Politica
22 dicembre, 2025Articoli correlati
Dopo le polemiche la sanatoria edilizia è stata depennata dalla legge di Bilancio, ma un ordine del giorno prevede di farla rientrare in una prossima norma. L'idea di farla confluire nel Testo unico dell'edilizia già approvato dal Cdm e in attesa del via libera del Parlamento
Uscito dalla porta, il condono edilizio promesso dal centrodestra potrebbe rientrare dalla finestra. Non nella manovra - nel testo definitivo che è approdato oggi (22 dicembre) al Senato non ce n’è traccia - ma in un prossimo provvedimento. A prevederlo è un ordine del giorno alla legge di Bilancio proposto da Fratelli d’Italia - non vincolate ma comunque indicativo delle intenzioni - in cui si “impegna il governo ad adottare” il condono “nel primo provvedimento utile”.
La sanatoria dovrebbe confluire nel ddl per la riforma del Testo unico dell’edilizia, già approvato dal Consiglio dei ministri e ora in discussione in Parlamento. Una “soluzione ideale”, come ha detto il capogruppo meloniano al Senato, Lucio Malan. L’alternativa potrebbe essere quella di farlo confluire in un decreto ad hoc, ma pesa il rischio stop del Quirinale considerata l’assenza di casi di “necessità e urgenza” previsti dalla Costituzione.
Nel pacchetto sull’edilizia, oltre al possibile inserimento del condono, ci sarebbero norme che vanno dal recupero del patrimonio pubblico - dalle caserme alle scuole in disuso - fino a una nuova stretta sugli immobili occupati. Negli scorsi giorni, nell’accidentato iter della manovra, erano scoppiate delle polemiche proprio per la sanatoria; dopo le proteste delle opposizioni, l’emendamento è quindi scomparso per rientrare nella versione più morbida e per definizione non vincolante dell’ordine del giorno.
L’emendamento alla manovra era spuntato a qualche giorno dalle elezioni in Campania, causando la protesta del centrosinistra, perché di fatto finiva - e finirebbe ancora, qualcora venisse approvato in altra forma - per riaprire i termini della sanatoria del 2003, quando a Palazzo Chigi c’era Silvio Berlusconi e quando la regione allora guidata da Antonio Bassolino decide di non aderire.
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