Aria nuova al Nazareno: Elly Schlein si sta togliendo la felpa da attivista? I riformisti drizzano le antenne

Che succede a Elly Schlein? Si sta togliendo la felpa da attivista per indossare la giacca (di velluto) della leader responsabile? Al Nazareno più d’uno ha drizzato le antenne. I riformisti, finora ridotti al silenzio o a borbottare nei corridoi, ora fiutano aria nuova. Segnali deboli ma non insignificanti. Sabato scorso, mentre Giuseppe Conte sfilava nel corteo anti-riarmo con i suoi due chierichetti Fratoianni e Bonelli, Elly era altrove. Zero bandiere del Pd, se non quelle portate “a titolo personale”. Nessuna foto col cartello “No Nato”. Poi la telefonatona da venti minuti con Giorgia Meloni, dopo l'escalation iraniana. Si è parlato di Gaza, basi Usa, linea internazionale. Altro che “armiamoci e partite”: Schlein ha fatto la grande. Infine: alla Camera, lunedì, toni soft e rifiuto della mozione grillina per tornare al gas russo. Della serie: Putin lo lasciamo a Conte.

 

Ma attenzione, perché la partita è appena iniziata. Da una parte, la nuova Elly che piace a qualche senatore riformista: “Non si fa più dettare l’agenda da Landini o Conte, sembra più autonoma, più premierabile”. Dall’altra, la solita Elly, che governa il partito come fosse un club esclusivo, con pochi fedelissimi e senza degnare gli altri di un confronto. Il vero banco di prova? Ancora tutto da scrivere. Perché – avvisano i soliti beninformati – dopo la sberla referendaria sul lavoro, Schlein non ha ancora convocato una segreteria, e dell’assemblea nazionale prevista a luglio si sono perse le tracce come i soldi del Reddito di cittadinanza.

 

Intanto, nel silenzio delle poltrone, si comincia a parlare di un’alternativa riformista per il futuro congresso. I nomi? Tutti in odor di civismo e moderazione: Gori in pole, Manfredi da tenere d’occhio, Picierno buona per ogni stagione. Al nord qualcuno sogna ancora Beppe Sala, ma lui continua a parlare di alberi e biciclette. Morale: i gesti della Schlein piacciono, ma non bastano. “Una rondine non fa primavera”, ripetono a mezza bocca. E intanto "Giuseppi" la aspetta al varco, pronto a incastrarla al prossimo bivio. Perché si sa: in politica chi si ferma è perduto. O peggio, sostituito.

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