La sua ricandidatura, per quanto fosse il presidente uscente, non era affatto scontata. Tant’è che Eugenio Giani, il presidente della Toscana che aveva respinto l’avanzata della Lega nel 2020, ha dovuto guadagnarsi la fiducia del Nazareno, finanche digerendo un complesso accordo con il Movimento 5 stelle, che fino a ieri è stato all’opposizione della sua giunta. E su alcuni dossier farà ancora ostruzione, come l’allargamento dell’aeroporto di Firenze. Ma dopo le scoppole prese dal campo largo nelle Marche e in Calabria, se il centrosinistra può finalmente festeggiare è merito anche suo. 

La Toscana, che da quando è stato introdotto il sistema di elezione diretta del presidente è sempre stata rossa, non cambia colore. E la vittoria, il 13 ottobre, va riconosciuta a un presidente di 66 anni, da 35 in politica, con il dono dell’ubiquità. La sua capacità di essere presente su tutto il territorio in qualsiasi momento dell’anno è sfociato in una campagna elettorale permanente. E come quasi cinque anni fa successe avversando Susanna Ceccardi, anche questa volta l’enfant prodige della destra è stato sconfitto. Alessandro Tomasi, volto moderato di Fratelli d’Italia e sindaco di Pistoia, era la carta migliore che la maggioranza di governo potesse spendere in Toscana: giovane, forte nel capoluogo di provincia, una scommessa per la futura classe dirigente che qui vede in Giovanni Donzelli il suo referente. 

Sul fronte della Lega, Matteo Salvini ha deciso di schierare direttamente Roberto Vannacci per la gestione della campagna elettorale. Non è servito e il Carroccio, forza trainante qui in Toscana nella precedente tornata, è finito persino sotto Forza Italia, all’ennesima conferma come secondo partito della coalizione di centrodestra.