Il caso

Giuseppe Conte core ingrato: «Ha stravolto tutto, non si prende la colpa del tracollo». L'attacco degli ex parlamentari al capo MS5

di Susanna Turco   7 agosto 2024

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Nuovo capitolo della contesa tra Beppe Grillo e l’ex premier. Undici grillini, che non votarono la fiducia a Draghi, gli rimproverano di tutto. Perfino la costituente: «Una pratica da vecchi partiti». E intanto il senatore Trevisi passa a Forza Italia

La giornata era cominciata coi violini: le flautate parole dichiarate da Giuseppe Conte quasi alle due di notte, all’uscita dall’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari sul «processo costituente che ci entusiasma enormemente», sul «buon clima, di confronto autentico, schietto, sincero e veramente con una compattezza nella condivisione dello spirito». È durata poco. Su compattezza e condivisione magnificate dall’ex premier, prima dell’ora di pranzo si è abbattuta una lettera ancora più schietta e radicale, firmata da undici ex parlamentari dei Cinque stelle – furono tra coloro che non votarono la fiducia al governo Draghi, lo strappo col Movimento si consumò lì – che apre un nuovo capitolo nello scontro tra Conte e Beppe Grillo, ovviamente lato Grillo. La missiva è infatti tutta una violenta presa di posizione anti-contiana, con una serie di riferimenti a Cartesio e Voltaire dietro cui si riconosce la cultura di un volto storico dei grillini, Nicola Morra, professore di Filosofia ed ex presidente dell’Antimafia, uno dei firmatari della lettera insieme con l’ex sottosegretario Alessio Villarosa, che giorni fa ha incontrato Grillo, ed Elio Lannutti, Rosa Silvana Abate, Ehm Yana Chiara, Jessica Costanzo, Emanuele Dessì, Michele Sodano, Simona Suriano, Raffaele Trano e Andrea Vallascas.

 

Con un incipit di fuoco, che parte non a caso dalla definizione di cosa sia l’«ingratitudine», gli 11 ex grillini rimproverano a Conte, definito fra l’altro «smemorato», di non essersi preso la responsabilità del flop alle elezioni europee: «Come può un leader che ha guidato il Movimento dal 32,7 per cento al 9,99 per cento non assumersi minimamente la colpa di questo tracollo? Sembra sentirlo: “Sono tutti responsabili tranne me!”». Bollano come «fantasie» l’organizzazione territoriale immaginata da Conte, parlano di una situazione di «puro caos e protagonismo narcisista», di un Movimento «completamente stravolto», «indebolito e diviso, avendo fallito il suo progetto di rivoluzione culturale, sempre più inconsapevolmente strumento del sistema». Bocciano senza appello il suo progetto dell’assemblea costituente: «Riecheggia le pratiche dei vecchi partiti che si volevano pensionare». Attaccano persino il sistema mediatico che ha sostenuto Conte: «Gli elettori hanno abbandonato il soggetto politico, anche se fior fiore di direttori di giornali hanno incensato il professore Conte come l'unto del Signore, l'uomo della Provvidenza, il risolutore dei problemi delle persone umili e dei lavoratori silenziosi». Definiscono infine «grottesco» lo scontro con Grillo, finendo per imputare a Conte anche l’appoggio al governo Draghi nel febbraio 2021 che, a onor del vero, all’epoca fu una scelta voluta dal Garante e sostanzialmente subìta dall’ex premier (indimenticabile quella mattina in cui si presentò col banchetto e i microfoni fuori da palazzo Chigi).

 

Come andrà a finire? Chi conosce le dinamiche tutt’altro che elefantiache del Movimento e sa il grado di temperatura che ha raggiunto lo scontro al vertice, non esclude nulla. È intanto da segnalare proprio in queste ore l’addio di Antonio Trevisi, senatore eletto in Puglia. Passa armi e bagagli in Forza Italia, diciassette anni dopo il suo primo Meet Up: «Sento «ormai indispensabile superare questa situazione di disagio e di stallo dovuta alla crisi politica che sta attraversando il Movimento», scrive Trevisi su Facebook, «e la mia azione politica non riceve nessuna visibilità dall’attuale gruppo dirigente pentastellata», cioè da Conte: in Forza Italia, al contrario ha «ricevuto elogi per il lavoro svolto». Sarà responsabile regionale per l’energia.