Politica
5 novembre, 2025La proposta presentata alla Camera punta a modificare l'articolo 335 del codice di procedura penale. Delmastro: "Non vogliamo più mortificare chi ci difende". Donzelli: "Le forze dell'ordine con noi hanno le spalle coperte"
Lo scudo penale per gli agenti, che non era stato inserito nel decreto Sicurezza, ora arriva alla Camera con una proposta presentata da Fratelli d’Italia a firma, tra gli altri, del vice presidente di Montecitorio, Fabio Rampelli, e del capogruppo meloniano Galeazzo Bignami. L’iscrizione nel registro degli indagati degli agenti che sparano per legittima difesa non sarà più un atto “dovuto” ma, nel caso vi sia una "causa di giustificazione", dev’essere consentito al pm di procedere "immediatamente ad accertamenti preliminari da concludere entro il termine perentorio di sette giorni”.
Oggi, l’articolo 335 del codice di procedura penale prevede che “il pm iscrive immediatamente, nell'apposito registro custodito presso l'ufficio, ogni notizia di reato che gli perviene o che ha acquisito di propria iniziativa”. Con la modifica proposta da Fratelli d’Italia, invece, l’iscrizione nel registro degli indagati sarebbe prevista sono se il fatto sia “effettivamente antigiuridico”.
"La proposta di legge nasce dall'esigenza di tutelare in particolar modo le forze dell’ordine — ha spiegato oggi, 5 novembre, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro —. Non vogliamo più mortificare chi ci difende. Non vogliamo più che nessun cittadino debba assumere la veste di indagato qualora abbia agito correttamente. Se esiste la categoria dell'atto dovuto, oggi, non esiste più”. In linea teorica, la proposta riguarda tutti i cittadini ma, ha ammesso Delmastro, “è tagliata su quello che accade quotidianamente alle forze dell’ordine”.
Per il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Alberto Balboni, “si tratta di un’iniziativa che tende a impedire falsi automatismi che umiliano chi è deputato a difendere la sicurezza dei cittadini”. Gli ha fatto eco Giovanni Donzelli: “Non c’è più uno Stato che ha il dubbio da che parte stare. C’è stato qualche magistrato che ha detto ‘lo prevede la legge e dobbiamo iscrivere l’agente nel registro degli indagati’. Se il problema è la legge cambiamo la legge”.
L’intento, neanche troppo implicito — nella parte introduttiva del ddl si fa riferimento ai “recenti fatti di cronaca” — è evitare un altro caso Masini, il carabiniere che a Rimini sparò e uccise Muhammad AbdallahAbd Hamid Sitta a capodanno. Indagato, qualche giorno fa è stato archiviato dal gip per legittima difesa.
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