In nessun territorio si è raggiunto il quorum. Toscana ed Emilia-Romagna registrano la più alta affluenza, il Trentino-Alto Adige la più bassa. Il quesito sulla cittadinanza è quello che ha ricevuto meno sì da parte degli elettori

Affluenza e percentuali del sì regione per regione: ecco tutti i risultati dei referendum di 8 e 9 giugno

Il quorum è rimasto un miraggio. I referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno 2025 – quattro sul lavoro e uno sulla cittadinanza – hanno visto una partecipazione pari al 30,5%, lontana dal 50% + 1 richiesto dalla Costituzione per rendere valida la consultazione. Il dato è in linea con i precedenti quesiti referendari: nel 2016, sul tema delle trivelle, si era raggiunto appena il 31%; ancora peggio nel 2022, con le consultazioni sulla giustizia che hanno superato il 20%. Per trovare l'ultimo referendum abrogativo valido, bisogna tornare al 2011, quando gli italiani furono chiamati a esprimersi su quattro quesiti (tra cui nucleare e acqua pubblica) e l’affluenza raggiunse il 54,8%. 

Affluenza totale: Toscana ed Emilia-Romagna prime

La partecipazione è stata trainata soprattutto dalle regioni del Centro-Nord, con la Toscana in testa (39,09%), seguita da Emilia-Romagna, Piemonte e Liguria. Fanalino di coda il Trentino-Alto Adige (22,71%), penalizzato dalla bassa affluenza nella provincia di Bolzano, dove l'interesse verso i referendum è storicamente molto contenuto, specie tra i cittadini di lingua tedesca.

Risultati: netta vittoria dei Sì sul lavoro, convince un po' meno il quesito sulla cittadinanza

Il quesito che riguardava il reintegro in caso di licenziamento illegittimo ha raccolto un consenso molto ampio: la media nazionale supera l’88%, con la Campania in testa con quasi il 94% dei voti favorevoli. Il Trentino-Alto Adige è invece la regione dove si è registrato il sostegno più basso, pur rimanendo comunque sopra l’80%.

Anche per il secondo quesito, relativo al limite per l’indennità in caso di licenziamento, le percentuali di approvazione si sono mantenute alte, tra l’82% e il 92%.

Il terzo quesito, che chiedeva l’abrogazione di norme sui contratti a termine, ha mostrato un andamento simile. Anche in questo caso, le regioni meridionali come Calabria, Basilicata e Sicilia si sono distinte per l’elevato numero di voti favorevoli, con punte che hanno sfiorato il 93%.

Il quarto quesito ha avuto una distribuzione analoga: l’ampio sostegno – compreso tra l’81% e il 91% – è stato particolarmente evidente nelle regioni del Centro e del Sud. 

Il quesito sulla cittadinanza è stato l’unico a registrare un numero più consistente di voti contrari: il No ha ottenuto il 34,51%, quasi il triplo rispetto alla media degli altri 4 temi. Nonostante ciò, il Sì ha prevalso, con la Sardegna che ha fatto segnare la percentuale più alta (oltre il 75%) e, ancora una volta, il Trentino-Alto Adige all’ultimo posto, con appena il 60% di favorevoli.

Anche l'affluenza è una questione di genere

Uno degli elementi più interessanti emersi da questa tornata referendaria è stato il sorpasso nell’affluenza femminile. Si è presentato alle urne il 31,5% delle donne contro il 29,3% degli uomini. Si tratta di un'inversione significativa rispetto alla tendenza storica, che vede gli uomini più partecipi. Una possibile spiegazione è che i cinque quesiti hanno mobilizzato soprattutto l’elettorato di centrosinistra, in cui la presenza femminile è maggiore rispetto al centrodestra. Il risultato conferma anche un crescente divario ideologico di genere, osservato in diversi Paesi soprattutto nella Generazione Z, con le donne che tendono ad avere posizioni più progressiste e gli uomini che diventano sempre più conservatori. 

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