Politica
30 luglio, 2025La presidente della commissione di Vigilanza Rai boccia (in parte) il provvedimento arrivato oggi in Senato perché "ripropone il rischio di una Rai ostaggio della maggioranza di turno"
Il testo base della riforma della Rai, presentato dal centrodestra, è stato presentato al Senato; un provvedimento che recepisce il regolamento europeo ed estromette il governo dalle nomine del Consiglio di amministrazione della televisione pubblica, attribuendo la scelta di sei membri alle Camere, mentre il settimo resterà di nomina interna. Nonostante questa novità, per la presidenza della Vigilanza Rai, Barbara Floridia (M5s), è “un testo che presenta molte più ombre che luci”.
Il punto critico della maggioranza assoluta dalla terza votazione
“Prendiamo atto del fatto che la maggioranza, pur in ritardo sull'urgenza dell'entrata in vigore dell'European Media Freedom Act, ha accolto alcune delle istanze minime previste dal regolamento europeo. Era doveroso farlo – ha affermato la pentastellata –. Tuttavia, nel merito, ci sono aspetti che restano altamente critici e non ci soddisfano affatto”. Il punto critico, che secondo Floridia riproporrebbe logiche spartitorie anche con l’attuale riforma, è il venir meno della necessità di una maggioranza qualificata dalla terza votazione in poi e la possibilità di nominare un membro del Cda con la maggioranza assoluta dei componenti, che – ed è questo il punto del ragionamento della presidenza dell'organo parlamentare che vigila sulla Rai – può essere comunque raggiunta con i voti della maggioranza.
"Rimane il rischio di una Rai ostaggio della maggioranza di turno"
“Il superamento della nomina governativa diretta dei membri del Cda è un passo avanti solo apparente – spiega la presidente della Commissione di vigilanza Rai –. La nuova composizione del consiglio, che vede sei membri su sette di derivazione parlamentare con nomine che dopo le prime due votazioni possono essere accordate a maggioranza assoluta, ripropone il rischio di una Rai ostaggio della maggioranza di turno. Questo modello non garantisce indipendenza, ma ripropone logiche spartitorie, già viste e già fallite. Per questo noi chiediamo che le nomine avvengano sempre a maggioranza qualificata”.
I passi in avanti
Oltre le critiche, per il Movimento 5 stelle ci sono comunque passi in avanti. Per esempio, Floridia esprime apprezzamento per "la stabilizzazione del mandato del Cda a cinque anni, ma solo – aggiunge – se accompagnata da una selezione dei consiglieri basata su criteri trasparenti e rigorosi di professionalità. Per il resto – conclude – attendiamo di approfondire il testo in dettaglio, ma già da ora possiamo dire che a settembre presenteremo emendamenti decisivi. Sarà quella la prova di verità: se la maggioranza vorrà davvero aprire un confronto serio e costruttivo, noi ci saremo. Ma se si sceglierà ancora una volta la strada della riforma unilaterale, a colpi di numeri, sarà un errore gravissimo”.
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