Politica
9 dicembre, 2025L'ex presidente del Consiglio ha ricevuto il Premio Ispi 2025: "La nostra debolezza rende facile il compito di Trump, ma abbiamo ancora un grande potenziale". Premiato anche Monti: "L'Ue deve portare avanti i suoi valori, anche se non più condivisi da tutti"
In questi giorni, a maggior ragione dopo la pubblicazione della National security stragery americana, si sono usate diverse etichette - più o meno morbide - per descrivere il nuovo rapporto tra Washington e Bruxelles. Romano Prodi invece non usa mezzi termini: Donald Trump “odia l’Europa perché ha un disegno politico nuovo per gli Stati Uniti, spero provvisorio, in cui l'Europa è proprio un impiccio”.
Quello dell’ex presidente del Consiglio, che insieme a Mario Monti ha ricevuto oggi - 9 dicembre - il Premio Ispi 2025, è un discorso a metà tra l’appello e il mea culpa nei confronti di un Continente, quello europeo, che “ha finito di odiare” se stesso. Le parole più dure - pronunciate da chi non ha più ruoli politici e per questo ha la libertà di parlare liberamente - le ha pronunciate nei confronti di Trump. "I recenti avvenimenti fanno capire che la nostra debolezza rende facile il compito di un presidente che sta voltando le spalle alla storia del suo stesso Paese, odia la democrazia e vede il futuro del mondo in un rapporto diretto tra oligarchi o dittatori, o chiamateli poteri assoluti”.
Questo e molto altro, ha continuato Prodi, “è quello che sta facendo e che farà anche in futuro: dall'Ucraina a qualsiasi altro orizzonte del mondo”. L’Europa è “da anni succube di Orbán e dei suoi veti, resa più fragile da debolezza del motore franco-tedesco che ha sempre retto l'Europa, tradizionalmente aiutato dall’Italia”.
Fin qui, il mea culpa per un’Europa che - davanti all’aggressività trumpiana e alle nuova sensibilità strategiche d'oltreoceano - ha diverse responsabilità: “La strada della nostra decadenza l'abbiamo preparata noi, con le nostre incomprensioni di quello che stava accadendo al mondo e le decisioni prese al nostro interno sulla difesa assurda, ma ferma, dell’unanimità”. Poi, l’appello: per Prodi, “se non ricostruiamo unità di azione forte tra Francia e Germania, il destino dell'Europa è segnato”. Non c’è solo pessimismo, perché secondo l’ex premier “abbiamo ancora un grande potenziale, e alle spalle la grande esperienza di avere unito tanti Paesi che si erano odiati tra loro. Il nostro compito storico è di portare ancora la fiaccola di un mondo che rispetta diritti e democrazia”.
Anche per Monti siamo nel mezzo di “momenti molto problematici per l'Europa, ma credo - ha aggiunto - che Trump con il suo documento, e spero che anche il governo italiano possa produrre un documento simile, con una review di politica estera altrettanto approfondita, dice cose molto importanti: manifesta disprezzo e preoccupazione per le lentezze dell'Europa, che conosciamo anche noi”. Ma il mondo, ha proseguito il sentore a vita, “contiene tantissimi Paesi, non solo in Europa, che non condividono il desiderio di abbandonare lo stato di diritto, la distinzione tra interesse personale e funzione pubblica, il rispetto per le Autorità indipendenti, l'apertura internazionale e il tentativo di governare in modo multilaterale, tutte cose che gli Stati Uniti hanno fatto e ci hanno insegnato nel tempo, come soluzione relativa a impegni pubblici globali".
Quale il ruolo per l’Europa nel prossimo futuro? Con “grande rispetto e amicizia per gli Stati Uniti", “deve portare i avanti valori difesi in questi decenni, senza farsi abbagliare”. “Ma non so se potrà essere l'Europa a promuovere questo, perché in Europa ci sono Paesi che potrebbero non condividere più i valori che ho richiamato, come l'Italia, spero di no”.
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