Politica
22 luglio, 2025Palazzo Madama dà l'ok alla riforma Nordio, dopo il via libera a gennaio della Camera. Ora il testo dovrà tornare per una seconda lettura a Montecitorio e, poi, nuovamente al Senato. Le opposizioni protestano in Aula
Con 106 voti a favore, 61 contrari e 11 astenuti, il Senato ha approvato la riforma della Giustizia che prevede, tra le altre cose, la separazione delle carriere per i magistrati. Il disegno di legge costituzionale era già stato approvato dalla Camera lo scorso 16 gennaio nella stessa formula che ha ricevuto oggi - 22 luglio l’ok da Palazzo Madama (un unicum nella storia delle leggi costituzionali italiane). Ora la riforma dovrà tornare, non prima di tre mesi, per una seconda volta a Montecitorio e, poi, anche al Senato, come previsto dall'articolo 138 della Costituzione. Quando il testo avrà finito questi step entrerà ufficialmente in vigore. La seduta odierna è stata particolarmente animata, con le opposizioni che si sono scagliate più volte contro la maggioranza e contro il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, presente in Aula. Ma cosa prevede la riforma voluta fortemente dal governo Meloni?
La separazione delle carriere
Il cuore della riforma della Giustizia approvata anche dal Senato è la cosiddetta “separazione delle carriere”. Concretamente, nel caso in cui la modifica costituzionale dovesse essere approvata una seconda volta da entrambi i rami del Parlamento, la carriera delle toghe si dividerà in quella di magistrato requirente – cioè il pm, che sostiene l’accusa nel processo – e in quella di magistrato giudicante, cioè il giudice. Sarà poi una legge ordinaria a prevedere, probabilmente, due concorsi distinti per le due diverse carriere, così da scegliere quale strada intraprendere fin dall’inizio del percorso in magistratura. Il nuovo articolo 104 della Costituzione diventerebbe così: “La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere ed è composta dai magistrati della carriera giudicante e della carriera requirente”.
I due Csm e l'Alta Corte
Un’altra implicazione della riforma della Giustizia sarà la nascita di due Consigli superiori della magistratura al posto dell’unico attualmente esistente: ci sarà un Csm per la magistratura requirente e un altro per la magistratura giudicante. Entrambi gli organi di autogoverno manterranno le loro funzioni organizzative, di valutazione delle carriere e di promozione nei diversi uffici. All’articolo 87 della Costituzione, dove si prevede che il presidente della Repubblica “presiede il Consiglio superiore della magistratura”, saranno aggiunte le seguenti parole ”giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente”. Nascerà poi ex novo un nuovo organo costituzionale, l’Alta Corte, che avrà un ruolo di coordinamento tra i due Csm e che sarà investito della funzione disciplinare, finora svolta dal Csm.
Composizione, elezione e sorteggio
La composizione dei due Csm rimarrà pressoché identica a quella attuale: i membri saranno 30, di cui un terzo laici e due terzi togati. Rimarranno membri di diritto il primo presidente della Corte di Cassazione e il procuratore generale di Cassazione e a guidarli sarà sempre il presidente della Repubblica. Quel che cambia, però, è la loro designazione. Finora, i componenti laici erano eletti dal Parlamento in seduta comune, mentre i restanti due terzi – i componenti togati – dagli stessi magistrati. Con la riforma Nordio, i membri – al di là di quelli di diritto – saranno estratti a sorte (con l’obiettivo – questa la tesi di chi appoggia la riforma – di bloccare la logica delle correnti): per un terzo da un elenco di professori e avvocati compilato dal Parlamento in seduta comune e, per i restanti due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e tra i magistrati requirenti.
L’Alta Corte disciplinare, invece, sarà composta da 15 membri: tre saranno nominati dal presidente della Repubblica, altrettanti estratti a sorte da un elenco redatto dal Parlamento in seduta comune, sei estratti tra i magistrati giudicanti in possesso di specifici requisiti e gli ultimi tre selezionati casualmente tra i magistrati requirenti in possesso di specifici requisiti. Il presidente dovrà essere scelto tra i componenti nominati dal capo dello Stato o tra quelli sorteggiati dall’elenco predisposto dal Parlamento.
Come funzionano, oggi, le carriere dei magistrati
La possibilità di passare dalla magistratura requirente a quella giudicante – o viceversa – è stata più volte modificata nel corso degli anni. L’ultimo intervento è arrivato nel 2022, con la riforma che porta il nome dell’allora ministra della Giustizia, Marta Cartabia. Attualmente, il salto tra le carriere è possibile di fatto una sola volta entro dieci anni dalla prima assegnazione. I numeri di chi sceglie di passare da pm a giudice, oggi, sono particolarmente bassi: nell’arco di cinque anni è dello 0,83% la percentuale dei pubblici ministeri con funzioni requirenti passati a funzioni giudicanti, e dello 0,21% la percentuale dei giudici divenuti pm.
Le proteste e le polemiche
Dopo il voto finale è scattata la protesta delle opposizioni. I parlamentari del Pd e di Avs hanno esposto, in Aula, la copertina della Costituzione a testa in giù al grido di “vergogna, vergogna”. Per i dem, durante le dichiarazioni di voto ha preso la parola il capogruppo al Senato Francesco Boccia: “Ci siamo opposti a una riforma che non ha mai conosciuto il confronto parlamentare. Mai, in tutta la storia della Repubblica, una revisione costituzionale è stata imposta con questa brutalità aritmetica, senza una vera discussione, senza ascolto, senza dialogo. Il silenzio assordante della maggioranza ha confermato ciò che è chiaro a tutti: questa non è una riforma della giustizia. È una riforma contro la magistratura”.
I senatori del Movimento 5 stelle, invece, hanno esposto dei cartelli per dire al centrodestra di non appropriarsi di Falcone e Borsellino: “Non nel loro nome”, si leggeva sui manifesti, “ma nel loro”, con accanto le foto di Silvio Berlusconi e Licio Gelli”. Per il senatore, ed ex magistrato, del M5s Roberto Scarpinato, “la separazione delle carriere è un regolamento di conti della casta dei potenti contro la magistratura, uno stravolgimento dell'ordinamento giudiziario previsto dalla Costituzione, un'impostura politica diretta a spacciare come interesse generale del paese, gli interessi di questa maggioranza”.
Matteo Renzi, pur essendo “a favore della separazione delle carriere”, critica comunque “una riforma di legge costituzionale che è poco più che una bandierina" che “non risolve nessuno dei problemi della giustizia”. Per Carlo Calenda, che ha votato a favore della riforma Nordio, “serve per la ragione semplicissima che oggi non c'è una vera indipendenza tra la politica e la magistratura, ancora di più sulla separazione funzionale" oltre al problema delle cosiddette "correnti della magistratura, di cui negli anni abbiamo avuto numerose prove empiriche”.
Esulta il centrodestra
Il centrodestra esulta compatto, per una riforma “dedicata a Silvio Berlusconi”, come ha ricordato il senatore di Forza Italia, Pierantonio Zanettin, che è intervenuto dallo stesso scranno che fu dell’ex presidente del Consiglio. Anche il vicepremier Antonio Tajani ricorda Berlusconi, “che ha dedicato una parte importante della sua attività politica alla riforma della Giustizia. Oggi ci è riuscito, e ci guarda da lassù". "L'approvazione in seconda lettura al Senato della riforma costituzionale della giustizia, segna un passo importante verso un impegno che avevamo preso con gli italiani e che stiamo portando avanti con decisione – ha scritto Giorgia Meloni sui suoi canali social –. Il percorso - aggiunge - non è ancora concluso, ma oggi confermiamo la nostra determinazione nel dare all'Italia un sistema giudiziario sempre più efficiente, equo e trasparente”.
Per il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, “con il voto al Senato prosegue la battaglia di civiltà per il giusto processo. Separare le carriere non è un attacco alla magistratura, ma una garanzia di parità tra accusa e difesa, con un giudice realmente equidistante dalle parti – ha affermato il meloniano in una nota –. Sorteggiare i membri del Csm permetterà di contrastare la degenerazione delle correnti e l'intrusione della politica nella magistratura, non il contrario come vuol far credere una certa sinistra dalle polemiche sterili. Con il doppio Csm raddoppiamo le garanzie di tutti i magistrati, restituendo dignità a un'intera categoria. Fratelli d'Italia mantiene gli impegni presi: avanti senza paura per una giustizia più giusta e davvero liberale”.
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