Politica
5 agosto, 2025"È stato liberato su disposizione della Corte d'appello di Roma, non del governo" aveva dichiarato a gennaio. Adesso rivendica una "decisione concordata". Il segretario di +Europa Magi mette in luce il cambio di narrazione: "Sta provando ancora una volta a cambiare le carte in tavola"
"Rivendico che questo governo agisce in modo coeso sotto la mia guida: ogni scelta, soprattutto così importante, è concordata". Lo ha scritto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel post con cui ha annunciato la richiesta di archiviazione nei suoi confronti sul caso Almasri da parte del tribunale dei ministri. Nello stesso post, la premier ha contestato la decisione di chiedere l’autorizzazione a procedere per i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano.
"Nel decreto si sostiene che due autorevoli ministri e il sottosegretario da me delegato all’intelligence abbiano agito su una vicenda così seria senza aver condiviso con me le decisioni assunte. È una tesi palesemente assurda", continua il post. Nel difendere l'operato dei ministri, però, Meloni fornisce una spiegazione che ha accenti diversi rispetto a quanto dichiarato da lei stessa durante un punto stampa dello scorso 25 gennaio. "Almasri è stato liberato su disposizione della Corte d'appello di Roma, non del governo", aveva sostenuto. A notare la contraddizione è stato il segretario di Più Europa Riccardo Magi. In un'intervista a Repubblica, il parlamentare ha ricordato come la premier sia stata chiamata a riferire più volte in Aula, ma "non è mai venuta, ha mandato Piantedosi e Nordio a dirci cose diverse e contrastanti tra di loro. E ora ci viene a raccontare che la scelta di riaccompagnare a casa Almasri era concordata? È surreale, smentisce se stessa". La scarcerazione del comandante libico su cui pende una richiesta di arresto della Corte penale internazionale è stata, secondo Magi, "ovviamente una decisione del governo". "È evidente che Giorgia Meloni stia provando ancora una volta a cambiare le carte in tavola", ha aggiunto. "Ma noi ricordiamo benissimo tutto dall'inizio. Dopo l'assalto alle toghe rosse italiane e a quelle blu della Corte di giustizia europea, ora partirà la crociata contro il tribunale dei ministri. Ma dalle carte forse sapremo la verità", ha aggiunto.
"Il 25 gennaio, a caldo, disse che la scarcerazione di Almasri era da attribuire alla Corte d'appello di Roma e che non era stata una decisione politica. Poi ha mandato in Parlamento Nordio e Piantedosi, i due ministri con specifiche competenze oltre a quelle del sottosegretario Mantovano, a dirci cose diverse e contrastanti tra di loro. E adesso invece rivendica tutta la responsabilità politica di quella che ovviamente è stata una decisione del governo. È evidente che Meloni sta provando ancora una volta a cambiare le carte in tavola. Ma noi ricordiamo benissimo tutto dall'inizio", vale a dire, ha proseguito Magi, "quella scena surreale in Parlamento, con Nordio e Piantedosi seduti accanto a ridacchiare e, uno dopo l'altro, a leggere in aula un'informativa che diceva due cose diverse: il ministro di Grazia e giustizia che ci raccontava che le carte erano di difficile lettura, scritte in inglese, difensore d'ufficio di Almasri, e il ministro dell'Interno che un secondo dopo ci diceva (prima volta di un esponente di governo che fa i patti con i libici) che Almasri era talmente pericoloso che bisognava subito espellerlo e per questo avevano predisposto l'aereo dei Servizi. Peccato che invece di espellerlo in manette verso l'Aia lo hanno mandato ad una festa in Libia".
"Almasri liberato per inerzia del ministro della Giustizia"
Tra il 25 gennaio, quando la narrazione di Meloni alludeva al fatto che il governo non avrebbe potuto trattenere Almasri, ad oggi, momento in cui la presidente del Consiglio rivendica la responsabilità politica della scelta di rispedirlo in Libia, era stata anche pubblicata una nota della Giunta esecutiva centrale dell'Associazione nazionale magistrati che già smentiva le parole di Meloni. "Il generale libico Almasri è stato ‘liberato, non per scelta del governo, ma su disposizione della magistratura’. Queste le parole pronunciate, da Gedda (Arabia Saudita), dalla presidente del Consiglio Meloni, la quale aggiunge che il governo avrebbe deciso di espellerlo perché soggetto pericoloso. In realtà, Almasri è stato liberato lo scorso 21 gennaio per inerzia del ministro della Giustizia che avrebbe potuto - perché notiziato dalla polizia giudiziaria il 19 gennaio e dalla Corte d’appello di Roma il 20 gennaio -, e dovuto, per rispetto degli obblighi internazionali, chiederne la custodia cautelare in vista della consegna alla Corte penale internazionale che aveva spiccato, nei suoi confronti, mandato di cattura per crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi nella prigione di Mitiga (Libia). Almasri, per scelta politica e nel silenzio del Guardasigilli, il solo deputato a domandare all’autorità giudiziaria una misura coercitiva, è stato infine liberato, e, seppur indagato per atroci crimini, riaccompagnato con volo di Stato in Libia. Tanto va detto per amor di verità”.
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