"Non ho alcuna allergia rispetto alla critica, alla satira, all'autoironia. Provengo dalla cultura anti tirannica di Tacito e dalla satira feroce di Giovenale". Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, in un'intervista a La Stampa si dice aperto agli attacchi di chi non la pensa come lui, siano essi personaggi dello spettacolo o filosofi. Un'affermazione che fa seguito alla polemica che lo ha visto coinvolto nei giorni scorsi di cui ieri, 12 maggio, l'ultimo episodio con il filosofo Massimo Cacciari che ha consigliato al titolare della Cultura di abbandonare il complesso di inferiorità. Osservazione che l'ex sindaco di Venezia ha fatto in risposta alle dichiarazioni del ministro di sabato scorso, 10 maggio: "A sinistra avevano intellettuali e li hanno persi, si sono affidati agli influencer, ora gli sono rimasti i comici e basta" (in riferimento allo scambio di frecciatine con Geppi Cucciari ed Elio Germano, ndr).
"Non ho un complesso di inferiorità, semmai eccessi di idealismo. Non a caso ho citato il filosofo del dialogo, allievo di Giovanni Gentile, l'azionista Guido Calogero. Sono talmente sicuro della mia missione da sostenere che oggi una buona destra sociale è costretta a fare anche quello che la sinistra ha smesso di fare", ha affermato il ministro. Secondo Cacciari, un intellettuale non dovrebbe seguire le categorie politiche di destra e sinistra e così dovrebbe essere anche per Giuli. Che, però, non sembra d'accordo con il filosofo: "Io sono pur sempre il ministro politico di un governo di destra repubblicana. Non posso e non voglio depoliticizzare il mio ruolo, voglio metterlo al servizio della cultura". Aggiungendo: "Quando dico che alla sinistra sono rimasti i comici, non intendo che non esistano intellettuali di sinistra: ce ne sono coi fiocchi. Sostengo che la classe dirigente politica dei partiti di sinistra ha preferito affidarsi alle intemerate degli influencer o dei cantanti, ha cercato icone e figurine al di fuori della sua tradizionale forma di pensiero. Dopodiché, viva la satira".
Giuli non si considera "avversario" di artisti e intellettuali di sinistra: "Rappresento anche loro. I miei avversari, giammai nemici, sono gli avversari della cultura, quelli che per danneggiare il governo Meloni o me strumentalizzano la cultura, che invece è un bene di tutti. Sono sempre ispirato a una volontà di dialogo, ma per dialogare bisogna essere in due e rispettarsi a vicenda. Non posso accettare il suprematismo antropologico di una certa intellighenzia di sinistra". Non un tentativo di imporre un'egemonia culturale di destra, ma di "far vivere la cultura" italiana, spiega il ministro: "Mi interessa l'egemonia della cultura all'interno del Paese, rispetto all'economia, alla transizione ecologica, alle sfide ambientali. Vorrei una centralità della cultura in Italia e in Europa. Una cultura della difesa e una difesa della cultura, in tempi di riarmo".