Accade oggi
La Destra urla al "complotto" contro Arianna Meloni
Il caso della possibile indagine contro la sorella della premier che agita la maggioranza. L'incontro in masseria tra gli alleati di governo. La convention dem con il passaggio di consegne tra Biden e Harris. La tregua a Gaza che si allontana. Le notizie del giorno da conoscere
Biden apre la convention dei democratici e passa il testimone a Kamala Harris
Joe Biden si congeda dalla leadership e passa ufficialmente il testimone a Kamala Harris che in poche settimane ha rimesso in carreggiata un partito in crisi d'identità e risollevato le sorti di un'elezione data per persa. L'anziano presidente apre la convention dei democratici a Chicago con un discorso di investitura della sua vice presentandola come una "leader eccezionale", unica garante in questo momento della democrazia e di quelle libertà che Donald Trump minaccia. "Il presidente spiegherà come, nella battaglia per l'anima dell'America, abbiamo assicurato che la democrazia prevalesse e ora, con Kamala Harris e Tim Walz, dobbiamo garantire che la democrazia venga preservata", ha riferito un consigliere di Biden. Nella mecca del basket e dei Chicago Bulls un tempo di Michael Jordan, lo United Center, il commander-in-chief rivendicherà anche le sue conquiste in questi quattro anni alla Casa Bianca - dai maxi investimenti sul clima alle infrastrutture e dalla sanità alla ripresa dell'economia dopo la crisi del Covid - e ne approfitterà per godersi l'ultimo abbraccio dei suoi sostenitori democratici.
Gli organizzatori hanno preparato per il pubblico dei cartelli con su scritto 'spread the faith', 'diffondi la fede', una tipica espressione di Biden. D'altra parte il presidente arriva alla convention alla fine di una settimana positiva per l'amministrazione, come ha sottolineato la Casa Bianca in una nota dove evidenzia la riduzione degli attraversamenti illegali alla frontiera col Messico, della criminalità, dell'inflazione e dei prezzi dei farmaci. Tutti risultati da sbandierare a Chicago per attaccare i repubblicani che, si sottolinea nel comunicato, hanno bloccato l'azione sul confine con il Messico e non hanno votato né il disegno di legge per finanziare le forze dell'ordine né quello per ridurre il costo dei farmaci. Nel primo giorno della kermesse democratica parleranno anche Hillary Clinton, che dopo tanti anni si ritroverà su un palco assieme a colui che voleva correre nel 2016 al suo posto ma che si vide preferire l'allora segretaria di stato da parte di Barack Obama, e la first lady Jill, la più strenua sostenitrice del marito, sempre al suo fianco.
Harris e il suo vice Tim Walz hanno trascorso la vigilia della convention a bordo di un autobus per le strade della Pennsylvania, uno stato strategico e ancora in bilico. Accompagnati dai rispettivi coniugi, Doug Emhoff e Gwen Walz, la vice presidente e il governatore del Minnesota hanno incontrato gli elettori nella contea di Beaver, dove il tycoon ha vinto nel 2020, e dove gli indecisi sono ancora tanti. Secondo un nuovo sondaggio del Washington Post-Abc News-Ipsos sul voto nazionale, la candidata presidenziale democratica guida 49% a 45% in un duello solo contro Trump, mentre includendo candidati terzi è al 47% contro il 44% del tycoon, con Robert F. Kennedy Jr. al 5%. All'inizio di luglio, il tycoon era al 43%, Biden al 42% e Kennedy al 9%. Tuttavia dato il margine di errore in questo sondaggio, che verifica solo il sostegno nazionale, il vantaggio di Harris tra gli elettori registrati non è considerato statisticamente significativo.
Trump, intanto, continua ad attaccare l'avversaria a testa bassa, accusandola di voler "portare il comunismo negli Stati Uniti" con tanto di foto truccata che mostra la democratica di spalle sul podio della convention di Chicago, davanti a una platea di delegati in uniforme con bandiere rosse e sullo sfondo una enorme drappo rosso con falce e martello. Attacchi senza nessun fondamento che comunque possono aver presa su un certo tipo di elettori ma che rivelano anche i timori dei repubblicani. Nei prossimi giorni Trump e il suo vice, JD Vance, inizieranno un controprogramma alla convention dem, con un comizio a York, in Pennsylvania.
Gaza. "Forti dubbi" sulla possibilità di un accordo
Termini "ambigui", nodi non secondari e tante "perplessità" da una parte, dall'altra la convinzione che la tregua a Gaza non sia mai stata così vicina. Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, è in Israele per una nuova missione per ridurre le distanze, "significative", tra Israele e Hamas sulla proposta di cessate il fuoco promossa dagli Usa nel tentativo di porre fine a più di dieci mesi di combattimenti nella Striscia di Gaza. I negoziatori americani, guidati dal capo della Cia William Burns, hanno presentato venerdì la proposta alle parti, nella speranza di concludere questa settimana i negoziati, ma - evidenzia il Washington Post - "restano forti dubbi".
Non sono motivati solo dalle parole arrivate sabato da Hamas, che considera un' "illusione" la dichiarazione di progressi nei colloqui ed è tornato ad accusare Israele di aver posto nuove condizioni. La proposta sostenuta dagli Usa e dagli altri mediatori, Qatar ed Egitto, prevede sei settimane di cessate il fuoco, il rilascio di decine di ostaggi israeliani e detenuti palestinesi nelle carceri israeliane, e il ritiro delle forze israeliane dai principali centri abitati di Gaza.
I principali punti controversi, secondo fonti diplomatiche citate dal giornale, sono stati l'insistenza israeliana nel mantenere una presenza militare lungo la cosiddetta 'Philadelphi Route', il 'corridoio' tra l'Egitto e la Striscia di Gaza, e la creazione di checkpoint per il controllo dei palestinesi che vogliono tornare nel nord di Gaza. Ci sarebbero anche questioni irrisolte sull'elenco dei detenuti palestinesi che verrebbero rilasciati da Israele. La riduzione della presenza militare israeliana (e non il ritiro delle truppe) lungo la 'Philadelphi Route' e un piano per affidare all'Autorità palestinese (sotto la supervisione israeliana) la gestione del valico di Rafah, al confine tra Egitto e Gaza, sarebbero i punti individuati per 'colmare' il divario, secondo un esponente di Hamas. E, scrive il Post, se anche si dovesse arrivare a un accordo ci sono "dubbi diffusi" che possa portare alla fine del conflitto a Gaza per le "ambiguità" del "linguaggio" del testo e, dopo il rilascio della maggior parte degli ostaggi da parte di Hamas nelle prime sei settimane di tregua, Israele e Hamas dovrebbero avviare negati per un cessate il fuoco duraturo. Ma, dicono i diplomatici citati dal giornale, se Israele 'vedesse' il fallimento dei colloqui potrebbe riprendere le operazioni militari a Gaza. E al Post il portavoce di Hamas Sami Abu Zuhri ha chiarito che "non ci sono garanzie o impegni per fermare la guerra dopo l'attuazione della prima fase dell'accordo". "E - ha concluso - perché dovremmo fare un accordo che non porta alla fine della guerra?".
Meloni vede Salvini e sente Tajani. Punta su Fitto in Ue
Giorgia Meloni incontra Matteo Salvini in masseria a Ceglie Messapica e poi chiama telefonicamente, insieme al leader della Lega, Antonio Tajani, in queste ore a Fiuggi. Colloqui "conviviali" li definisce la premier conversando con l'Ansa, ma forse utili per fare un primo punto della situazione in vista della ripresa e per concordare il vertice a Roma per il il 30 agosto. Da quel momento si entrerà nel merito di diverse questioni aperte, tra queste le nomina Ue, ma anche il nodo delle nomine Rai e il delicato dossier, già aperto in sede ministeriale, della manovra. Il tenore convivale nella masseria (tra gli altri era presente anche il presidente della Camera Lorenzo Fontana accompagnato dalla famiglia) non esclude comunque che sui principali argomenti sul tappeto possa essere stata fatta una prima riflessione - si ragiona in ambienti della maggioranza - a partire dall'Europa. La premier tesse dunque la trama anche in questi giorni di relax vacanziero per sciogliere nel miglior modo possibile, alla ripresa, i nodi aperti, a partire dalla scelta del commissario europeo. Saldo in pista è Raffaele Fitto. E di subordinate, in una fase delicata di trattativa, non ci possono essere. Anche se, tra gli altri, circolano anche il nome di Elisabetta Belloni, diplomatica di rango e ora direttrice del dipartimento informazione per la sicurezza del governo, così come quello di Roberto Cingolani, ministro della transizione ecologica con Mario Draghi e attuale ad di Leonardo.
Al di là dei rapporti diretti della premier con Ursula Von der Leyen, ritenuti decisivi per qualsiasi soluzione, ci sono due fattori che avranno un loro peso nelle scelte finali per la squadra dei commissari, si ragiona in ambienti della maggioranza. Il primo,riguarda il ruolo dell'Italia come paese fondatore dell'Ue; il secondo, più problematico, il posizionamento della Francia di Emmanuel Macron, della Germania di Olaf Scholz e della Polonia di Donald Tusk. In questo quadro, si inserisce il lavoro costante, al momento sottotraccia, della premier.
L'Italia punta in alto con Fitto e con l'obiettivo di deleghe forti come quelle che coinvolgono la gestione del Pnrr o l'agricoltura. Sicuramente, obiettivi non semplici da raggiungere. Anche se, si ricorda ancora, il nostro commissario uscente, Paolo Gentiloni, lascerà il posto al nuovo rappresentante italiano dopo aver gestito le deleghe per gli affari economici e monetari. Deleghe comunque di peso che non mettono sul piatto la possibilità di perdere peso specifico con la nuova amministrazione. In questa logica, da Roma ci si attende un segnale forte da Bruxelles. E forse molto dipenderà anche dalle capacità di mediazione della presidente della Commissione che potrebbe tra l'altro decidere di affidare all'Italia delle deleghe specifiche che riguardano le competenze della presidenza, si ragiona ancora nella maggioranza che non smette di ricordare quanto i rapporti personali tra Meloni e Von der Leyen siano decisamente migliori rispetto a come vengono dipinti dalla stampa.
La partita è dunque apertissima e si giocherà fino all'ultimo istante, tra le due leader, Giorgia e Ursula. Resta il fatto - si rimarca in ambienti di governo - che Roma farà tutto il possibile per centrare gli obiettivi che considera prioritari e appropriati rispetto al peso del nostro Paese in Europa. In questo quadro potrebbero essere stati fatti in masseria alcuni ragionamenti sui possibili futuri assetti di governo nel caso in cui Fitto dovesse traslocare a Bruxelles. E su un punto sembra chiara, da tempo, la posizione della premier, si racconta in ambienti di maggioranza: non sarebbero previsti rimpasti o rimpastini, quindi più probabile un interim che sarà assunto dal presidente del Consiglio. Sullo sfondo la partita delle nomine Rai su cui la Lega insisterebbe per ottenere un direttore generale,o la poltrona pesante del direttore del Tg1 :una partita complessa e quanto pare ancora aperta.
"Attacchi ad Arianna Meloni come per Berlusconi". L'ira di Giorgia Meloni
"Vogliono indagare Arianna Meloni": il titolo che ha aperto ieri la prima pagina del Giornale ha agitato da subito le vacanze della premier Giorgia Meloni. L'allarme, firmato dal direttore Alessandro Sallusti, ipotizza che un asse fatto da quotidiani ostili, sinistra e pm militanti stia tramando contro la sorella della premier. Alla guida della segreteria politica di Fratelli d'Italia, Arianna potrebbe essere presto indagata - è l'sos del Giornale - per traffico di influenze sulle ultime nomine del governo. Provando così a minare la tenuta dell'esecutivo dal fianco più intimo. Dalla masseria pugliese dove le due sorelle sono in vacanza è Giorgia Meloni a intervenire facendo sentire tutta la sua ira. "Purtroppo reputo molto verosimile quanto scritto oggi da Sallusti", dice la presidente del Consiglio definendolo "gravissimo se fosse vero" e paragonandolo a "uno schema visto e rivisto soprattutto contro Silvio Berlusconi". Ossia "un sistema di potere che usa ogni metodo e ogni sotterfugio - spiega - pur di sconfiggere un nemico politico che vince nelle urne la competizione democratica". Quindi dopo aver "setacciato la vita mia e di ogni persona a me vicina, senza trovare nulla", la "peggior politica" è passata a "mosse squallide e disperate" come quella contro la sorella. "Ma in fondo - chiude il ragionamento la premier - sarebbe anche un buon segno, perché queste mosse squallide e disperate da parte della peggiore politica significherebbero solo che stiamo smontando il sistema di interessi che tiene in ostaggio l'Italia da troppi anni. Quindi, avanti a testa alta, con ancora maggiore determinazione".
A parte la difesa di sangue, è la famiglia politica della dirigente di Fratelli d'Italia - dai capigruppo ai sottosegretari ai soldati semplici di partito - a fare quadrato. E dalla trincea, parte l'attacco: obiettivo del complotto - si scaldano i meloniani, a partire dal fedelissimo Giovanni Donzelli - è provare a fermare il governo e le sue riforme, oltre a "inquinare la democrazia". L'accusa di Donzelli, lanciata tutto d'un fiato in un video sui social, è che "una cospirazione di giornalisti, politici di sinistra e magistrati compiacenti" stia accerchiando Arianna con "un colpo basso e surreale", non essendo riusciti a colpire la premier.
FdI quindi avverte: "Non passerete'" rivolgendosi ai "mestatori di professione" non meglio specificati né indicati. Eppure nell'editoriale di Sallusti qualche nome c'é. Di politici legati a Matteo Renzi. Il giornalista parte dall'insistenza "morbosa" e "oggettivamente sproporzionata" rivolta a Meloni senior con articoli e retroscena che puntano a dimostrarne - è il ragionamento - il ruolo di grande manovratrice delle partite statali più delicate. Fin qui la stampa. Poi la politica, con l'applicazione del 'metodo Palamara', sostiene ancora Sallusti. Che cita le interrogazioni chieste dalle parlamentari di Italia viva, Raffaella Paita e Maria Elena Boschi, per vederci chiaro su un eventuale coinvolgimento della Sorella d'Italia su nomine Rai e di Ferrovie dello Stato. All'ora di pranzo la replica Renzi. "Le sorelle Meloni vedono i fantasmi?", è l'incipit del suo lunghissimo tweet, che continua sarcastico: "Vi immaginate? Io che organizzo complotti assieme ai giudici (io!) perché arrivi un avviso di garanzia!". Poi insinua: "O le sorelle Meloni sanno qualcosa che noi non sappiamo e che capiremo nei prossimi mesi oppure qualche panzerotto è andato di traverso: dentro FdI c'è troppo nervosismo". Ripete di essere garantista e "non giustizialista come quelli di FdI" e difende i suoi che, con le interrogazioni, hanno fatto quello che fa l'opposizione. Ad alzare i toni, è anche un altro storico esponente di destra come Fabio Rampelli, oggi alla vicepresidenza della Camera. Che intravede uno stile mafioso nella macchina del fango contro Arianna, attivata da qualche procura: "è un metodo più o meno in voga tra le cosche quando, impossibilitate a colpire i boss, i clan rivali fanno rappresaglie sui 'famigli", dice. Nel resto del centrodestra pro Arianna si schierano Andrea Crippa della Lega e Raffaele Nevi di Forza Italia: per il primo "lo scenario descritto preoccupa perché è verosimile; per il secondo "è il vecchio vizio della sinistra di infangare gli avversari politici".
Spataro: "Complotto contro Arianna Meloni? Fantasie ridicole"
"Ero inizialmente convinto che stesse scherzando. L'umorismo può appartenere a tutti. Poiché di questo si tratta, fantasie che fanno sorridere più che arrabbiare". Così a Repubblica l'ex magistrato Armando Spataro commenta il caso Arianna Meloni. L'ipotesi che si tratti di un complotto, afferma, "non sta né in cielo né in terra e bisogna avere la serietà di evitare simili richiami perché è come far ricorso alla teoria del 'non si può escludere che...', che autorizza a pensare che possono volare anche gli elefanti".
A Sallusti, dice ancora, "mi viene il dubbio che non abbia giovato l'aver scritto due libri con Palamara. Nel primo sono stati capaci anche di gettare fango su di me affermando falsità assolute, tanto che Palamara si è scusato, la Mondadori ha versato una somma ovviamente destinata in beneficienza, tutti i giornali hanno corretto la bugia, eccetto il Giornale di Sallusti che non ha neppure chiesto scusa. A buttare fango tutti sono buoni, non a rimuoverlo quando è doveroso". "Insieme alla magistratura si offendono i mondi dell'informazione e della politica senza il minimo distinguo. Può accadere che anche i giudici siano talvolta capaci di portare avanti inchieste senza basi solide, così come la stampa spesso pubblica notizie prive di seri riscontri. È necessario che tutti si sappiano muovere con professionalità e che l'informazione, anche quella tv, adotti le regole del vero giornalismo d'inchiesta". Sul fatto che i meloniani siano convinti che l'attacco alla sorella della premier sia vero, Spataro dice: "M'interessa davvero poco ciò che pensano. Li inviterei a vedere meno film comici e a leggere buoni libri".