Nei Palazzi della politica romana il fermento è già cominciato. Da una parte c’è il governatore Francesco Rocca. Dall’altra, il centrosinistra cerca il profilo giusto per riconquistare la Regione dopo la sconfitta del 2023: il nome che circola è quello di Michela Di Biase

Le elezioni regionali in Lazio sono ancora lontane, ma il risiko delle candidature è già iniziato

Le elezioni regionali nel Lazio sono ancora lontane, ma nei Palazzi della politica romana il fermento è già cominciato. Sotto traccia, tra telefonate riservate e cene a porte chiuse (alcune delle quali lontane da occhi e orecchie indiscreti) si muove il risiko delle candidature. Da una parte c’è Francesco Rocca, governatore uscente, deciso a giocarsi la carta della continuità. Dall’altra, il centrosinistra cerca il profilo giusto per tentare il colpo grosso: riconquistare la Regione dopo la sconfitta del 2023.

 

Il nome che in queste ore sta circolando con insistenza è quello di Michela Di Biase, ex consigliera comunale a Roma, oggi deputata del Partito Democratico. Una candidatura che porta la firma di Dario Franceschini, uno dei registi più abili delle trame interne del Nazareno. È lui che avrebbe iniziato un’opera di tessitura, con un obiettivo preciso: costruire una candidatura solida, capace di unire il “Campo largo” e tenere insieme le anime spesso dissonanti del centrosinistra laziale. «Michela ha profilo, esperienza, e soprattutto una storia che parla al nostro elettorato», spiega una fonte vicina all’ex ministro della Cultura. Ma dietro le quinte il disegno è più ambizioso: Franceschini vuole evitare che la Regione Lazio diventi terreno di scontro tra correnti, come accaduto in passato. E punta a blindare Di Biase prima che il dibattito interno si infiammi.

 

Dall’altro lato Rocca osserva e prepara le contromosse. Punta sul lavoro sin qui svolto e sul rapporto diretto con i sindaci. «Governiamo in una fase complicata, ma abbiamo rimesso in moto la macchina regionale», ha detto di recente in un incontro riservato con i suoi assessori. In pubblico evita toni da campagna elettorale, ma l’apparato è già in movimento. Tutto ancora fluido, certo. Ma nei corridoi del Consiglio regionale e nei bar attorno alla Colombo la sensazione è chiara: la partita è già cominciata.

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