Politica
28 luglio, 2025Perché per la prima volta da anni, qualcuno dentro la Lega teme davvero che il leader più ascoltato non sia più il leader ufficiale
Nelle feste estive della Lega c’è un nome che ricorre sempre più spesso: Roberto Vannacci. Un nome che mette insieme curiosità, entusiasmo e, soprattutto, timore. Perché a tre mesi dal congresso che lo ha consacrato vice di Matteo Salvini, l’ex generale continua a essere vissuto come un corpo estraneo dai vecchi dirigenti del Carroccio. E il suo successo, dicono in molti, rischia di trasformarsi in un’Opa sul movimento.
Lo si vede chiaramente nei numeri. Mentre alle serate con Salvini – raccontano fonti locali – le file si accorciano e le platee si fanno più rade, quando sul palco sale Vannacci si registra quasi sempre il tutto esaurito. Non è solo questione di numeri, ma di linguaggio e d’identità. «Vannacci parla diretto, usa parole forti, a volte divisive. Ma è proprio questo che piace a una parte del nostro mondo», osserva un deputato. Salvini, invece, appare più istituzionale, a tratti appannato dopo anni passati a guidare la Lega e a reggere i delicati equilibri di governo.
Così, nelle feste tradizionali che per decenni hanno scandito l’estate del Carroccio, le differenze diventano visibili. Le serate con i big attirano ancora militanti e amministratori, ma manca la spinta popolare di qualche anno fa. Con Vannacci, invece, si vedono anche volti nuovi: curiosi, simpatizzanti, elettori indecisi. Il “pericolo Vannacci” diventa allora uno degli argomenti più gettonati. «Non è che voglia fare il golpe domani – scherza un consigliere regionale – ma è evidente che un pezzo di base lo vede già come leader». A preoccupare è la rapidità con cui Vannacci ha costruito una sua forza: un tour continuo sul territorio, una presenza costante sui social, una retorica che punta dritta a temi identitari e a slogan semplici, immediati.
Per ora, Salvini osserva, senza mai rompere pubblicamente con il suo vice. Anzi, ne difende l’autonomia. Ma dentro la segreteria la linea è chiara: il leader resta lui. «Non ci saranno cambi di rotta», assicurano fonti vicine al Capitano. Tuttavia, il clima resta teso. La crescita di Vannacci, raccontano, viene seguita con attenzione anche da altri alleati del centrodestra, consapevoli che l’equilibrio interno alla Lega potrebbe cambiare. Perché per la prima volta da anni, qualcuno dentro la Lega teme davvero che il leader più ascoltato non sia più il leader ufficiale.
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