Le proteste

Le tende per la Palestina riempiono le università italiane: «La nostra intifada contro le violazioni dei diritti dei palestinesi»

di Chiara Sgreccia   15 maggio 2024

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Da Bergamo a Palermo, passando per Bologna, Roma, Napoli e Milano: sono più di 15 gli atenei in mobilitazione. Le istituzioni non li ascoltano ma gli studenti non si fermano e lanciano la manifestazione nazionale del 1 giugno

Chiedono che le università del Paese interrompano gli accordi con atenei e aziende in Israele. Ma anche con le imprese che producono armi. Vorrebbero che gli atenei denunciassero l’aggressione militare israeliana sulla popolazione a Gaza. E che si schierassero apertamente per il cessate il fuoco nella Striscia, «per porre fine al genocidio»: sono gli studenti (e non solo) di tante università italiane - Bologna, Roma, Napoli, Milano, Padova, Brescia, Torino, Venezia, Firenze, Pisa, Palermo, Genova, Bari, Ravenna, Bergamo, Cosenza, Salerno - che hanno deciso di lanciare l’«intifada studentesca». Che hanno risposto alla richiesta dei collettivi studenteschi della Cisgiordania di internazionalizzare il sopporto al popolo palestinese.

 

Così le mobilitazioni - che già subito dopo l’inizio dei bombardamenti indiscriminati di Israele su Gaza riempivano le piazze e gli atenei di tutto il mondo, molto partecipate anche in Italia - hanno acquisito maggior forza e assunto una forma più strutturata. In particolare da aprile 2024 quando, dopo l’occupazione da parte degli studenti filo-palestinesi del campus della Columbia University di New York, sgomberato dalle forze dell’ordine che sono entrate dentro lo spazio universitario, si sono allargate a macchia d’olio in poco tempo: dagli Usa al mondo arabo fino all’Europa.

 

In Italia gli studenti avevano formalmente deciso di far iniziare «l’intifada studentesca» (la lotta degli studenti a supporto della popolazione a Gaza) il 15 maggio, il giorno della Nakba, lo sfollamento forzato di circa 800 mila palestinesi avvenuto nel 1948 a seguito della creazione dello Stato di Israele, per sottolineare le violazioni dei diritti umani e della dignità che si ripetono nel tempo e che gli abitanti della Striscia stanno vivendo di nuovo in questi mesi. «In questo giorno della Nakba il destino dei palestinesi è più in pericolo che mai: spossessati e sottoposti a sistematiche violazioni dei diritti umani sotto una brutale occupazione e, a Gaza, a rischio di imminente genocidio e alle prese con la carestia. Ecco perché, oggi, è più importante che in passato chiedere il diritto dei palestinesi al ritorno e ricordare al mondo che Israele sta negando loro tale diritto, in flagrante violazione del diritto internazionale, da oltre 76 anni», ha dichiarato Erika Guevara Rosas, direttrice delle ricerche e delle campagne di Amnesty International.

 

Ma nella maggior parte degli atenei l’acampada è partita in anticipo. I primi sono stati gli studenti dell’università di Bologna, coordinati dall’organizzazione Cambiare Rotta e dal movimento dei Giovani palestinesi, con il supporto dei collettivi locali, che lo scorso 5 maggio hanno piantato le tende in piazza Scaravilli, nel cuore della città universitaria. Subito dopo sono arrivate Roma, Napoli, Padova, fino a oggi: sono più di 15 gli atenei in cui gli universitari non solo hanno dato vita agli accampamenti ma organizzano assemblee pubbliche, proiezioni di film, spazi di dibattito e confronto tra studenti e docenti e con esperti e portavoce della cultura palestinese. Con l’obiettivo di aprire un dialogo con le istituzioni universitarie che, invece, nella maggior parte dei casi continuano a non ascoltare le richieste dei manifestanti. Oppure a cercare di silenziarle. Come è successo al Politecnico di Milano, ad esempio: «Oggi pomeriggio dopo quasi una settimana di tendata, ci siamo trovati le porte dell’ateneo sbarrate, senza alcuna possibilità di entrare, e l’università militarizzata. Troviamo inaccettabile che dopo mesi di mobilitazioni la risposta delle istituzioni sia la totale chiusura degli spazi. Che la rettrice Sciuto ci conceda un incontro e ascolti le istanze», hanno fatto sapere gli studenti. Che non hanno intenzione di fermare la lotta e annunciano una nuova data per una mobilitazione nazionale: «Il 1 giugno, per pretendere la rottura immediata di ogni rapporto tra Italia e Israele».