Sembra esserci solo il campo del centrosinistra nella visuale di Italia viva. La mano tesa al Pd per le prossime tornate elettorali, nonostante le ritrosie dei 5 stelle. Le accuse al governo per i casi di spionaggio, per la strumentalizzazione del Manifesto di Ventotene, per il blocco della commissione di Vigilanza Rai, della quale è vicepresidente. Maria Elena Boschi non fa sconti a Meloni e ai suoi: «Una maggioranza incapace e lacerata internamente».
Boschi, sono le posizioni dell’attuale maggioranza a costringere Italia viva a rinsaldare un’alleanza con il Pd e il resto della sinistra?
«Fin dal primo giorno siamo stati nettamente all’opposizione del governo Meloni. Poi se ci sono provvedimenti che condividiamo, li votiamo nell’interesse del Paese. Così come voteremmo la diminuzione delle tasse se solo Meloni la proponesse, ma con il suo governo la pressione fiscale aumenta. Per costruire un’alternativa a questo governo incapace occorre unire le forze nel centrosinistra. Il nostro obiettivo è rafforzare il centro riformista nell’ambito del centrosinistra. Serve per vincere le elezioni ma soprattutto per governare il Paese».
Per le più importanti elezioni comunali e regionali del 2025, Italia viva ha già annunciato di voler correre nel cosiddetto campo largo. Come si superano le resistenze del Movimento 5 stelle?
«Con il buon senso. Dati alla mano, dove il M5s ha messo dei veti su di noi come in Liguria o in Basilicata ha vinto il centrodestra. Abbiamo vinto dove siamo andati tutti insieme come in Emilia-Romagna e Umbria. Peraltro, in Campania e Toscana noi già governiamo con il Pd, a differenza del M5s. Certo per vincere è importante lavorare anche su un programma condiviso, valorizzando ciò che unisce. Lo stesso lavoro che chiediamo di fare per le Politiche».
Si voterà anche per la sua Toscana. È in discussione il vostro sostegno al presidente uscente, Eugenio Giani?
«Noi stiamo lavorando bene al fianco di Giani. Attendiamo di sapere se il Pd intende confermare il governatore o vuole cambiare candidato: tocca al partito di maggioranza fare la proposta».
Crede che gli attacchi al Manifesto di Ventotene siano pericolosi per i valori democratici ed europeisti oppure facciano parte di una mera strategia per distrarre l’attenzione pubblica?
«È un mix di strategia comunicativa, cinico opportunismo e tentativo di riscrivere la storia, condito da un buon “richiamo della foresta” per i militanti di Fdi della prima ora. L’obiettivo di Meloni era distrarre dalle lacerazioni interne alla maggioranza su ReArmEurope, difesa comune europea, sostegno a Kiev e contromisure ai dazi di Trump. La maggioranza ha tre posizioni diverse. Estrapolare delle frasi dal Manifesto di Ventotene e decontestualizzarle è però frutto di uno squallido e pericoloso revisionismo. Mi ha molto amareggiato vedere i colleghi di Forza Italia, compreso Tajani, andarle dietro e applaudirla entusiasti mentre attaccava una delle pietre fondanti dell’Ue».
Persino Carlo Nordio, che a inizio legislatura sembrava il ministro con cui avevate maggiore feeling, adesso è nel mirino di Italia viva. Perché avete scelto di appoggiare la mozione di sfiducia?
«Nordio ha presentato a inizio mandato un programma di riforme che in gran parte erano nel nostro programma elettorale. Poi però più che per le parole lo abbiamo giudicato dai fatti. Dopo due anni e mezzo di quelle riforme si è persa traccia, in compenso la situazione del sovraffollamento carcerario è drammatica con 22 suicidi tra i detenuti nel 2025. Nordio ha attuato una politica panpenalista con oltre 50 nuovi reati o aumento delle pene a cominciare dal rave party sino al ddl sicurezza. Ha difeso Delmastro, paragonandolo addirittura a Churchill, per l’indifendibile: dalla rivelazione di atti riservati nel caso Cospito, alle parole barbare sui detenuti. Ma l’apice Nordio lo ha raggiunto rimettendo in libertà un criminale internazionale come Almasri, violentatore di bambini, spiegandoci che si è trattato di un cavillo giuridico».
Non è stata ancora fatta piena luce sul caso Paragon.
«Ogni giorno emergono fatti inquietanti. Salvini, non noi, ha parlato di regolamento di conti interno ai servizi segreti. Il Dis, chiaramente spinto dal governo, denuncia la procura di Roma creando un cortocircuito istituzionale mai visto. Ma la cosa più grave è che risultano intercettati in modo illegittimo attivisti politici, giornalisti che hanno fatto inchieste su Fdi e addirittura un sacerdote vicinissimo al Papa, con l’utilizzo di un trojan israeliano potentissimo che hanno in dotazione solo i governi. O le intercettazioni sono state disposte dalla magistratura, ma Nordio ha smentito e i soggetti coinvolti non risultano indagati, oppure dai servizi segreti in via preventiva. E lì solo due persone, secondo la legge, possono aver autorizzato i servizi segreti: o Meloni o Mantovano. Che scappano e non rispondono. Cosa c’è sotto?».
A proposito, la commissione di Vigilanza Rai, di cui lei è vicepresidente, è bloccata da mesi. Qual è lo stato di salute del Servizio pubblico e, in generale, dell’informazione? C’è la volontà di recepire il Media Freedom Act?
«È bloccata per colpa della maggioranza che fa mancare il numero legale e rende impossibile svolgere qualsiasi attività, anche quelle ordinarie. Ed è gravissimo perché è una commissione di vigilanza prevista soprattutto a garanzia dell’opposizione. Dall’ insediamento del nuovo cda sono passati mesi. L’obiettivo del governo non è certo quello di recepire il Media Freedom Act e non è un caso che l’approvazione della legge di riforma della Rai sia ferma in commissione da mesi. Il governo vuole solo spartirsi le poltrone in Rai, come ha fatto anche nei giorni scorsi, e continuare a mandare avanti a reti unificate telemeloni».