Lega e Forza Italia continuano a litigare su cittadinanza e terzo mandato. Dopo che ieri - 10 giugno - Antonio Tajani ha rilanciato sullo Ius Scholae, Matteo Salvini, in un’intervista al Corriere della Sera, ha ribadito che “la legge italiana va bene così come è”. Tutto finito? Nient’affatto. Il leader forzista, a margine dell’assemblea di Confcommercio, oggi è tornato sul tema sostenendo che, sulla cittadinanza, la Lega non conosca “bene la proposta di legge di Forza Italia, che non è una proposta lassista”.
Lo scontro sulla cittadinanza
“La proposta sullo Ius Italiae, che in parte è stata recepita dal governo con le nuove norme sulla concessione della cittadinanza per Ius sanguinis, è la seconda parte della proposta di legge di Forza Italia. La prima parte parla dello Ius Scholae e diciamo che la cittadinanza è una cosa seria, per diventare cittadino italiano meglio che stare 10 anni ai giardinetti, è stare 10 anni a scuola, 10 anni, non 5, con profitto perché se si deve diventare cittadini italiani bisogna conoscere la storia, la geografia, la lingua e avere una minima conoscenza di quella che è l'educazione civica. Quindi è una proposta che rende quasi più complicata la cittadinanza ma punta alla vera integrazione", ha spiegato il vicepremier e ministro. "Abbiamo quasi un milione di giovani studenti regolari, migranti regolari, che studiano nelle nostre scuole, se dopo 10 anni vogliono diventare cittadini italiani, secondo me è più serio e più credibile concedere la cittadinanza così piuttosto che dopo 10 anni di residenza", ha sottolineato Tajani. "Il dibattito è sui contenuti, è chiaro che anche noi siamo contrari alla proposta della sinistra di 5 anni, è inaccettabile", ha concluso.
A distanza, arrivando al Senato per un convegno sul decreto Sicurezza, ha replicato Salvini: “Siccome dobbiamo fare quello che gli italiani si aspettano da noi, cambiare le regole sulla cittadinanza - come da referendum - non è una priorità della nostra azione politica. Lo dico senza nessuna polemica, ma occupiamoci di altro”. “Gli italiani sono assolutamente, in maggioranza, consapevoli che l'attuale legge funziona e funziona bene, tanto che l'Italia è il paese che concede più cittadinanze in tutta l'Unione europea - ha aggiunto -. Né gli italiani né il centrodestra, men che meno la Lega, ritengono che sia una priorità cambiare le regole sulla cittadinanza. È legittimo che ognuno esprima il proprio parere ma non siamo stati eletti per accelerare la concessione della cittadinanza e non lo faremo”. A chi gli chiedeva un commento sulla diversa visione con Forza Italia, Salvini ha tirato dritto con un “ma per fortuna”.
Le distanze sul terzo mandato
È innegabile che le distanze rimangono. E non solo sulla cittadinanza, perché ieri si è riaperto il fronte caldo del terzo mandato per i presidenti di Regione: fortemente voluto dal Carroccio (anche per permettere a Luca Zaia in Veneto e Massimiliano Fedriga in Friuli-Venezia Giulia di ricandidarsi), ma osteggiato dagli azzurri. “Il dibattito sul terzo mandato? Io sono sempre pronto a discutere su qualsiasi argomento, però ritengo che due mandati siano sufficienti perché non servono incrostazioni di potere. Tropo tempo seduto su una poltrona rischia di far sì che ci siano rischi di autoritarismo. Non è una questione di volontà popolare, anche Mussolini e Hitler hanno vinto le elezioni, non è questo il ragionamento”. "Il ragionamento sul parlamentare - ha aggiunto - è completamente diverso, perché esercita soltanto il potere di controllo sull'attività di governo e svolge attività legislativa, non esecutiva - ha concluso -. E ripeto, il presidente della Regione ha più poteri di quanti ne abbiano il Presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica, quindi ha nelle sue mani una concentrazione di poteri molto forte e restare troppo al potere non è mai una cosa positiva in una democrazia".
Per il ministro degli Esteri, intervistato da Rtl 102.5, “un presidente di Regione nel suo territorio ha più potere del presidente del Consiglio e di quello della Repubblica sul territorio nazionale", ha proseguito. "Non si possono fare leggi legate a singole persone”. Il problema, ha concluso, "non è che si fanno delle leggi per Zaia. (...) guai a pensare che noi di Forza Italia facciamo delle scelte legate alle persone. Noi le facciamo per un principio”.