Accade oggi
Elly Schlein: «Giorgia Meloni non ha un programma. Dietro il nome, niente»
Il cdm prepara novità su e lavoro. Scontro Italia-Russia sulla nazionalizzazione di Ariston. Le scene cruente delle torture al Beccaria. Le notizie del giorno
'Sotto il nome niente', sale la polemica su 'Giorgia'
Dopo la 'discesa in campo' ufficiale della premier Giorgia Meloni, entra nel vivo la campagna elettorale e lo scontro tra partiti in vista del voto per le europee. Una sfida che, oltre a Meloni, vedrà in campo altri leader - da Schlein a Calenda - come confermeranno le liste che domani e dopodomani verranno depositate nelle corti d'appello. A tenere il banco delle polemiche è la decisione della presidente del Consiglio di farsi votare con il solo nome di battesimo.
Sulla scheda comparirà il nome 'Giorgia Meloni detta Giorgia' e scrivere soltanto il nome di battesimo non invalida il voto. In ogni caso «la presidente del Consiglio ha presentato il programma elettorale per le europee: dietro il suo nome il niente», attacca la segretaria del Pd Elly Schlein, secondo la quale «non c'è un'idea, non c'è una visione per l'Europa che serve alle persone». La leader dem farà "campagna elettorale non chiedendo il voto per me ma per il Partito democratico e per questa lista meravigliosa che abbiamo costruito insieme".
Tra i leader in lizza c'è anche Carlo Calenda, che però ammette: "Azione ha una lista di persone molto competenti". Mi candido "senza nessun piacere" ma "le liste che corrono con i leader hanno un supporto in più". Lascia ancora aperta la porta al dubbio, invece Matteo Renzi: "I partiti usano le candidature per contarsi in Italia, noi usiamo i nostri candidati per contare in Europa", dice il leader di Iv, ma la coordinatrice del partito, Raffaella Paita, spiega che su una sua eventuale candidatura "domani saprete tutto. Chiunque di noi si candiderà, comunque, andrà sicuramente in Europa. E questo vale anche per Renzi".
Non si candida invece il leader della Lega Matteo Salvini, ancora alle prese con le polemiche, interne ed esterne, sulla candidatura del generale Roberto Vannacci, che lo stesso Salvini cerca di blindare: quanto detto Vannacci sull'idea di classi separate per disabili "mi sembra una tempesta sul nulla, su parole che sono state volutamente fraintese". "C'è un'altra domanda?", glissa invece il vicepremier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, a chi gli chiede del generale, mentre afferma che "se vogliamo veramente rendere un servizio all'Italia dobbiamo spiegare che il voto più utile alle Europee è il voto a FI, perché in Ue la prima forza politica è il Ppe. È il Ppe a dare le carte. Più siamo forti nel Ppe più possiamo incidere sulle scelte europee. Le maggioranze cambiano, ma il Ppe c'è sempre". Lo stesso Vannacci, intanto, tenta la carta dell'ironia e si mostra sui sociale in una foto, rilanciata dal profilo della Lega, in cui indossa la maglietta con la campagna del Pd contro di lui, con il suo viso coperto dalla scritta 'Ignoralo'. I giochi per le liste sono ormai quasi fatti, comunque. Manca solo l'ufficialità che arriverà domani e dopodomani dal deposito delle candidature nelle corti d'appello.
Bonus per assumere giovani e donne e 100 euro a gennaio
Bonus per le assunzioni di giovani, donne e lavoratori svantaggiati, con sgravi per due anni. E un'indennità di 100 euro a gennaio prossimo per i dipendenti con redditi fino a 28mila euro. La premier Giorgia Meloni insieme a metà governo presenta ai sindacati le novità in arrivo sul lavoro e sul fisco, che andranno in Consiglio dei ministri alla vigilia della festa dei lavoratori. Mettendo sul tavolo un nuovo decreto primo maggio - come già ribattezzato - dopo che l'anno scorso in quella data furono approvate le norme sull'inclusione, con l'addio al Reddito di cittadinanza, sulle causali per i contratti a termine e sul taglio del cuneo fiscale fino a 7 punti.
Ora le nuove misure sono contenute nel decreto Coesione, che riforma le relative politiche in materia, e in un decreto legislativo, nell'ambito dell'attuazione della delega fiscale, domani all'esame del Cdm. L'obiettivo, come rimarcato da Meloni al tavolo con i sindacati, è quello di continuare a sostenere la crescita dell'occupazione, la riduzione della disoccupazione e degli inattivi, ovvero di coloro che non hanno un lavoro e neppure lo cercano, per farli rientrare nel mercato. E anche di difendere il potere d'acquisto delle famiglie e dei lavoratori, "segnatamente quelli più esposti".
In particolare, per il lavoro sono in arrivo misure per sostenere l'occupazione dei giovani, delle donne e di alcune categorie di lavoratori svantaggiati: con la riduzione degli oneri contributivi per i nuovi assunti per due anni. Accanto a queste sono previste disposizioni ad hoc per favorire l'avvio di nuove attività distinte per il Centro-Nord e il Mezzogiorno, spiega la premier. E inoltre si fanno spazio "azioni per riqualificare" i lavoratori di grandi imprese in crisi per favorire l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Sul fronte fiscale, sarà invece erogata a gennaio 2025 un'indennità di 100 euro per i lavoratori dipendenti, con reddito complessivo non superiore a 28mila euro con coniuge e almeno un figlio a carico, oppure per le famiglie monogenitoriali con un unico figlio a carico. Da qualcuno già definito "Bonus Befana".
Con il decreto Coesione il governo punta ad accelerare l'attuazione delle politiche di coesione che prevedono per l'Italia 75 miliardi di euro, di cui 43 miliardi di risorse europee. Fondi europei che vengono assegnati al Paese ogni sette anni. E che vanno spesi, destinandoli a politiche del lavoro, sociali e di sostegno alle imprese. Poco prima del confronto con le organizzazioni sindacali in vista del primo maggio, sempre a palazzo Chigi, la presidente del Consiglio e una delegazione del governo hanno incontrato Cgil, Cisl e Uil e la confederazione europea e internazionale dei sindacati per una consultazione in vista del vertice G7, in programma in Puglia dal 13 al 15 giugno.
Come di consueto, il Labour7, il formato che riunisce le organizzazioni sindacali delle nazioni G7 e dell'Ue, partecipa ai lavori formulando raccomandazioni ai leader e ai ministri del Lavoro e presentando le priorità dell'agenda: un'agenda che punti - si legge nella dichiarazione - alla crescita dell'occupazione, verde e di qualità, della sicurezza sul lavoro e dei salari. Presenti agli incontri i segretari generali di Cisl e Uil, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, per la Cgil i segretari confederali - non Maurizio Landini a Palermo per un'assemblea contro la mafia. Mercoledì intanto Cgil, Cisl e Uil si preparano a celebrare il Primo maggio sotto lo slogan "Costruiamo insieme un'Europa di pace, lavoro e giustizia sociale", che li vedrà prima a Monfalcone (Gorizia) per la tradizionale manifestazione e poi a Roma per il concertone che debutta al Circo Massimo.
Il governo italiano in pressing: «Mosca revochi la misura su Ariston»
Il governo italiano ha chiesto ufficialmente un passo indietro alle autorità russe dopo la nazionalizzazione dell'Ariston Thermo Group. All'ambasciatore Alexey Paramonov, convocato alla Farnesina, è stato espresso il "forte disappunto" per una misura che ha colpito le "legittime attività economiche di imprese straniere" in Russia. Il diplomatico però ha tenuto il punto, accusando Roma di "sacrificare gli interessi nazionali a pericolose avventure anti-russe". Il segretario generale della Farnesina Riccardo Guariglia, ricevendo l'inviato di Putin, ha chiesto "chiarimenti" sul caso Ariston affermando che si è trattato di un'operazione "che non trova fondamento nel diritto, tanto più che" è stata condotta "nei confronti di un'impresa che ha uno storico radicamento nel Paese e che non ha alcuna connessione con l'attuale situazione di crisi internazionale".
Per questo è stato espresso "l'auspicio che la Russia possa riconsiderare il provvedimento preso, essendo esso stesso qualificato da parte russa come temporaneo". Nel frattempo, il ministro Antonio Tajani "si riserva di approfondire le conseguenze della decisione russa insieme ai partner G7 e Ue e di valutare una risposta appropriata", ha fatto sapere il ministero degli Esteri in una nota al termine del colloquio. Ricordando che l'Italia si muove "in linea con i partner europei ed in particolare con la Germania". Perché anche Bosch, insieme con la filiale russa di Ariston, è finita sotto il controllo di Gazprom. La replica di Paramonov a Guariglia è stata una difesa a tutto campo dell'operazione.
Secondo l'ambasciata russa, alla controparte sono state fornite "spiegazioni esaurienti sulla legalità e fondatezza delle decisioni prese". E soprattutto, è l'affondo nei confronti di Roma, è stato rimarcato che la "responsabilità" per "il deterioramento delle relazioni economiche e commerciali" bilaterali "ricade interamente sulle autorità italiane". Il riferimento è alle "azioni ostili intraprese dagli Stati Uniti d'America e dagli altri Stati esteri volte a privare illegalmente la Russia, le sue entità giuridiche e varie persone fisiche del diritto di proprietà e/o a limitare tale diritto su beni situati nel territorio di tali Stati".
Dall'inizio della guerra in Ucraina la Russia ha posto sotto "gestione temporanea" i beni di una ventina di aziende occidentali (tra cui Danone e Carlsberg) giustificando queste iniziative come ritorsioni per le sanzioni occidentali. E Mosca, in questa fase, guarda con attenzione anche agli asset congelati in Europa, nel caso passasse la linea di utilizzarli per sostenere finanziariamente Kiev. Vladimir Putin, allo stesso tempo, dalla primavera del 2022 ha spinto sulla nazionalizzazione anche di industrie private russe, in nome della "sicurezza nazionale": dal tessile alle terre rare, dall'ottico-meccanica all'elettronica, nel segno di una quasi completa conversione ad un'economia di guerra. Del caso Ariston, oltre che Tajani, si sta occupando anche il ministro delle Imprese Adolfo Urso, che ha parlato con i vertici del gruppo, alla presenza del governatore della Marche Francesco Acquaroli. Nel colloquio Urso ha spiegato che il governo sta lavorando con l'Ue su "nuovi strumenti, nell'ambito del quadro sanzionatorio, volti a tutelare le imprese italiane ed europee interessate da analoghi atti di ritorsione da parte della Federazione Russa". A Bruxelles, a quanto si apprende, la Commissione ha messo sul tavolo anche altre proposte. Ad esempio, se una società viene confiscata o affidata in amministrazione temporanea in Russia, l'operatore europeo potrà agire dinanzi alle corti nazionali per aggredire i beni appartenenti ai soggetti che beneficiano del provvedimento di esecuzione forzata da parte dell'autorità russa. Se ne parlerà anche al 'tavolo Russia' convocato per giovedì da Tajani assieme a rappresentanti di Confindustria e ai dirigenti dei ministeri coinvolti.
Gli studenti della Columbia fanno irruzione nel campus dopo l'ordine di smantellamento
I manifestanti filo-palestinesi della Columbia University hanno fatto irruzione stamattina presto nell'edificio Hamilton del campus, sfondando una porta di vetro per spostare il loro accampamento all'interno, dopo che l'amministrazione dell'istituto aveva ordinato di smantellarlo. L'edificio, luogo storico delle proteste contro la guerra del Vietnam e contro il razzismo del 1968, è diventato il nuovo centro delle manifestazioni contro le azioni militari israeliane a Gaza.
Ieri la Columbia ha iniziato a sospendere gli attivisti studenteschi che si erano rifiutati di smantellare l'accampamento. Il presidente dell'Università Nemat Minouche Shafik ha affermato in un comunicato che giorni di negoziati tra organizzatori studenteschi e leader accademici non sono riusciti a convincere i manifestanti a rimuovere le decine di tende allestite per esprimere opposizione alla guerra di Israele a Gaza. L'ordine di smantellamento alla Columbia è arrivato mentre la polizia dell'Università del Texas ad Austin ha arrestato decine di studenti che avevano utilizzato spray al peperoncino durante una manifestazione filo-palestinese.
Blinken: "Ci saremo se Mosca vuole negoziare"
"Se la Russia mostrerà un sincero desiderio di negoziare per porre fine alla guerra in Ucraina, gli Stati Uniti saranno sicuramente presenti: lo ha detto il segretario di Stato americano Anthony Blinken in una conversazione con il presidente del World Economic Forum, Borge Brende, a Riad, secondo quanto riporta Radio Liberty. La fine della guerra dipende dal presidente russo Vladimir Putin, ha affermato Blinken: "Non appena la Russia dimostrerà di voler sinceramente negoziare, noi saremo sicuramente lì, e credo che anche gli ucraini saranno lì", ha aggiunto. "La fine della guerra dipende in gran parte da Vladimir Putin e da ciò che deciderà... Spero che Putin capirà il messaggio e dimostrerà la sua disponibilità a negoziati sinceri in conformità con i principi fondamentali che sono alla base della comunità internazionale e della Carta delle Nazioni Unite: sovranità, integrità territoriale, indipendenza", ha affermato Blinken.
Secondo il segretario di Stato americano l'aggressione della Russia si è trasformata in un fiasco strategico per Mosca, che ha dovuto compiere enormi sforzi per eludere i controlli e le sanzioni sulle esportazioni ed è stata costretta a riorientare la propria economia: una situazione che non può essere sostenuta a lungo termine. In generale, quindi, il Paese adesso è più debole economicamente e militarmente. Gli ucraini, intanto, sono uniti "come mai prima d'ora" contro la Russia, ha aggiunto Blinken e "la Nato è più forte e più grande". L'Europa nel frattempo "si è liberata della dipendenza dalle risorse energetiche russe in modo straordinario in soli due anni. Tutto ciò, a mio avviso, rappresenta un enorme fallimento strategico per la Russia. Spero che questo venga riconosciuto. Non appena la Russia dimostrerà di voler sinceramente negoziare, noi saremo sicuramente lì, e credo che anche gli ucraini saranno lì".
Torture al Beccaria, 'scene cruente' impresse nei video
La "scena cruenta" di un pestaggio su un detenuto di 15 anni, con i fotogrammi delle violenze riprese dalle telecamere interne, viene a galla da un'annotazione del 15 marzo scorso, redatta dal Nucleo investigativo regionale della Polizia penitenziaria e agli atti dell'inchiesta della Procura di Milano su torture e maltrattamenti nel carcere minorile Beccaria, che una settimana fa ha portato in carcere 13 agenti e alla sospensione di altri otto colleghi. Nell'annotazione si parla, in particolare, dell'episodio avvenuto l'8 marzo, una delle imputazioni contenute nell'ordinanza cautelare.
Quel giorno il 15enne, che in precedenza si era procurato tagli "sulle braccia", sarebbe stato prima "condotto fuori dalla cella" da quattro agenti e poi trascinato per le scale, "tirandolo anche dal braccio sanguinante", da uno di loro. Due degli agenti, poi, stando alle imputazioni, lo avrebbero spinto "contro il muro" e colpito "ripetutamente alla testa e al torace" fino a "farlo cadere a terra". A quel punto uno degli agenti lo avrebbe colpito, quando era a terra, "con numerosi calci".
Nell'informativa, agli atti dell'inchiesta dell'aggiunto Letizia Mannella e dei pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena e condotta anche della Squadra mobile, vengono ricostruite immagine per immagine le fasi delle presunte violenze e si legge che quei quattro agenti erano "in abiti civili", ossia senza divise. L'annotazione si basa sui "video tratti dal sistema di videosorveglianza" e mostra che verso le 18.57 gli "agenti conducono fuori dalla camera il detenuto", che si "oppone all'accompagnamento". Sono "nitidamente visibili alcune lesioni da taglio sanguinanti al braccio sinistro". Gli investigatori segnalano i nomi dei quattro agenti, poi arrestati o sospesi. Verso le 19.10 le telecamere riprendono il 15enne che torna verso la cella con una fasciatura al braccio, dopo essere stato medicato in infermeria. Prima, però, dopo che il ragazzo è stato portato fuori dalla cella, c'è "una sequenza di immagini da cui si coglie" che uno degli agenti lo "sbatte al muro, gli dà uno schiaffo", mentre lo "trascina e sbilancia con la mano destra". Il 15enne "cade a terra" e l'agente "insiste con un calcio sferrato con il piede sinistro". Un altro degli agenti poco dopo "si occuperà - si legge - di approntare il vitto per i ragazzi del gruppo". Operazione in cui verrà "aiutato dai ragazzi" detenuti.
Pure un'altra telecamera, si precisa nell'annotazione, ricostruisce "inequivocabilmente" il momento in cui l'agente "scaglia" il 15enne contro il muro e "gli sferra uno schiaffone". La scena "cruenta", tra l'altro, viene "visualizzata parzialmente anche" da una telecamera vicino all'infermeria: si vede "un materasso posizionato a terra" su cui il ragazzo "cade". Si vedono, poi, anche "quattro persone probabilmente sanitari che, sentito il trambusto, si spostano nel locale infermeria", dove è entrato il ragazzino. Infine, si legge ancora, dopo essere stato riportato in cella e dopo il passaggio in infermeria, il 15enne viene "nuovamente prelevato" da due agenti e portato in un "ufficio al piano terra" dove rimarrà "per circa otto minuti". Là, secondo l'informativa, non vi sarebbero state ulteriori condotte "violente". Intanto, oltre alle otto vittime accertate nell'ordinanza, le indagini si concentrano su altre presunte violenze (una decina i detenuti che saranno ascoltati) e pure sulle sospette omissioni e coperture di personale sanitario, educativo e dei vertici della struttura, tanto che sono indagate le due ex direttrici. Come persone informate sui fatti sono stati sentiti anche don Gino Rigoldi e don Claudio Burgio, ex ed attuale cappellano del carcere minorile. Oggi, infine, davanti al gip Stefania Donadeo, ha parlato anche per quasi due ore, cercando di difendersi, l'ex comandante della Polizia penitenziaria Francesco Ferone, sospeso e accusato di aver falsificato le relazioni.