Conti dell'Italia e di altri 6 Paesi nel mirino della Ue. Altro stop dall'Egitto su Regeni. Seul contro l'accordo Kim-Putin. La morte di Satnam Singh, il bracciante sfruttato e abbandonato. Le notizie del giorno

Sull'Autonomia va in tilt il centro destra. La protesta dei governatori del Sud 

Sulla festa verde-Lega per l'Autonomia cala dal sud, sulla maggioranza di Giorgia Meloni, un'ombra azzurra. E' quella dei governatori forzisti scettici che oggi, subito dopo il via libera definitivo alla legge, non nascondono più dubbi, perplessità, prese di distanza. La mappa del consenso, d'altronde, è fresca di urne e parla chiaro: le Europee hanno segnato il sorpasso di FI sulla Lega, e il traino è arrivato proprio dalle Regioni del Mezzogiorno dove la differenza tra Azzurri e Carroccio è apparsa ben più marcata della media nazionale, che si è attestata al fotofinish attorno allo 0,6%. Nel sud non insulare, dicono i numeri, il partito che fu del Cavaliere ha staccato di 4 punti percentuale i salviniani: in Calabria - dove governa il forzista Roberto Occhiuto e il partito se la gioca quasi alla pari con FdI - il delta s'è avvicinato al 9%, mentre nell'altra grande Regione a guida azzurra, la Basilicata di Vito Bardi, è stato di circa 3 punti e mezzo. In quest'ottica dunque si può leggere oggi l'alzata di scudi dei due presidenti di Regione targati FI: il partito in ripresa al sud e seconda forza del centrodestra può rischiare di essere schiacciato - e proprio lì dove governa - nel gioco di equilibri tra le riforme più care agli altri due alleati, il premierato per FdI e appunto l'Autonomia per la Lega. 

Si teme, in prospettiva, un contraccolpo a livello locale. Una fuga di voti. Ecco dunque che il primo a reagire è stato proprio Occhiuto: «Temo - ha detto in mattinata - che il centrodestra nazionale abbia commesso un errore. Condivido la scelta dei deputati calabresi di FI che non hanno votato la legge». Più tardi correggerà la mira: «Nessun problema in FI. Io non ho mai sostenuto sia una legge spacca Italia, però per il sud sarebbe stato molto più utile se attraverso questa discussione si fosse arrivati al finanziamento dei Lep». E poi, ha aggiunto, «non si spiega la fretta»: nel programma del centrodestra, ha ricordato, c'è il premierato e c'è la giustizia che però «vedranno la luce tra tanti mesi». Perché invece per l'Autonomia «si doveva arrivare a un'approvazione così repentina?». Se lo chiede anche, nella vicina Basilicata, il collega forzista Bardi. Il tono è più formale, ma il concetto è lo stesso: «Condividiamo le perplessità in ordine all'accelerazione che si è voluta imprimere al processo legislativo, quando si sarebbe potuto migliorare ulteriormente il provvedimento». 

Un favore, fin troppo esplicito, alla Lega di Salvini? Bardi, peraltro, un possibile problema ce l'ha a stretto giro e sotto casa: nel capoluogo Potenza il candidato sindaco - leghista - del centrodestra Francesco Fanelli andrà a ballottaggio domenica prossima contro il rivale del centrosinistra Vincenzo Telesca, e i dem lucani stanno orientando la campagna elettorale in chiave anti-Autonomia: «Potenza - ha chiamato alle armi non senza enfasi il consigliere regionale Pd Piero Lacorazza - difenda l'Italia, Repubblica unica e indivisibile contro la 'secessione dei ricchi', dia un segnale al Paese». Bardi diffonderà anche lui, più tardi, una nota per sottolineare «il grande lavoro di Forza Italia per rendere il testo più vicino alle esigenze del sud. FI con in testa Tajani - ha aggiunto - è da sempre vicina alle esigenze del Mezzogiorno e lo testimonia il grande risultato elettorale che le regioni del sud hanno tributato al nostro partito». Sul fronte dem, ovvia l'opposizione di Vincenzo De Luca dalla Campania: «Non è un'Italia più giusta e forte, ma a rischio. Non ci saranno più le risorse per finanziare la perequazione. Chi è ricco sarà più ricco, chi è povero sarà maledetto nei secoli dei secoli». Molto prudente il commento che arriva invece dall'Abruzzo: con l'Autonomia bisogna «garantire pari diritti di cittadinanza e di sviluppo, di prospettiva futura per tutti i cittadini, dovunque essi vivano» ha affermato Marco Marsilio, meloniano. 

 

 

 

 

Conti dell'Italia e di altri 6 Paesi nel mirino della Ue

La Commissione Ue ha aperto la procedura per deficit eccessivo su Italia, Francia e altri cinque Paesi. E' un passaggio ampiamente atteso da Roma, che si tradurrà però solo a novembre nella raccomandazione formale sull'entità di aggiustamento richiesto. Con il Patto di stabilità, rivisto e ora di nuovo in vigore, segna però il fischio di inizio di un nuovo ciclo di attenzione sui conti pubblici. «Non dobbiamo confondere la cautela nella spesa con l'austerità», ha ammonito il commissario all'Economia Paolo Gentiloni. «La cautela nella spesa è necessaria nei paesi ad alto debito e deficit molto alto», ma l'Italia «ha un volume di fuoco possibile di investimenti senza precedenti» con il Pnrr e deve quindi «moltiplicare gli sforzi» sul Recovery. La procedura, per il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, «era ampiamente prevista». «Abbiamo un percorso, avviato dall'inizio del governo, di responsabilità della finanza pubblica sostenibile, che è apprezzata dai mercati e dalle istituzioni Ue, andremo avanti così». La relazione sulla procedura per deficit della Commissione andrà ora al Comitato economico finanziario, a luglio ci sarà la proposta della Commissione al Consiglio, poi al vaglio dell'Ecofin a giugno. Solo a novembre con il pacchetto di autunno, e assieme al parere sul documento programmatico di bilancio (da presentare entro il 15 ottobre), la Commissione farà la proposta sulla raccomandazione al Consiglio (all'Ecofin di dicembre) chiedendo concretamente di intervenire sui conti: un unicum nel semestre europeo, legato alla transizione al nuovo Patto. 

Il vero momento di svolta per i conti pubblici visti dall'Ue sarà infatti già venerdì 21 giugno, quando l'esecutivo comunitario darà le nuove 'traiettorie di riferimento', per far rientrare oltre al deficit soprattutto il debito (è previsto nel 'braccio preventivo' del nuovo Patto, mentre la correzione per deficit è nel 'braccio correttivo'). Il dato non sarà annunciato in teoria fino a novembre, quando Roma e gli altri Paesi dovranno presentare una proposta sul piani di spesa a 4 o 7 anni. Il think tank Brugel stima l'aggiustamento nei 7 anni per l'Italia dello 0,6%, corrispondente a circa 12 miliardi. Un'ipotesi verosimile, secondo quanto si apprende a Bruxelles, pur senza aggiornamenti sugli ultimissimi conteggi della Commissione. A politiche invariate, comunque, nel Def l'Italia prevede che già dopo il 7,4% del 2023 il deficit scenda al 4,3% del Pil nel 2024, al 3,7% nel 2025 e al 3% nel 2026. 

 

 

 

Altro stop dall'Egitto su Regeni: non manda testi in aula

Nuovo schiaffo dalle autorità egiziane all'Italia dove si sta cercando di arrivare ad una verità sulla morte di Giulio Regeni. Nei giorni scorsi, è emerso nell'udienza del processo a carico di quattro 007 accusati di avere sequestrato, torturato e ucciso il ricercatore friulano, la Farnesina ha trasmesso ai pm di Roma una nota della Procura Generale del Cairo in cui si afferma che è "impossibile eseguire le richieste di assistenza giudiziaria" per fare ascoltare quattro testimoni egiziani nel processo. Il procuratore aggiunto, Sergio Colaiocco, aveva infatti citato per l'udienza di mercoledì quattro testimoni: tra loro anche il sindacalista Said Abdallah, la coordinatrice di un Centro per i diritti economici e sociali, Hoda Kamel Hussein e Rabab Ai-Mahdi, la tutor di Regeni al Cairo. Alla luce dell'ennesimo rifiuto da parte delle autorità del Cairo, la Procura capitolina ha chiesto alla Corte d'Assise di potere acquisire le testimonianze dei testi "assenti" raccolte nel corso delle indagini. «Siamo in presenza di persone che non hanno scelto liberamente di non essere qui. Le abbiamo tentate tutte per portare i testi qui», ha spiegato davanti alla Corte d'Assise il rappresentate dell'accusa. Per i genitori di Giulio, che erano presenti nell'aula bunker di Rebibbia, «nonostante tutto l'impegno profuso dalla procura e nonostante le richieste formali che sono state poste in essere dalla Farnesina, è innegabile l'ostruzionismo egiziano che pare a questo punto insormontabile - hanno commentato per bocca del loro legale, Alessandra Ballerini - Un ostruzionismo che anche per le argomentazioni che abbiamo sentito dal pubblico ministero, è del tutto illegittimo. Quindi il problema è l'ostruzionismo egiziano». A suo modo il sindacalista degli ambulanti Abdallah, che tradì Regeni «vendendolo" ai servizi segreti egiziani, è stato il protagonista dell'udienza. In aula è stato, infatti, mostrato il video dell'incontro, avvenuto il 7 gennaio del 2016, tra lui e Giulio. Un filmato, di oltre due ore, ripreso da una telecamera nascosta che era stata posizionata dai servizi segreti sulla camicia del sindacalista. Un dialogo, doppiato da Stefano Accorsi e Pif, in cui Abdallah chiede, in modo insistente, notizie sull'attività di Regeni, sul progetto da 10 mila sterline finanziato dalla fondazione britannica Antipode e sul ruolo del ricercatore friulano. «Cosa sarebbe questa proposta - afferma Abdallah - non capisco di cosa si tratta. L'unica cosa che capisco è che ci sono 10 mila sterline. Bisogna stare attenti per non finire in galera». Regeni spiega che il denaro può essere «investito in qualche progetto, qualsiasi progetto non governativo ma affidato ai privati. Voglio che il sindacato possa tirare fuori dei guadagni e io sono in Egitto solo per la ricerca e non decido io sui soldi». Il video si conclude con Abdallah che chiama uno degli 007, imputato nel processo. «Ho parlato con il ragazzo, ho paura che il video potrebbe cancellarsi - afferma - ditemi cosa devo fare. Vengo da voi». Gli apparati di sicurezza egiziani erano, comunque, sulle tracce di Regeni già da giorni rispetto a quell'incontro. A metà dicembre del 2015 appartenenti ai servizi avevano acquisito, facendone copia, il suo passaporto. Sentito come testimone Onofrio Panebianco, colonello del Ros ha affermato che «dell'acquisizione parlano due testimoni. Gli apparati, in quello stesso periodo, oltre al documento - ha detto il teste - avevano acquisito copia del progetto su cui stava lavorando il ricercatore friulano».

 

 

 

Seul: "L'accordo Kim-Putin viola le risoluzioni dell'Onu"

La Corea del Sud ha espresso rammarico sul nuovo accordo firmato tra Russia e Corea del Nord che impegna i due Paesi alla cooperazione tecnologica militare "in esplicita violazione diretta" delle risoluzioni dell'Onu, nell'ambito del partenariato strategico globale salutato dalle due parti come un'elevazione a un grado superiore dei legami bilaterali. Il portavoce del ministero degli Esteri Lim Soo-suk, in merito ai risultati del vertice di mercoledì a Pyongyang tra il presidente russo Vladimir Putin e il leader nordcoreano Kim Jong-un, ha ammonito che il Sud "risponderà severamente a qualsiasi azione minacci la nostra sicurezza". Lim ha rimarcato "il rammarico per il fatto che, nonostante i ripetuti avvertimenti della comunità internazionale, Russia e Corea del Nord abbiano firmato un trattato di partenariato strategico globale e abbiano anche apertamente menzionato la cooperazione tecnologica militare, che viola direttamente le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite". Seul, ha proseguito il portavoce nel resoconto della Yonhap, "risponderà severamente a qualsiasi azione che possa minacciare la nostra sicurezza lavorando con la comunità internazionale, compresi i nostri alleati e le nazioni amiche". Lim ha aggiunto anche che il governo prevede di annunciare la sua posizione ufficiale sul contenuto del trattato alla fine della relativa analisi.

 

 

 

La morte di Satnam Singh, il bracciante sfruttato e abbandonato

Sfruttato e abbandonato. E' morto così Satnam Singh il bracciante di 31 anni di origine indiana lasciato in strada agonizzante dopo avere perso il braccio destro in un incidente sul lavoro avvenuto in un'azienda agricola di borgo Santa Maria, nella campagne della provincia di Latina. L'uomo è morto ieri mattina all'ospedale San Camillo di Roma, dove era ricoverato in prognosi riservata in gravissime condizioni dallo scorso lunedì pomeriggio. L'arto, staccato di netto da un macchinario avvolgiplastica nell'azienda agricola Lovato, era stato lasciato accanto a Singh poggiato su una cassetta della frutta, un dettaglio agghiacciante di una vicenda di ferocia e sfruttamento. Perchè Singh non aveva neanche un contratto regolare: il proprietario dell'azienda dove lavorava il bracciante, già indagato per lesioni colpose e omissione di soccorso, ora rischia di vedersi contestato l'omicidio colposo. Nessuno ha chiamato gli aiuti ma Singh invece è stato caricato su un pulmino e portato davanti la sua abitazione. A raccontarlo agli investigatori lo stesso datore di lavoro. E mentre il pullmino percorreva la strada verso Sant'Ilario la moglie del bracciante, anche impiegata nella stesa azienda, a bordo implorava di chiamare l'ambulanza. Ma inutilmente. Singh è stato scaricato letteralmente davanti casa poi i familiari hanno chiamato i soccorsi. I paramedici del 118 hanno affidato il bracciante indiano ad un'eliambulanza ed è stato trasportato d'urgenza al San Camillo dove stamane è morto. Il proprietario dell'azienda, assistito dagli avvocati Stefano Perotti e Valerio Righi, è stato ascoltato per diverse ore dai militari della compagnia di Latina, diretti dal maggiore Paolo Perrone. Da verificare se la volontà di non allertare i soccorsi sia legata all'irregolarità contrattuale o alla mancanza di permesso di soggiorno del lavoratore. Singh era arrivato in Italia insieme alla moglie, entrambi impiegati da due anni nella stessa azienda. Una vita come quella di tanti cittadini indiani che qui nella provincia pontina sono numerosi, impiegati nelle campagne o a negli allevamenti. Tanto lavoro, poche garanzie. La vicenda di Singh ha scosso e commosso. La Regione Lazio ha comunicato che si costituirà parte civile al processo contro i responsabili e pagherà i funerali. Non solo. E' stato convocato «d'urgenza un tavolo con le organizzazioni sindacali regionali sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro» anche alla luce delle imminenti ondate di calore che possono essere fatali per chi lavora piegato nei campi tantissime ore. Medita la costituzione di parte civile anche il sindaco di Latina, Matilde Celentano che ha scelto di indire il lutto cittadino ed esporre la bandiera a mezz'asta. La triste vicenda di Singh riapre il capitolo della piaga del caporalato. Coldiretti chiede «pene severe e rigorosi controlli che colpiscano il lavoro nero e lo sfruttamento, portando alla luce quelle sacche di sommerso che peraltro fanno concorrenza sleale alle imprese regolari». Cgil e Uil chiedono di «intervenire subito sul tema della sicurezza, emergenza tra le emergenze» e la Cisl chiede sia «garantita la dignità e la sicurezza del lavoro in tutti i settori produttivi». L'opposizione, con Pd e M5S, parlano di "atto bestiale" e «punto di non ritorno». Interviene anche il ministro del lavoro Marina Calderone che parla di un «atto di barbarie che deve essere perseguito in tutte le sedi" e manifesta l'impegno del governo «a fornire ogni più ampia assistenza alle autorità, così come stiamo facendo dalle prime ore per accertare i fatti e fare in modo che chi li ha commessi venga punito».