Per il leader di Forza Italia, il risultato del voto è "una sconfitta cocente" della Cgil e della sinistra. Landini: "Oggi non è una giornata di vittoria"

Referendum, parte il processo al quorum. Per Magi va abolito, per Tajani "bisogna cambiare la legge" per la raccolta firme

Archiviata la pratica referendaria – con i cinque quesiti che si sono risolti in un nulla di fatto, considerata l’astensione al 30 per cento, ben al di sotto del 50 per cento più uno necessario – ora è partito il processo al quorum. Un “ostacolo alla democrazia”, per le opposizioni. “Proporremo alle forze politiche in Parlamento – ha affermato in conferenza stampa il segretario di +Europa Riccardo Magi –, a partire da quelle che si sono pronunciate per il sì, di sostenere una riforma costituzionale che elimini questo quorum, che rappresenta un vulnus” democratico.



Per il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, “bisogna forse cambiare la legge sui referendum. Servono più firme, anche perché abbiamo speso tantissimi soldi per esempio per portare centinaia di migliaia, milioni di schede per gli italiani all'estero che sono tornate bianche”. Anche per Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di Fratelli d’Italia, “è giunto il momento” di rivedere il numero di firme da raccogliere "al rialzo". “Se il numero di firme è adeguato – è il ragionamento del meloniano – i promotori dovranno coinvolgere più soggetti e il numero più alto di firmatari corrisponderà a un maggior numero di cittadini coinvolti nella campagna referendaria. In caso contrario non è il partito degli astensionisti a essere colpevole del boicottaggio, tantomeno i media (oggettivamente nelle ultime tre settimane non si è parlato d'altro) ma quello di chi abusa di questo strumento”. Le opposizioni, dal canto loro, negli scorsi giorni hanno avanzato la proposta di alzare sì il numero di firme necessarie per presentare un referendum, chiedendo in cambio, però, l’eliminazione del quorum.

 

Mentre il dibattito sul quorum impazza, è tempo di reazioni politiche. “Il tentativo di continuare ad aprire lo scontro all'interno del mondo del lavoro” è per Tajani “una scelta sbagliata da parte della Cgil. Noi abbiamo votato con grande convinzione - cosa che la sinistra non ha fatto - la legge sulla partecipazione proposta dalla Cisl”. Per il vicepremier quella che si è consumata “è stata una sconfitta della sinistra, dell’opposizione che voleva tentare l’assalto al governo utilizzando il grimaldello dei referendum. La cosa è andata male, il governo si è rafforzato, l’opposizione si è indebolita”, ha detto al Tg1. 
 


A un’ora dalla chiusura delle urne sono arrivate anche le parole del leader della Cgil Maurizio Landini, che più di altri si è battuto per questi referendum: “Il nostro obiettivo era raggiungere il quorum, è chiaro che non lo abbiamo raggiunto. Oggi non è una giornata di vittoria. Contemporaneamente gli ultimi dati ci dicono che sono oltre 14 milioni le persone che hanno votato nel nostro Paese cui si aggiungeranno gli italiani all'estero: un numero importante, un numero di partenza. I problemi che abbiamo posto con i referendum rimangono sul tavolo”.



Voci critiche all’interno del Partito democratico arrivano dalla vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, espressione della minoranza Dem: “Una sconfitta profonda, seria, evitabile. Purtroppo un regalo enorme a Giorgia Meloni e alle destre. Fuori dalla nostra bolla c'è un Paese che vuole futuro e non rese di conti sul passato. Ora maturità, serietà e ascolto, evitando acrobazie assolutorie sui numeri”.

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