Francesco Romeo, l'avvocato di Lam Magok Biel Ruei, ha inviato una memoria al tribunale dei ministri di Roma che dallo scorso febbraio indaga su Meloni, Nordio e Piantedosi per favoreggiamento

Il legale di una delle vittime di Almasri: "Dall'Italia gravissime violazioni"

Dopo la richiesta di deferimento dell’Italia da parte della procura della Corte penale internazionale, che accusa il nostro Paese di non aver collaborato sulla richiesta d'arresto di Almasri, all’attenzione del tribunale dei ministri di Roma è stata ora depositata una memoria dall’avvocato Francesco Romeo, che assiste Lam Magok Biel Ruei, vittima e testimone delle torture del generale libico. Lo scorso febbraio, dopo che era esploso il caso, con il supporto dell’associazione Baobab Experience, Lam Magok Biel Ruei aveva presentato una denuncia per favoreggiamento a carico della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e dei ministri della Giustizia e dell’Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi.

 

Per l’avvocato, l’atto della Cpi – che ha allegato alla memoria – è “un documento importante perché effettua una minuziosa ricostruzione dei fatti e individua nelle decisioni adottate dai ministri Nordio e Piantedosi (decisioni che la presidente Meloni, a mezzo social media, ha dichiarato di aver contribuito ad adottare) una gravissima violazione dell'obbligo dell'Italia di cooperare e dare esecuzione al mandato di arresto emesso dalla Cpi contro Almasri”.

 

Secondo Romeo, inoltre, la “procura presso la Cpi evidenzia che l'Italia ha espulso e trasferito in Libia Almasri senza però estradarlo, nonostante il governo italiano sostenga che vi fosse una presunta concorrente richiesta di estradizione libica. Il decreto di espulsione invitava Almasri a lasciare il territorio italiano, ma il suo trasferimento aereo in Libia non è avvenuto sulla base del decreto di espulsione e l'ltalia non ha dato spiegazioni circa le modalità e la base giuridica del trasferimento in Libia. L'aereo di Stato – spiega il legale – è partito da Roma per Torino molte ore prima che la Corte di Appello emettesse la sua decisione e molte ore prima che il ministro dell'interno emettesse il decreto di espulsione”.

 

Romeo sottolinea infine che “non solo il decreto di espulsione e il successivo trasferimento in Libia di Almasri, con volo di Stato senza previa consultazione della Corte, costituisce violazione dell'obbligo di cooperazione da parte dell'Italia, ma la Procura presso la Cpi evidenzia anche come aver liberato prima e trasferito poi Almasri in Libia abbia costituito per il ricercato una protezione di fatto – potenzialmente a tempo indeterminato – all'azione penale consentendogli di evitare il processo”.

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