Politica
14 ottobre, 2025La spinta del vicesegretario non c'è stata: il Carroccio fermo al 4,4% (il risultato peggiore in regione dal 2010), due punti sotto Forza Italia. Tomasi: "Se i numeri sono questi, qualcosa non ha funzionato". L'ex capogruppo leghista Galli: "Dovrebbe prendere la valigia e andarsene"
La “tradizione storica di sinistra”, in Toscana, “è difficile da scalfire”. Lo ammette anche Alessandro Tomasi, il candidato del centrodestra che, all’indomani del voto che ha premiato (ancora) Eugenio Giani, in un’intervista a Repubblica prova ad analizzare il voto toscano. Ma a destra, dove sorride Fratelli d’Italia (27%) e possono essere soddisfatti anche in Forza Italia (6,2%), il dato principale è il crollo della Lega, nonostante (o forse a colpa) la spinta di Roberto Vannacci.
Tomasi: "Se i numeri (della Lega) sono questi, qualcosa non ha funzionato"
Tomasi, che da sindaco di Pistoia ha interpretato il volto moderato dei meloniani e che in campagna elettorale si è scontrato diverse volte con il vicesegretario del Carroccio, nonostante non gli interessi “dare colpe” perché “le responsabilità sono sempre le mie”, riconosce che “se i numeri (della Lega) sono questi, evidentemente qualcosa non ha funzionato. Ma l’analisi — ha aggiunto — spetta a quel partito, non a me. Se ne occuperanno loro di valutare come hanno deciso di impostare la campagna elettorale e di come comporre le liste”.
Lega mai così in basso in Toscana dal 2010
Matteo Salvini aveva affidato a Vannacci la campagna elettorale, con la speranza che la popolarità del suo vice potesse attrarre voti in una regione tradizionalmente “rossa”. E invece è andata “al contrario”, per prendere in prestito il titolo del celebre libro con cui Vannacci è salito alla ribalta: il Carroccio si è fermato al 4,4%, due punti percentuali — nel derby della coalizione di centrodestra — sotto a Forza Italia. Un risultato ancor più deludente se lo si confronta alla scorsa tornata elettorale del 2020 in cui la Lega, che esprimeva la candidata presidente Susanna Ceccardi, era quasi arrivata al 22%. Nel 2015, con Claudio Borghi candidato, prendeva il 16%. E nel 2010, quando era una Lega ancora a trazione lombardo-veneta, raggiungeva comunque un punto percentuale in più rispetto alle ultime elezioni.
Le proteste nel partito
E nel partito, il tonfo toscano riaccende i malumori per il sempre più grande protagonismo vannacciano, che ha portato la Lega. “Le elezioni potevano restituire un Vannacci vincente o un Vannacci perdente. E mi sembra che il risultato sia eloquente”, dice sempre in un’intervista a Repubblica Giovanni Galli, ex capogruppo leghista in Regione “declassato” da capolista proprio da Vannacci. È evidente, per Galli, che la responsabilità è tutta di Vannacci: “Ha fatto le scelte, stilato le liste, impostato la campagna elettorale. Nessuno conosceva gli altri candidati, a parte Mossuto. Erano figure immaginarie. Ora il responsabile dovrebbe prendere la valigia e andare a occuparsi di altro, dicendo 'Ho sbagliato”’.
Come sono andati i partiti di centrosinistra
A sinistra, invece, il grande vincitore — con il 34,5% dei consensi — è il Partito democratico. Al risultato negativo per il Movimento 5 stelle, fermo al 4,3% (ora la speranza è tutta in Roberto Fico in Campania), fa da contraltare il buon risultato di Casa Riformista (8,8%), lista promossa da Matteo Renzi e che aveva al suo interno civici, Italia Viva, +Europa il Partito socialista. Segue, poi, Alleanza verdi-sinistra con il 7%.
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
L'onda lunga - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì 10 ottobre, è disponibile in edicola e in app