Alla Lega non basta il decreto Sicurezza. E poco importa che la Cassazione ieri - 27 giugno - abbia bocciato nel metodo e nel merito, con un parere non vincolante, il pacchetto securitario voluto dal governo Meloni. Ora il Carroccio rilancia e, in una nota, scrive che “è fortemente auspicabile un nuovo provvedimento per rafforzare ancora di più la sicurezza, con particolare riferimento alla tutela delle Forze dell’Ordine. Difendere le divise significa difendere gli italiani”.
Solo qualche giorno fa, in un convegno organizzato dalla Lega sul decreto Sicurezza, il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, aveva auspicato non tanto uno “scudo penale”, quanto una “tutela processuale” per gli agenti, per "non iscrivere più la gente nel registro degli indagati come se fosse una macchia, ma effettuare accertamenti necessari in tempi rapidi quando c'è la presenza di una causa di giustificazione. Cosa che avviene sempre nello svolgimento del vostro compito. Questo è quanto la Lega propone e vorremmo portare a termine nei prossimi mesi”. “L'altro obiettivo - ha continuato - sono gli strumenti: si è parlato tanto del taser nei nostri istituti e tanti sono contrari. Noi, invece, pensiamo che, disciplinato bene, lo strumento del taser possa essere uno strumento valido, a tutela vostra e dei detenuti stessi”.
La posizione della Cassazione
Tornando al decreto Sicurezza, ieri - 27 giugno - è arrivato il parere della Cassazione che ha contestato la sussistenza di quei criteri di “necessità e urgenza” che sono alla base della scelta della decretazione d’urgenza al posto di un ordinario disegno di legge. Non c'è stato – si legge nella relazione di 129 pagine – "per unanime giudizio dei giuristi finora espressisi”, alcun "fatto nuovo configurabile come ‘casi straordinari di necessità e di urgenza’” tra “la discussione alle Camere del ddl sicurezza e la scelta di trasformarlo in un decreto legge dal medesimo contenuto”. E poi ci sono state le critiche di merito. Nella relazione si parla di “ipertrofia penalistica”, di “vocazione simbolica” e di un concetto di sicurezza “punitivo e repressivo, distante dal disegno costituzionale”. Le disposizioni che "determinano il trattamento sanzionatorio, in quanto destinate a incidere sulla libertà personale dei loro destinatari – si legge ancora –, devono ritenersi suscettibili di controllo" da parte della Corte per "gli eventuali vizi di manifesta irragionevolezza o di violazione del principio di proporzionalità dovendosi scongiurare il rischio di irrogazione di 'una sanzione non proporzionata all'effettiva gravità del fatto’". Il provvedimento, scrivono gli ermellini, può aprire “la strada a una possibile violazione di plurimi principi di costituzionalità in materia penale”.
Il giudizio della Cassazione non è piaciuto agli esponenti del centrodestra e del governo. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio si è detto “incredulo” e ha annunciato di aver dato “mandato all’Ufficio di gabinetto del ministero di acquisire la relazione e di conoscerne l’ordinario regime di divulgazione”. Per il vicepresidente dei deputati di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli, “il Massimario della Cassazione è il luogo della confusione. Nella lettura delle novità normative sottopone il dl sicurezza a giudizi che esulano dalla sua funzione - ha aggiunto -, confondendo volutamente la presunta illegittimità costituzionale con i pareri di autorevoli giuristi, condannando quindi senza averne il potere una legge voluta dal Parlamento e promulgata dal capo dello Stato". Per Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia in Senato, “mentre si fa la riforma della giustizia, la Cassazione ci dà una motivazione in più per fare un cambiamento di regole. C’è un uso politico della giustizia, di cui si rende protagonista anche chi scrive questi pareri preventivi destinati soltanto a seminare confusione". E il leghista Ostellari: “Sulla pronuncia della Cassazione, un punto è chiaro: non è vincolante. Noi andiamo avanti”.