«Quando lo scopo diventa esistere a prescindere un movimento è finito». Il figlio del fondatore dei pentastellati esamina gli ultimi risultati e dice: «Oggi mancano i contenuti»

La rivoluzione si è interrotta, si è spenta. Quella spinta innovativa che il Movimento 5 Stelle avrebbe dovuto promuovere in politica svuotando Parlamenti come scatolette di tonno e annullando distanze tra popolo e potenti si è esaurita. Davide Casaleggio ne è convinto: del progetto pensato e voluto da suo padre Gianroberto e da Beppe Grillo resta un brand senza contenuti.

 

Il 9,99% di consensi alle ultime Europee è il dato peggiore per i 5 Stelle. Di chi è la colpa?
«Sicuramente non degli elettori».

 

Risposta diplomatica.
«Se non si interpreta la volontà degli elettori vuol dire che qualcosa si è sbagliato. Il tema principale è la costruzione di un’identità, di un brand ricco di contenuti che poi si declinano in azioni e regole. Oggi mancano i contenuti».

 

Giuseppe Conte è un brand senza contenuto?
«Il progetto originale del Movimento partiva dal basso, coinvolgeva le persone. Oggi c’è uno scollamento rispetto al brand originale e ai valori».

 

Lei accusa Conte di aver imposto un meccanismo centralizzato. È stato un errore scegliere lui o è stato Conte a tradire i valori dei 5 Stelle?
«Io non do colpe a Giuseppe Conte, credo solo che lui interpreti le organizzazioni per come lui vorrebbe portarle avanti».

 

Lei lo avrebbe scelto?
«Io personalmente no. Ma chi lo ha scelto? Il problema è il meccanismo della monocandidatura che si è ripetuto alle elezioni regionali, alle Europee, eccetera. Bernie Sanders dice che la rivoluzione non può essere fatta da impiegati: ci vogliono volontari appassionati. Ecco, noi invece dobbiamo pagare qualcuno per attaccare manifesti o distribuire volantini».

 

Ma senza Conte il Movimento 5 Stelle oggi resterebbe a galla?
«L’obiettivo di un movimento politico non è galleggiare, ma avere una missione. Quando lo scopo diventa esistere a prescindere un movimento è finito».

 

Conte è troppo progressista per lei?
«Non serve usare termini come “progressista” o “campo largo” se poi l’alleanza è sempre con il Pd. È un trucco semantico per aggirare il messaggio: “Decido io”. Non ne faccio una questione di legittimità, ma di sovranità della scelta. Non c’è più quel movimento che poteva diventare il Terzo Polo, come hanno fatto Renzi e Monti».

 

Però alle Europee non si è vista neppure l’ombra del centro…
«La vera polarizzazione non è stata tra destra e sinistra, ma tra astenuti e coloro che scelgono destra o sinistra».

 

Quindi gli astenuti sono tutti di centro, secondo lei?
«Chi si astiene, come ho fatto io, vuole una politica che lo ascolti e interpreti le sue scelte. Prendiamo per esempio i finanziamenti pubblici: oltre il 90% degli italiani è contrario a dare soldi alla classe politica e ai partiti. Ecco, i partiti se ne fregano».

 

Virginia Raggi sarebbe una leader migliore di Giuseppe Conte?
«Fino a quando parleremo di leadership personale resteremo a galleggiare».

 

Alle elezioni si votano le persone, però.
«La gente va a votare se sa di avere un impatto reale sul potere, non se si affeziona a una faccia».

 

Che ruolo ha Beppe Grillo nel Movimento 5 Stelle di oggi?
«Formalmente ne è il garante, ma spero che in futuro ogni garante sia affiancato da un’intelligenza artificiale. È la stessa che usiamo già nello sport, su campi da tennis e di calcio».

 

Come impatta l’Ia sulla politica? Ne parla nel suo libro “Gli algoritmi del potere – Come l’intelligenza artificiale riscriverà politica e società” edito da Chiarelettere.
«L’Ia permette di accelerare la scrittura di emendamenti, di studiarne la necessità e l’impatto. Il tema principale, lo testimonia l’intervento del Papa al G7, sarà etico, più che economico. Potrà affrontarlo solo chi avrà investito sull’intelligenza artificiale, gli altri lo subiranno».

 

Identità stravolte, fake news, propaganda: sappiamo difenderci dalle storture prodotte dall’intelligenza artificiale?
«Di solito quando nascono nuovi modi di comunicare, si crea subito una Commissione della Verità che impone limiti e non serve a niente. Per gestire questa rivoluzione serve sviluppare capacità critica e distribuire questa tecnologia a tutti».

 

La preoccupa l’ondata di estrema destra che ha travolto l’Europa?
«Onestamente vedo più bellicoso Macron che non Le Pen. Chi vuole la guerra sta a sinistra o a destra?».

 

Che cosa direbbe suo padre oggi del Movimento 5 Stelle?
«Sarebbe dispiaciuto, ma entusiasta di questa nuova tecnologia. È sempre stato curioso, si sarebbe appassionato al tema dell’intelligenza artificiale evitando di pensare al Movimento».