Sono cinque referendum abrogativi: quattro sul lavoro e uno sulla cittadinanza. Più che la battaglia per cambiare le leggi, sembra partita una conta sui voti e la capacità di mobilitare l’elettorato a due anni dalle prossime elezioni politiche

Referendum dell'8 e 9 giugno, lo scoglio dell'astensione: perché ti riguarda? - Il video

L’8 e il 9 giugno si vota per cinque referendum abrogativi, quattro sul lavoro e uno sulla regole per ottenere la cittadinanza. Sono strumenti previsti dalla nostra Costituzione (art. 75) per consentire agli elettori di eliminare o cambiare una legge: per incidere, insomma. Ma saranno validi solo se andrà a votare il 50 per cento più uno degli aventi diritto.

La scheda 1, di colore verde, riguarda i licenziamenti illegittimi e la modifica del cosiddetto Jobs Act (simbolo dell’era renziana): se vince il sì, come propone la Cgil, i lavoratori potrebbero essere reintegrati nel proprio posto di lavoro mentre ora ricevono solo un indennizzo economico. Il quesito 2 (scheda arancione) chiede di eliminare il limite massimo dei risarcimenti in caso di licenziamento senza giusta causa nelle piccole aziende (con massimo 15 dipendenti). La scheda numero 3, grigia, riguarda l’inserimento della causale nei contratti brevi. Attualmente se il contratto ha una durata massima di 12 mesi il datore non è obbligato a indicare il motivo per cui ricorre a questa tipologia di contratto: secondo i proponenti del referendum, questo dovrebbe limitare almeno in parte la precarietà. Il quesito 4 (su scheda rosa) chiede, in caso di infortunio sul lavoro (o di malattia professionale) di ritenere responsabile anche l’azienda committente e non solo quella che ha l’appalto o il sub-appalto dei lavori. Infine il quesito 5, su scheda gialla, vuole dimezzare da 10 a 5 anni i tempi di residenza legale necessaria nel nostro Paese per potere chiedere la cittadinanza.
 

Il livello di polemica politica è già altissimo, con quasi tutto il centrodestra (escludendo il partito di Maurizio Lupi, Noi Moderati, che voterà 5 no) che sta invitando all’astensione. E in passato, inviti all’astensione sul referendum erano arrivati anche dal mondo del centrosinistra: uno dei casi più noti, fu l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che invitò all’astensione nel 2016 sul referendum sulle trivelle. Il Pd di Elly Schlein, così come Alleanza verdi sinistra, sostiene 5 sì al referendum nonostante il dissenso interno da parte di quei parlamentari che insieme a Matteo Renzi sostennero la riforma del Jobs Act (tra cui gli ex ministri Lorenzo Guerini e Marianna Madia). Italia Viva voterà sì al referendum sulla cittadinanza, no al quesito 1 e 3 e lascerà libertà di coscienza sugli altri. Posizioni diverse anche tra gli altri partiti: +Europa sostiene il sì sulla cittadinanza (ed è proprio tra i promotori del quesito 5) e sulla sicurezza sul lavoro, mentre Azione di Calenda voterà sì solo al referendum sul dimezzamento dei tempi per la cittadinanza.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Pronto chi truffa? - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 23 maggio, è disponibile in edicola e in app