A vederla da fuori, la storica periferia romana del Quarticciolo ha il sapore di un luogo familiare: lotti popolari non troppo alti con giardini comuni, murales sui palazzi incrostati e trascurati da tempo, un accento caldo tipico della borgata e l’umanità delle persone che ci vivono. Qui tutti si conoscono un po’ e, se vieni da fuori, si nota. È impossibile non fare caso alle vedette che, già di giorno, circondano i vicoli: ragazzini giovanissimi, spesso minorenni migranti non accompagnati, diventati manovalanza criminale a bassissimo costo. È una piaga, quella dello spaccio di droga, che negli ultimi anni ha pesantemente influito sulla qualità della vita del quartiere e dei suoi abitanti; la sostanza che va più di moda in questo periodo è il crack, in grado di ridurre a zombie chi la assume, trasformando le strade in luoghi per niente sicuri dove, anche solo per camminare, viene chiesta una stecca da dieci euro. Molte persone al Quarticciolo raccontano di non uscire più di casa volentieri, di avere paura a fare giocare i figli in piazza, soprattutto quella centrale che è sempre stata luogo di ritrovo e socializzazione.
Il decreto Emergenze, chiamato anche decreto Caivano, estende le regole previste per la cittadina in provincia di Napoli a sei periferie d’Italia: tra queste, il Quarticciolo, situato nella zona Est di Roma, una borgata con un’altissima concentrazione di case popolari. L’obiettivo dichiarato dal governo di Giorgia Meloni è quello di «fronteggiare situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile». A tale scopo, sono stati stanziati circa 180 milioni di euro in tre anni. Una buona notizia, se non fosse che al momento il sentimento che regna nel quartiere è quello dell’ennesimo spot politico e del tentativo di militarizzare la periferia. Il decreto prevede, infatti, diverse misure, tra cui: il Daspo urbano anche per i ragazzini di 14 anni (con pene aumentate in caso di trasgressione), il foglio di via obbligatorio con durata estesa in caso di allontanamento dal proprio Comune (e con sanzione penale in caso di violazione), requisiti meno stringenti per la custodia cautelare. Novità che puntano soprattutto sull’aspetto repressivo.
Sono tanti i motivi che negli anni hanno portato il Quarticciolo all’attuale situazione di abbandono e trascuratezza. Dalla piscina comunale chiusa da oltre un decennio, che riusciva ad accogliere anche chi non poteva permettersi di andare in vacanza in estate, al campetto da calcio con le porte ormai arrugginite, anch’esso mai ristrutturato. A creare opportunità e, molto spesso, a salvare persone in situazioni di estremo disagio ci sono solo ivolontari di “Quarticciolo Ribelle” che negli anni hanno saputo creare una vera e propria rete sociale forte e utilizzare fondi pubblici e privati per finanziare servizi: dal doposcuola per bambini di diverse fasce d’età alla palestra popolare che allena gratuitamente chi non può pagare, fino all’ambulatorio medico che offre servizi di medicina come nutrizione, pediatria, supporto agli anziani e assistenza psicologica agli studenti fuorisede.
Andrea Carrozzini e Francesco De Michele sono due medici, rispettivamente psichiatra e specializzando in Medicina generale, volontari presso l’ambulatorio del Quarticciolo. «Siamo sentinelle sul territorio, per rispondere a quella richiesta e a quel diritto alla salute che non trovano risposta. In un quartiere abbandonato da decenni, dove non esistono strutture sanitarie pubbliche sufficienti e ci sono solo due medici di base, noi proviamo a dare un supporto. Quello che abbiamo riscontrato è che i costanti tagli in ambito di diritto alla salute e servizi hanno generato la situazione che attualmente vive la borgata: la polizia non basta, dobbiamo tornare ad aprire i negozi e a supportare chi lavora sul territorio». Oggi il comitato di quartiere e i cittadini hanno paura del clima di repressione che potrebbe portare con sé il decreto Caivano, il quale testimonia fin dal nome la diffusa pratica di intervenire normativamente, quasi sempre ricorrendo alla decretazione d’urgenza, all’indomani di fatti di cronaca drammatici. Con l’illusione di inseguire un’emergenza sociale attraverso l’irrigidimento degli strumenti penali. «Crediamo che interventi calati dall’alto, che ignorano le richieste di chi abita sul territorio, siano solo l’ennesimo spreco di risorse pubbliche», dice Michele di “Quarticciolo Ribelle”. Una fitta rete di realtà sociali e politiche animate dagli abitanti del Quarticciolo ha preparato un piano di interventi necessari e di risorse pubbliche da destinare al quartiere. Un piano che è stato presentato alle istituzioni in varie occasioni. «È stato pensato a partire dai progetti sviluppati negli ultimi dieci anni, che ora ci si augura non vengano ignorati».
Circa venti giorni fa, quattrocento uomini delle forze dell’ordine – con elicotteri e mezzi pesanti – hanno diretto un’operazione interforze. Assieme alle perquisizioni in cerca di armi e droga, hanno eseguito gli sfratti di due famiglie del quartiere. Lo scorso 1° marzo, la comunità del Quarticciolo è scesa in piazza per protestare e per chiedere risposte che non siano solo misure di contenimento di facciata. Nella logica per cui tutto ciò che non è legale va militarmente annichilito, l’intervento del governo si propone di sgomberare le famiglie che abitano in alloggi di fortuna nel palazzo dell’ex Questura, abbandonata dal 1991, e di chiudere il doposcuola di quartiere e i laboratori di sperimentazione produttiva. Il rischio, così, è che al Quarticciolo non resti più nemmeno la ribellione.