono assorbire bene i nutrienti», ha aggiunto. La guerra è stata scatenata da un attacco senza precedenti lanciato il 7 ottobre da commando di Hamas infiltrati nel sud di Israele. Più di 1.160 persone sono state uccise, la maggior parte delle quali civili, secondo un conteggio dell'AFP basato su dati ufficiali israeliani.

L'esercito israeliano ha lanciato un'offensiva che ha ucciso 29.092 persone a Gaza, la stragrande maggioranza delle quali civili, secondo il ministero della Sanità di Hamas, facendo precipitare il territorio palestinese in una crisi alimentare e umanitaria. Secondo la valutazione delle Nazioni Unite, oltre il 15% dei bambini di età inferiore ai due anni, ovvero uno su sei, soffre di "malnutrizione acuta" nel nord di Gaza, che è quasi completamente privato degli aiuti umanitari. «Con i dati raccolti a gennaio, è probabile che la situazione sia ancora più grave oggi», hanno avvertito le agenzie delle Nazioni Unite. Nel sud della Striscia di Gaza, il 5% dei bambini di età inferiore ai due anni era gravemente malnutrito, secondo la valutazione. «Un tale declino dello stato nutrizionale di una popolazione in tre mesi non ha precedenti nel mondo» hanno detto.

 

Il corpo Navalny potrebbe non essere "mai" riconsegnato 
Il corpo di Aleksei Navalny potrebbe non essere "mai" consegnato alla sua famiglia. Il Cremlino sta valutando l'opzione, scrive il Moscow Times citando fonti del governo e del Cremlino. «Abbiamo alle porte le elezioni presidenziali (17 marzo). Non ne abbiamo bisogno perché sarà un problema per il capo (Putin, ndr)», ha detto al giornale russo un funzionario del governo. Il funzionario ha detto che le autorità stanno addirittura valutando l'opzione di non rilasciare mai il corpo di Navalny, aggiungendo che ci sono già stati «molti precedenti del genere nel corso degli anni». Secondo gli interlocutori della pubblicazione, i servizi stanno cercando di spegnere l'ondata di lutto per Navalny nel paese, poiché una campagna pubblica potrebbe "rovinare" la rielelezione di Vladimir Putin. Le autorità hanno due opzioni: consegnare il corpo solo dopo le elezioni (17 marzo) o non consegnarlo mai affatto, scrive The Moscow Times. Le modifiche alla legislazione sulla sepoltura, adottate dopo l'attacco terroristico a Dubrovka nel 2002, consentono allo Stato russo di disporre a propria discrezione del corpo di una persona condannata per terrorismo. Lo Stato può fare lo stesso con il corpo di un condannato se la sua sepoltura minaccia la diffusione di malattie.

 

Oggi in Assise prima udienza del processo Regeni dopo la Consulta. Renzi, Gentiloni e al Sisi testimoni
Riparte dopo la sentenza della Consulta il processo per l'omicidio di Giulio Regeni. Con una lista di testimoni di elevato spessore istituzionale, del calibro del presidente della Repubblica egiziana, Abdel Fattah al-Sisi, dell'ex premier, Matteo Renzi, dell'ex ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, di Marco Minniti, ex ministro degli Interni, dei tre capi dei servizi segreti, dell'allora segretario generale della Farnesina, Elisabetta Belloni e all'amministratore delegato dell'Eni, Claudio Descalzi, domani mattina davanti al collegio della corte d'Assise di Roma ricomincia uno dei processi più attesi dell'anno che dovrà chiarire la vicenda del ricercatore torturato e ucciso a gennaio del 2016 al Cairo in Egitto.

Alla sbarra, seppure in contumacia, ci saranno i quattro imputati; il generale Tariq Sabir, e gli ufficiali Athar Kamal, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdel Sharif tutti 007 del governo egiziano. Per tutti le accuse vanno da concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato fino al sequestro di persona aggravato. Il nodo sulla contumacia dei quattro presunti responsabili è stato sciolto dalla Consulta, che dichiarando illegittimo l'art. 420-bis comma 3 del codice di procedura penale ha riaperto il dibattimento. Infatti la Corte Costituzionale ha deciso di procedere comunque superando l'ostacolo che impediva al giudice di andare avanti nel processo per i reati commessi con atti di tortura in assenza di prova che gli imputati vengano messi a conoscenza, attraverso le notifiche, dell'esistenza a loro carico di un processo penale. Tre le parti civili costituite, oltre all'avvocatura dello Stato, anche la famiglia di Giulio Regeni che chiede giustizia da otto anni.

 

Wikileaks: al via ultima udienza contro estradizione Assange negli Usa
Di fronte all'Alta corte britannica gli avvocati di Julian Assange sono pronti a effettuare un ultimo tentativo per impedire l'estradizione del fondatore di Wikileaks negli Stati Uniti, dove dovrebbe affrontare le accuse di spionaggio. I legali chiederanno ai giudici di concedere una nuova udienza di appello. I magistrati Victoria Sharp e Jeremy Johnson potrebbero emettere un verdetto già domani, al termine di un'udienza di due giorni, ma è più probabile che impiegheranno diverse settimane. Se la pronuncia fosse sfavorevole ad Assange, questi potrebbe rivolgersi alla Corte Europea per i diritti umani, ma si teme che possa essere messo su un aereo per gli Stati Uniti prima di poter presentare ricorso.

«Questa udienza segna l'inizio della fine del caso di estradizione, poiché qualsiasi motivo respinto da questi giudici non può essere ulteriormente impugnato nel Regno Unito, portando Assange pericolosamente vicino all'estradizione», ha affermato il gruppo per la libertà di stampa Reporter Senza Frontiere. I sostenitori di Assange hanno in programma di manifestare davanti al palazzo neogotico del tribunale in entrambi i giorni e di marciare verso l'ufficio del primo ministro britannico, Rishi Sunak, a Downing Street alla fine dell'udienza. Assange, che è cittadino australiano, è stato incriminato con 17 accuse di spionaggio e un'accusa di uso improprio del computer per la pubblicazione sul suo sito web di documenti statunitensi riservati. I pubblici ministeri statunitensi affermano che abbia aiutato l'analista dell'intelligence dell'esercito americano Chelsea Manning a rubare dispacci diplomatici e file militari che WikiLeaks ha successivamente pubblicato, mettendo a rischio vite umane.

Per i suoi sostenitori, Assange è un giornalista che ha denunciato gli illeciti militari statunitensi in Iraq e Afghanistan e ha diritto alle protezioni del Primo Emendamento. Sostengono che l'accusa sia motivata politicamente e che non avrà un processo equo negli Stati Uniti. Sua moglie Stella Assange, un avvocato che ha sposato in prigione nel 2022, afferma che la salute del fondatore di Wikileaks è peggiorata negli ultimi due anni. «La sua salute è in declino, mentalmente e fisicamente. La sua vita è a rischio ogni singolo giorno che trascorre in prigione, e se verrà estradato, morirà», ha detto ai giornalisti la settimana scorsa.

 

Nonno (Fdi): «Mussolini fu uno statista e non rinnego il mio passato»
«In quel momento storico in Italia è stato uno statista, valutando l'aspetto storico. Ma sono state compiute cose gravissime come le leggi razziali. Sono da sempre vicino alla comunità ebraica. Sono l'unico a Napoli che promuove ancora oggi una borsa di studio sulla Shoah in una scuola di Pianura». A dirlo, in una intervista a La Repubblica, è il neo coordinatore di Fratelli d'Italia a Napoli, Marco Nonno. «Mi sono sempre dichiarato non fascista - prosegue - Ho militato nel Msi e in Alleanza nazionale. Non rinnegherò mai la mia appartenenza culturale a quel tipo di destra che partiva dal Msi che poi si è trasformata in An, dopo la caduta del Muro di Berlino e poi è diventata Fratelli d'Italia».

Condannato a seguito della rivolta contro la discarica a Pianura del gennaio 2008, Nonno fu costretto a dimettersi dal consiglio regionale campano, e alla domanda se Giorgia Meloni e il partito della premier non lo ritengano più "imbarazzante", Nonno ha risposto: «Al Senato c'è un'aula che hanno intitolato a Carlo Giuliani che era un giovane, purtroppo è morto, mentre stava lanciando un estintore contro una camionetta dei carabinieri. Io non ho fatto mai nulla di tutto questo. Sono stato fotografato mentre alzo le mani davanti ai carabinieri in segno di pace per non farli accedere a una discarica. Una discarica che la camorra voleva aprire e che la magistratura, dandomi ragione implicitamente, ha sequestrato e non fece aprire. La mia condanna per resistenza a pubblico ufficiale è una battaglia politica».