Politica
17 novembre, 2025"Ritengo opportuno ritirare l’emendamento che avevo presentato alla legge di Bilancio, dove per ragioni oggettive mancano le condizioni per una discussione approfondita ed ampia", ha detto il meloniano Gelmetti. Ma la proposta di modifica verrà presentata con un ddl ad hoc
"Ritengo opportuno ritirare l’emendamento che avevo presentato alla legge di Bilancio, dove per ragioni oggettive mancano le condizioni per una discussione approfondita ed ampia". Così il senatore di Fratelli d’Italia, Matteo Gelmetti, ha annunciato il ritiro dell’emendamento da lui stesso presentato per obbligare i lavoratori ad aderire agli scioperi dei trasporti per iscritto e una settimana prima. Ora il passo indietro, quindi, con l’obiettivo di arrivare ad “un disegno di legge più articolato” sul tema "per il quale sono sicuro che sarà possibile quel confronto che adesso mancherebbe".
La proposta dell’emendamento era stata giustificata in precedenza dal senatore Fdi con un riferimento ai danni causati agli utenti. “Oggi il solo annuncio di uno sciopero, anche da parte di una sigla sindacale minore, comporta che le aziende di trasporto siano costrette a ridurre del 50% il servizio. Questo qualunque sia il reale livello di adesione allo sciopero stesso. Così capita che ad adesioni sindacali irrisorie corrispondano comunque grandissimi disagi per gli utenti. Un vero e proprio fenomeno di dumping degli scioperi che penalizza soltanto gli italiani e non le aziende, visto che il trasporto pubblico è finanziato con risorse dello Stato", aveva dichiarato Gelmetti.
Sul tema è intervenuto anche il capogruppo di Forza Italia al Senato Lucio Malan, che ha annunciato che una proposta di legge riguardante gli scioperi del trasporto pubblico "sarà verosimilmente discussa nel 2026, forse anche prima”.
“Noi siamo rispettosissimi del diritto di sciopero, però nel trasporto pubblico abbiamo una situazione per cui, per legge, le aziende devono ridurre le prestazioni causando grossi disservizi ai cittadini, indipendentemente dalla reale adesione allo sciopero. Tutto ciò succede anche quando sciopera una sigla minore, che non è in grado di mobilitare un numero ampio di lavoratori tale da impedire il servizio" ha detto Melan ai microfoni di RaiRadio1. “Chi ci perde è due volte il cittadino: prima perché gli viene tagliato il servizio che magari si poteva benissimo effettuare, secondo le casse dello Stato, che pagano nonostante il servizio non venga effettuato. Il diritto di sciopero ci deve essere, però non è che due lavoratori possono impedire il lavoro di mille", ha concluso.
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