La sfida fra Salis e Piciocchi si gioca anche su 20 miliardi di euro in investimenti pubblici. Ma il modello basato sull’azzardo finanziario e ingegneristico sta fallendo su tutta la linea. La nuova diga, il terzo valico dell’alta velocità e la gronda di Ponente sono in ritardo con costi in crescita

Genova tenta di tornare a sinistra fra scosse giudiziarie e grandi opere

Genova la Superba va al voto comunale con pochi motivi per sostenere il suo antico soprannome. Con i saluti fascisti alla stazione di Brignole il 4 maggio, la città medaglia d’oro della Resistenza deve aggiungere un’altra cicatrice ai tanti sfregi degli ultimi anni. La cura delle opere pubbliche a base di miliardi – una ventina circa – non sembra funzionare e il tanto celebrato modello Genova è a pezzi come il viadotto firmato dall’ingegnere Morandi che lo aveva generato a prezzo di 43 morti il 14 agosto 2018. Mentre in tribunale accusa e difesa battagliano intorno alle responsabilità dell’ex ad di Autostrade Giovanni Castellucci e dei suoi coimputati, la ricostruzione accelerata dell’opera a costi fuori controllo non rende meno arduo il compito dei due principali aspiranti alla fascia tricolore: Silvia Salis per il centrosinistra e Pietro Piciocchi, sindaco facente funzioni dopo il passaggio di Marco Bucci alla guida della regione. Piciocchi deve rovesciare il risultato elettorale delle Europee e delle regionali del 2024, che hanno visto l’affermazione del centrosinistra in città, ma può contare sul sostegno del ministro delle infrastrutture Matteo Salvini e del suo vice più influente, il genovese Edoardo Rixi, l’uomo che ha lanciato in politica Bucci, ex manager dell’industria farmaceutica.

 

Per il Mit Genova è l’obiettivo principale di una politica che vorrebbe costruire tutto e in fretta, passando da un azzardo ingegneristico-finanziario all’altro. I fatti dicono che i miliardi di euro in investimenti infrastrutturali sono a rischio per insufficienze di progettazione e calcolo ottimistico dei preventivi.

 

In cima alla lista dei problemi c’è la nuova diga pensata per rilanciare i traffici portuali. Pubblicizzata dal governo come opera rivoluzionaria alla stregua del ponte fra Sicilia e Calabria, è stata affidata al consorzio Breakwater composto da Webuild, Fincantieri, Fincosit e Sidra. Il coordinamento dei lavori fa capo a una struttura commissariale guidata da Bucci. Sindaco dal 2017 al 2024 e commissario straordinario per la ricostruzione del Morandi, Bucci è commissario anche per il tunnel subportuale, già passato da un preventivo di 700 milioni di euro a quasi 1 miliardo.

 

Fra lui e Pietro Salini di Webuild ci sono stati scontri che hanno incrinato un’amicizia nata durante la ricostruzione del nuovo viadotto sul Polcevera da parte di Webuild e celebrata con la concessione della cittadinanza onoraria al costruttore romano.

 

Sulla diga si concentrano in una tempesta perfetta gli imprevisti prevedibili di un lavoro a 50 metri di profondità, la destinazione dei fanghi degli scavi, il riempimento dei cassoni, i ritardi e i 300 milioni di extracosti chiesti da Breakwater in pochi mesi per un’opera che prevedeva 1,3 miliardi di finanziamenti pubblici. Le ciliegine su questa torta sottomarina sono i rilievi dell’Anac, il ricorso di Eteria, concorrente di Breakwater nella gara d’appalto, e l’inchiesta della Procura europea per turbativa d’asta in danno dell’Ue.

 

La disfida della diga ha messo in secondo piano il vero colossal, la Gronda di Ponente che dovrebbe aggirare la città a nord per una lunghezza di 72 chilometri di cui 25 in galleria. I lavori, la cui durata è stimata in dieci anni, comportano l’estrazione di 11 milioni di metri cubi di rocce che in teoria sarebbero serviti a riempire i cassoni della nuova diga foranea.

 

L’incaricata del progetto è Autostrade per l’Italia (Aspi), che nel frattempo ha cambiato azionista di riferimento dal gruppo Benetton alla Cdp, controllante anche di Webuild. La tariffa dell’intervento è passata da 4,5 a 8 miliardi di euro per un costo record di 111 milioni di euro al chilometro, senza che il Mit abbia ancora dato il via libera definitivo al finanziamento come ha invece fatto per lo Skymetro della Valbisagno, che dovrebbe unire la stazione Fs di Brignole con il quartiere collinare di Molassana. L’investimento è stato deciso nel febbraio 2022 dal governo guidato da Mario Draghi. A fine aprile il consiglio superiore dei lavori pubblici aveva sottolineato la mancanza di un progetto definitivo chiedendo chiarimenti al Comune per le incertezze sul tracciato, costate 14 milioni di euro in progetti preliminari. Piciocchi ha lanciato l’allarme: «Se non affidiamo i lavori entro il 31 dicembre 2025, perderemo 400 milioni di euro di fondi». Lunedì 19 maggio il Consiglio ha dato via libera anche se l’opera costa 200 milioni in più.

 

Poca roba rispetto ai ritardi del Terzo Valico, passato da un costo di 6,1 a 8,5 miliardi di euro. La Milano-Genova dell’Av ferroviaria, a lungo bloccata nell’alessandrino per la scoperta di un giacimento di gas naturale, è uscita dal calendario del Pnrr perché non potrà essere completata entro il 2026.

 

Ma la crisi del sistema città non risparmia nessun settore. L’aeroporto combatte con una privatizzazione difficile dopo l’uscita di Adr del gruppo Benetton dal capitale sociale. Sul fronte del porto si avvertono ancora le scosse di assestamento causate dall’inchiesta di un anno fa, quando furono messi agli arresti per corruzione il presidente ligure Giovanni Toti, oggi ai servizi sociali, il presidente dell’autorità portuale Paolo Emilio Signorini e Aldo Spinelli, il principale operatore del bacino. Tutti e tre hanno patteggiato la condanna. Eppure per tenere a galla Spinelli e il socio amburghese Hapag-Lloyd il governo ha tentato di inserire una norma ad hoc nell’ultimo dl infrastrutture che ha suscitato le perplessità del Quirinale. Il decreto è stato ritirato e revisionato senza il salva-Spinelli.

 

Dopo l’inchiesta sul porto la Procura della Repubblica si sta occupando dei vip omaggiati di 34 mila biglietti Tirrenia nella cosiddetta Traghettopoli che ha sfiorato, senza avvisi di garanzia, anche un simbolo della genovesità come l’autore della rivoluzione M5S Beppe Grillo. Sul fronte sportivo, per un Genoa di discreto rendimento in serie A, la Sampdoria è precipitata in Lega Pro nonostante avesse il secondo monte-stipendi più alto della serie B. Lo scandalo dei crediti di imposta del Brescia può offrire una seconda chance alla Samp, già salvata dalla Federcalcio due anni fa. Di certo, blucerchiati e Grifone hanno in comune la vaghezza degli assetti societari. La Samp è tenuta in piedi, non si sa fino a quando, da fondi che provengono da Singapore, non proprio la patria della finanza trasparente. Il Genoa ha cambiato proprietà a dicembre ed è passata dal fondo Usa 777, travolto da una serie di cause legali oltre Oceano, al rumeno Dan Șucu, industriale del mobile, neocavaliere del lavoro in Romania e patron anche del Rapid Bucarest.

 

I genovesi dovranno votare anche sul loro futuro nel nucleare. Pallino di Salvini e del ministro Adolfo Urso, la nuova frontiera energetica fa perno su un’azienda locale come la Nira, confluita in Ansaldo. «Nira era la guida di tutto il nucleare in Italia», ha detto Bucci. «Con il nucleare verde si può tornare ad avere questa possibilità e noi vogliamo che succeda a Genova». Anche su questo, la parola passa agli elettori.

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