Politica
29 ottobre, 2025La deputata di Italia viva al Corriere della Sera dopo l'ennesimo caso di sito sessista: "Fermare, colpendolo nel portafogli, chi anima questi siti con la chiara intenzione di far soldi. Poi bisogna rendere più consapevoli i consumatori di questo genere di immagini”
Dopo il nuovo caso di siti sessisti con donne spogliate con l’intelligenza artificiale, ora le vittime passano alle vie legali. E, come spiega oggi — 29 ottobre — Maria Elena Boschi in un’intervista al Corriere della Sere, potrebbero farlo collettivamente. "Sto valutando di chiedere i danni, magari anche con un'azione collettiva: è un tentativo di fermare, colpendolo nel portafogli, chi anima questi siti con la chiara intenzione di far soldi. Poi bisogna rendere più consapevoli i consumatori di questo genere di immagini”, dice la capogruppo di Italia viva alla Camera.
"Abbiamo suggerito di ispirarci al modello di altri Paesi”, continua Boschi ipotizzando la possibilità di “obbligare a citare in modo chiaro che si tratta di immagini artefatte”, oltre che “costringere gli utenti a dare le loro generalità e rivelarle”. Perché “chi è morbosamente attratto, sapendo che rischia di finire in una lista pubblica con i nomi indicati, di sicuro userebbe maggior prudenza e verificherebbe meglio se le immagini sono vere e se le donne sono d’accordo".
"Spogliare — prosegue la deputata —, accostare a una ballerina di lap dance (a me è successo anche questo), serve a sminuire sotto il profilo professionale. E infatti anche quando me ne sono occupata nel Consiglio d'Europa, in Commissione pari opportunità, saltava agli occhi, le vittime di queste mistificazioni sono soprattutto donne. E a volte a utilizzare questi sistemi sono anche i canali unofficial di reti che fanno politica. Con obiettivi politici”.
Ma a che punto è il governo con il contrasto al sessismo? ”Penso che con le limitazioni alla educazione sessuo-affettiva nelle scuole, con l'allentamento delle regole contro le pubblicità sessiste, abbia assunto la direzione opposta rispetto a quella che avrebbe dovuto. L'Italia è indietro rispetto alla gran parte del resto d'Europa su questo tema", conclude Boschi.
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