Un declassamento che ha tutto il sapore di una mossa politica, con l’uso della cultura da parte della destra al governo che torna a far discutere. Tutto è partito ieri - 19 giugno - con la scelta della commissione consultiva per il teatro, organismo del ministero della Cultura, di trasformare la Fondazione teatro della Toscana - che controlla anche la Pergola - da teatro nazionale a teatro della città. Un cambio nominale che però ha conseguenze sostanziali, perché perdere quello status significherebbe un calo del 20 per cento dei finanziamenti.
Uno dei semi della discordia è stato Stefano Massini che, dopo la nomina a direttore artistico della Pergola da parte della sindaca del Pd di Firenze, Sara Funaro, era stato attaccato dal ministro della Cultura Giuli. In protesta contro il possibile declassamento, ieri si sono dimessi tre membri della commissione consultiva del ministero: Angelo Pastore, Alberto Cassani e Carmelo Grassi, gli unici tre componenti in rappresentanza degli enti locali, mentre gli altri quattro sono di nomina ministeriale e bastano per essere maggioranza.
Le opposizioni parlano apertamente di “ritorsione politica”. Questa mattina oltre 300 persone sono scese in piazza della Signoria, a Firenze, per protestare contro la possibile scelta del governo. “Se c’è grande rabbia o amarezza? O grandissima commedia. L’anno scorso la stessa commissione valuta che il punteggio è 29, per essere declassati bisognava andare sotto 9. Cioè 20 punti in meno. Cosa è accaduto quest’anno?”, si è chiesto Massini. “Che sono arrivato io. Lo schifoso, il pessimo, l’orrendo. E quindi bisogna punirmi, darmi una lezione: 20 punti in meno è una farsa. Molti artisti sono gli stessi della scorsa programmazione, cosa è cambiato? La cultura è sotto attacco”. Poi l’attore ha proseguito: “Si sta profilando, in base a quel che succede a Roma, che la stagione che sto per leggervi sarebbe penalizzata di almeno 20 punti rispetto a quel che la stessa commissione aveva stabilito lo scorso anno. Ma io sono qui e non mi muovo”.
La sindaca di Firenze Funaro ha parlato senza mezzi termini di “bullismo istituzionale”, dopo aver annunciato che farà ricorso nel caso in cui la Fondazione teatro della Toscana dovesse essere effettivamente declassata: “Quello che successo è gravissimo, mai successo che un pezzo importante di una commissione si dimetta e dicendo che la decisione avverrebbe per motivazioni pretestuose. Fatto che parla da solo. come sindaca e presidente del Teatro lo difenderò, faremo tutto quel che serve nelle sedi opportune. Oggi la programmazione parla da sola: vogliono declassare? Noi abbiamo i cittadini e la ditta di Firenze. Domani, se viene a Firenze, incontrerò il ministro”.
In piazza anche il co-portavoce di Avs, Nicola Fratoianni, secondo cui è in corso una “violenza immotivata nei confronti di un teatro, di un direttore artistico, della cultura italiana”, da parte di “una maggioranza di governo” che è “allergica alla libertà e alla cultura”. “Se la sono presa con Elio Germano perché ha osato parlare, se la prendono con chiunque vada oltre uno spartito assai triste. Uccidere la cultura in Italia - ha aggiunto Fratoianni - significa uccidere questo Paese. Il ministro Giuli faccia marcia indietro, se non per giustizia per la sua dignità perché si rende ridicolo di fronte al mondo”.