Politica
17 dicembre, 2025Le comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio Ue: "Dalla Russia pretese irragionevoli". Poi l'attacco alle opposizioni: "A chi ci accusa di complicità nel genocidio, lo è anche Abu Mazen?". Ancora: "Il modello Albania funzionerà, piaccia o non piaccia alla sinistra"
Alla Camera per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo di domani - 18 dicembre - e dopodomani, Giorgia Meloni inizia il suo discorso sottolineando come Ue e Usa non siano “competitor” ma alleati chiave, pur nelle differenze strategiche. "Lunedì al vertice di Berlino con Zelensky, diversi colleghi europei e i negoziatori americani", c'è stato "un clima costruttivo e unitario che vale la pena di sottolineare. La dichiarazione finale dei leader europei riprende tutte le priorità che l'Italia ha sostenuto in questi mesi difficili e che ho ribadito anche a Zelensky nella sua visita a Roma”. Tra gli elementi emersi dal summit, sottolinea Meloni, c'è lo "stretto legame tra Europa e Stati Uniti, che non sono competitor in questa vicenda, condividono lo stesso obiettivo angolo di visuale, non sovrapponibile completamente per il diverso posizionamento geografico"
Sulla guerra in Ucraina, la presidente del Consiglio ribadisce la vicinanza del governo italiano a Kiev: “Manteniamo chiaro che non intendiamo abbandonare l'Ucraina nella fase più delicata degli ultimi anni” e, al tempo stesso, che non verranno inviati militari sul campo in Ucraina. Tra le garanzie di sicurezza ipotizzate, prosegue Meloni, c’è “l'ipotesi di dispiegamento di una forza multinazionale ucraina guidata dai volenterosi con la partecipazione volontaria dei paesi: approfitto per ribadire che l'Italia non intende inviare soldati in Ucraina”.
La Russia, dice Meloni a Montecitorio, “si è impantanata in una durissima guerra di posizione tanto che dalla fine del 2022 a oggi è riuscita a conquistare appena l'1,45% del territorio ucraino, peraltro a costo di enormi sacrifici in termini di uomini e mezzi”. “L'unica cosa che può costringere la Russia ad un accordo” è insistere sulla deterrenza, afferma Meloni. “La trattativa per la pace è complessa”, il problema è che non c'è volontà da parte di Mosca di trattare, ha ribadito “pretese irragionevoli” con la richiesta di avere il Donbass, “è questo lo scoglio” più difficile da superare, ha osservato.
Al centro del vertice dei capi di Stato e di governo dei prossimi due giorni ci sarà anche la questione, delicata, dell’utilizzo (o meno) degli asset russi congelati; tema su cui il governo italiano è tra i più scettici in Europa. “L'Italia ha deciso di non far mancare il suo appoggio per bloccare gli asset russi, perché non vi siano dubbi sulla linea di sostegno che il governo ha sempre avuto nei confronti dell’Ucraina", chiarisce Meloni, spiegando che però sull'eventuale utilizzo degli asset le decisioni saranno prese a livello dei leader. “L'Italia considera sacrosanto secondo cui debba essere la Russia a pagare per la ricostruzione della nazione che ha aggredito, ma deve essere fatto con una base legale solida”. “L'Italia resta impegnata anche a mantenere una pressione economica sulla Russia”, “qualsiasi strumento di sostegno a Kiev” deve “sempre rispettare i nostri valori e le regole su cui poggia lo stato di diritto”.
Le frasi su Gaza e sul Medio Oriente è il momento in cui Meloni passa dalle questioni internazionali alle sfide interne con le opposizioni. Innanzitutto, la parte più diplomatica in cui si rivendica come “il piano di pace del presidente Trump” abbia “avuto il grande merito di porre fine al conflitto a Gaza”. Gli Stati Uniti, sottolinea la premier, “ci hanno chiesto di contribuire a un progetto pilota di addestramento della polizia palestinese da dispiegare a Gaza in tempi rapidi. Guardiamo con attenzione anche al contributo che potremmo assicurare alla forza internazionale a sostegno della stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza”.
Poi, l’attacco alle opposizioni: “A chi ha sostenuto che il governo fosse complice di genocidio, vorrei chiedere se anche il governo palestinese lo sia vista l'amicizia che continua a dimostrare nei confronti di questo governo”. La parte destra dell’emiciclo di Montecitorio applaude. Poi continua: "Credo che a nessuno sfugga la sfacciata ipocrisia di chi riesce, nelle stesse ore, a chiedere la censura delle case editrici di libri non graditi e a invocare la libertà di espressione a difesa di chi inneggia ai terroristi di Hamas e alla strage del 7 ottobre”, facendo riferimento implicito alla questione dell’imam di Torino, su cui pende un decreto di espulsione ma che qualche giorno fa è stato liberato dalla Corte d’appello torinese dal cpr di Caltanissetta in cui era rinchiuso.
Altre polemiche si scatenano quando Meloni parla dei centri per migranti in Albania. "Il modello Albania, a cui molti altri Paesi europei guardano con grande interesse, funzionerà e ci aiuterà a ridurre ulteriormente i flussi irregolari ed esercitare la deterrenza necessaria al contrasto del traffico di esseri umani. Piaccia o no alla sinistra, di ogni ordine e grado”. “Un quadro più solido ci consentirà di mettere al riparo iniziative nazionali di grande importanza come i centri in Albania da pronunce ideologiche di certa magistratura politicizzata che ne hanno bloccato l'attuazione ostacolando l'azione di contrasto da parte del governo all'immigrazione illegale di massa”.
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
Pedro Sánchez Persona dell'Anno - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì 12 dicembre, è disponibile in edicola e in app



