Il software israeliano è stato utilizzato dalla Polizia penitenziaria? L'esecutivo sfrutta un articolo del regolamento parlamentare per eludere le interrogazioni di Partito democratico e Italia viva

"La Polizia penitenziaria ha mai usato i software spia prodotti dalla società israeliana Paragon? Se sì, il ministro Carlo Nordio ne era a conoscenza?". Due domande semplici su un caso delicatissimo, quello dello spionaggio avvenuto ai danni di giornalisti, attivisti e altri cittadini italiani che non sono sottoposti ad alcuna indagine. Tuttavia, il governo Meloni ha deciso di non rispondere alle interrogazioni presentate da Partito democratico e Italia viva. Il guardasigilli, al question time che si svolge di rito ogni mercoledì alla Camera dei deputati, non fornirà alcun chiarimento. La spiegazione, scarna, cita soltanto l'articolo 131 del regolamento di Montecitorio. Matteo Renzi, che sul tema sta incalzando l'esecutivo, ha dichiarato: "Pd e Iv hanno preparato per domani - 19 febbraio - alla Camera domande specifiche a Nordio sulla vicenda del trojan e della Polizia penitenziaria. Fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che il governo non vuole rispondere in Aula su questo tema. Se fosse vero sarebbe la fine della democrazia parlamentare. Le opposizioni chiedono, il governo risponde: altrimenti non è più democrazia".

 

Il leader di Italia viva è certo: "Stanno nascondendo qualcosa. Ma questa volta non pensino di fuggire, Nordio deve venire in Aula e rispondere. Su questa roba è in gioco la democrazia parlamentare. Che nessuno scherzi sul fuoco, stavolta qualcuno si brucia. Mai vista una cosa del genere in 20 anni di vita nelle Istituzioni, mai vista". Federico Fornaro, uno dei più esperti tra i banchi del Pd in materia di regolamenti parlamentari, si è appellato alla presidenza della Camera: "È un pericoloso precedente. La domanda era semplice, e cioè se Polizia penitenziaria e procure utilizzino Paragon. Se il governo rispondeva sì, poi poteva appellarsi al segreto e portare la discussione in Copasir, ma non può rifiutarsi di rispondere. È inaccettabile farlo prima di rispondere, è in gioco il corretto rapporto tra potere esecutivo e Parlamento, tra i cui poteri vi è quello di controllo sul governo. Lo dico al presidente Lorenzo Fontana: è in gioco la dignità di questa istituzione. Credo che il presidente della Camera debba riflettere ancora". Anche Francesco Silvestri del Movimento 5 stelle, Benedetto Della Vedova di +Europa e Marco Grimaldi di Alleanza verdi sinistra hanno insisto con Fontana affinché non accettasse la lettera del governo. Grimaldi: "Vogliamo risposte e le vogliamo al question time di domani".