Tensioni nella maggioranza, Tajani: "Un partito quaquaraquà parla e dice senza studiare. Noi preferiamo lavorare e non strillare"

Il leader azzurro ha replicato agli attacchi di Durigon che gli consigliava di "farsi aiutare". Schlein: "Sfiduciato il ministro degli Esteri. Il governo non sta più in piedi"

È stato un weekend ad alta tensione per il governo italiano, pieno di screzi tra Lega e Forza Italia. Tutto è iniziato con una telefonata tra Matteo Salvini e il vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance. “Obiettivo - ha fatto sapere la Lega - rafforzare la partnership tra Roma e Washington”. La fuga in avanti ha fatto innervosire l’altro vicepremier, il leader forzista Antonio Tajani: “La politica estera la fanno il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri”, cioè lui e la premier Giorgia Meloni, come ha spiegato in un’intervista al Corriere della Sera. Poi sono arrivate le parole del vicesegretario della Lega, Claudio Durigon, che ha dipinto Tajani come un ministro in difficoltà e che deve “farsi aiutare” dal Carroccio nel rapporto con gli Usa. Spesso “ci attaccano anche aspramente - ha risposto Tajani - ma non ti curar di loro, guarda e passa”. “La Lega sfiducia Tajani dopo aver commissariato Meloni. Il governo non sta in piedi”, ha attaccato la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein.

Tajani: "Preferiamo lavorare e non strillare"

“Forse pensavano di poter venire a saccheggiare i nostri pascoli, ma l’abigeato è anche un reato politico. Invece abbiamo saputo difendere le nostre pecorelle”. Chiudendo a Milano un evento sull’Europa organizzato dai giovani di Forza Italia, Tajani ha replicato all’attacco, neanche troppo velato, di Durigon del giorno prima. “Un partito quaquaraquà parla e dice senza studiare e riflettere". Il riferimento sembra rivolto al gruppo dei Patrioti all'Europarlamento, di cui la Lega è membro. "Sono i partiti populisti che un giorno dicono una cosa un giorno un’altra. Noi preferiamo lavorare e non strillare perché chi strilla conta e comanda poco". Il nome dell'evento milanese - “Forza Europa” - simboleggia plasticamente le distanze tra Forza Italia e la Lega. “Tajani è in una posizione un po’ difficile, visto che è un sostenitore di Ursula (von del Leyen, ndr) e del suo piano di riarmo - aveva detto Durigon a Repubblica -. Sappiamo tutti che von der Leyen non ha grandi rapporti con l’amministrazione americana. Per questo credo che sia utile se si facesse aiutare”. "Tutti hanno bisogno di farsi aiutare, anche io. Ma non mi sento in difficoltà, lo giudicheranno gli elettori”, ha puntualizzato il vicepremier azzurro. Le scintille tra Lega e Forza Italia hanno portato la premier Meloni a sentire nella mattinata di ieri - 23 marzo - il ministro degli Esteri per provare a raffreddare gli animi tra gli alleati, divisi - com’è noto - sul piano di riarmo europeo e sulle trattative in corso per porre fine alla guerra in Ucraina.

Schlein: "Il governo non sta più in piedi"

Schlein, dal canto suo, ha colto la palla al balzo: “In qualsiasi Paese questo avrebbe già aperto una crisi di governo. È chiaro che il governo non sta più in piedi”, ha attaccato la leader dem in un video pubblicato sui suoi social. E sulle parole di Durigon, ha aggiunto: “Ho letto le sue dichiarazioni, non ci potevo credere. Dice che il ministro Tajani è in difficoltà e che deve farsi aiutare. Cioè la Lega sfiducia il ministro degli Esteri Tajani, dopo che qualche giorno fa aveva già commissariato Giorgia Meloni dicendo che non aveva mandato per andare ad approvare le proposte sul riarmo a Bruxelles. Oggi commissaria Tajani dicendo che deve farsi aiutare, mentre Salvini lo scavalca chiamando direttamente il vicepresidente americano Vance”. A incalzare il governo ci ha pensato anche il deputato di Avs Angelo Bonelli: “Siamo di fronte a un esecutivo diviso che non affronta le emergenza social ed economiche del Paese”. Per il segretario di +Europa, Riccardo Magi, “in politica estera il governo italiano ha due linee, quella di Tajani e Meloni, che non sempre coincidono, e quella parallela di Salvini che ormai si muova da premier di un governo ombra”.

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